Di Maio non si porta più, sembra Alice nel paese delle meraviglie. Si ammocca tutto: pure che lo votano. E piagnucola: “Ce l’hanno tutti con me”

Ha imparato due poesie (elettorali) a memoria, Luigi Di Maio: “il trio sfascia-conti» e «Putin». Completamente chiuso all’angolo, con i sondaggi che gli danno solo briciole, cerca di mettersi in mostra. Piagnucola, ce l’hanno tutti con lui («c’è un tiro al bersaglio contro di me»)- Sgomita, mostra i muscoli che non ha, va in video con la solita cantilena. Non ha molto da dire, in verità. E in effetti questa non è cosa nuova, perché è difficile ricordare qualcosa di importante detta dal ministro ex-grillino diventato per magia filo-Letta. Ma ora siamo a livelli da barzelletta, ogni giorno rilascia le stesse dichiarazioni, con le stesse parole.

Basta dare un’occhiata agli ultimi giorni. Il 26 agosto agosto ha parlato del centrodestra in termini catastrofici. «La situazione internazionale sta colpendo gravemente l’economia del nostro paese. E questa situazione può peggiorare per effetto delle proposte economiche del trio sfascia-conti Berlusconi Meloni e Salvini. È una coalizione che può portare l’Italia in una vera e propria guerra economica». Di Maio ha utilizzato quell’espressione “trio sfascia-conti” anche il 28 agosto: «Gli italiani devono sapere cosa succederà il 25 settembre votando la coalizione sfascia-conti, cioè il trio Salvini-Berlusconi-Meloni, o se non andranno a votare». Non contento, anche nelle ultime ore ha lanciato l’identico comunicato: «Meloni-Salvini-Berlusconi, trio sfascia-conti, no credibilità internazionale»

Ma non solo. La poesia (elettorale) di Di Maio comprende anche una seconda parte, quella dedicata ai rapporti che lui dice esistano tra il centrodestra – in particolare, Salvini – e Puti. Il 26 agosto ha detto: «Salvini lo dice chiaramente che per lui le sanzioni vanno tolte e quindi bisogna aiutare Putin». Il 27 agosto, in un’intervista a “Repubblica”, ha ripetuto più o meno le stesse cose. «Se la Destra dovesse andare al governo, ci porterà in braccio a Putin, così come Meloni in braccio a Orbàn. Ci sono “ombre” russe che “gravitano sul nostro Paese». E successivamente: «Matteo, le continue ingerenze russe sulla nostra campagna elettorale sono pubbliche. E tu, non prendendo le distanze, ne sei complice».

Il ritornello continua, nonostante le risposte siano state giù durissime. Non solo «l’indegno», pronunciato da Giorgia Meloni dopo le incredibili dichiarazioni di Di Maio al ritorno da Kiev. Le repliche sono giunte un po’ da tutti, perché il “ministro bibitaro” (come lo definiscono sul web) si dimostra non all’altezza della situazione. «Io ho sempre difese l’interesse nazionale del mio Paese, in Italia e all’estero», ha detto Salvini. «L’ultima volta che sono andato a Mosca ci sono andato da ministro. Da oggi querelo chiunque dica che io sono al servizio dei russi, perchè io sono esclusivamente al servizio del popolo italiano. E mi sono rotto le scatole di questa gente che ha tempo da perdere e apre la bocca solo per darle fiato… E questo vale per Saviano, per Letta, per Di Maio, per Renzi, per Calenda».

Andrea Delmastro ha usato l’arma dell’ironia: «Al rientro da Kiev Di Maio avrà consultato i sondaggi e avrà compreso che la sua parabola politica, nonostante il titanico tentativo di riciclarsi come ultimo dei mohicani centristi, è al termine». «Di Maio andava a braccetto con Putin», ha invece detto Carlo Calenda. «E siamo stati l’unico Paese a firmare con la Cina la Via della seta. Ci sono tante influenze che vanno respinte e indagate, però bisogna essere coerenti. Non si può usare la questione delle influenze solo quando viene comodo e Di Maio fa così». Dura la dichiarazione di Maurizio Gasparri: « A Di Maio, che dà lezioni da neo moderato, assai poco credibile in verità, ricordiamo l’atteggiamento servile che aveva nei confronti dei cinesi fin dall’avvio della sua esperienza di governo. Fautore della ‘Via della seta’, salvo non conoscere il nome del leader cinese che chiamava Bing».

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