Di Maio accantona la figuraccia delle elezioni e si muove per Alessia Piperno. L’italiana sospettata di spionaggio

Luigi Di Maio si sveglia dal torpore e si ricorda di essere ancora il ministro degli Esteri. Ieri ha avuto un colloquio telefonico con l’omologo iraniano Hossein Amirabdollahian.  Certamente hanno discusso delle “relazioni bilaterali e degli ultimi sviluppi”. Ma non è chiaro se il capo della Farnesina abbia affrontato personalmente il caso di Alessia Piperno, di sicuro la Farnesina è al lavoro e per la prima volta i giornali fanno diretto riferimento al ministro degli Esteri trombato alle elezioni. La viaggiatrice solitaria romana arrestata a Teheran, che ora si trova nel carcere duro  di Evin. Famosa struttura penitenziaria a Nord della capitale dove il regime rinchiude detenuti politici e oppositori.

Nel corso della telefonata il rappresentante di Teheran ha lanciato messaggi non rassicuranti. Ha espresso “insoddisfazione per le posizioni e gli interventi di alcuni funzionari europei” in merito alle proteste che scuotono la Repubblica islamica. Dopo l’esecuzione di Masha Amini, accusata di non aver indossato correttamente il velo.

La Piperno, in Iran da due mesi e mezzo, è una dei novi arrestati stranieri che avrebbero preso parte alle manifestazioni di cui Teheran aveva dato notizia nei giorni scorsi. Secondo quanto emerso la donna sarebbe stata seguita da giorni dagli 007 iraniani. Insospettiti per un viaggio di Alessia nel Kurdistan, una delle zone più calde delle proteste. E per i numerosi post pubblicati su Instagram molto duri nei confronti del regime degli Ayatollah.

Ora la sorte della donna è appesa al capo d’accusa che il governo iraniano imputa ai prigionieri politici arrestati. Che può andare – fa sapere Amnesty International – dalla minaccia contro la sicurezza nazionale, alla propaganda, fino allo spionaggio. In genere dopo un arresto i processi sono preceduti da lunghi periodi di interrogatori. Poi viene formalizzata l’accusa per un processo rapido. Fino all’appello e l’eventuale condanna. Che può variare dai 10 anni, nel caso del reato di propaganda contro il sistema, fino alla pena di morte nei casi più gravi di spionaggio.

Per la scrittrice dissidente iraniana Bita Malakuti,  che vive a Praga, Alessia Piperno è stata “presa in ostaggio” dalle autorità di Teheran. Allo scopo di spaventare i Paesi che sostengono il popolo iraniano. “Potrebbe essere rilasciata presto”, dice la poetessa intervistata dall’Adnkronos. “Ma potrebbe anche essere accusata di spionaggio e condannata a una lunga pena detentiva.

La Farnesina è al lavoro per ottenere in tempi rapidi un decreto di espulsione della Piperno. Intanto nel Paese le proteste non si fermano. La magistratura iraniana ha aperto un’inchiesta sul caso dell’adolescente Nika Shakarami, 17 anni, 8 persone sono state arrestate in relazione alla morte della giovane e la famiglia avrebbe ritrovato il corpo.

Pubblicato da edizioni24

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