Daniele: “Non voglio insegnare il mestiere a nessuno, ma vi dico come smascherare un millantatore seriale prima di una inchiesta giornalistica”

By Gaetano Daniele

Di solito il millantatore seriale ha 5 facce pronte all’uso: flash al confronto è una lumaca. Sa sfruttare il momento, ma soprattutto le persone. Si allea con chiunque possa portare lui benefici, financo con un nemico. Non ha amici. Se li perde la colpa è senpre di altri. E quando poi ha la possibilità di rifarseli, succede che preferisce altro. Guarda un po. Il millantatore seriale ha un punto di forza rispetto agli altri, sa fingere. Non ha nulla da perdere e raramente prova emozioni, ma le sa interpretare, e sono proprio questi aspetti a renderlo invulnerabile. Si accasa facilmente in situazioni dove sente solo l’odore del tornaconto. L’uno o l’una vale l’altro. A lui interessa il fine. Se fosse necessario scenderebbe a patti con il diavolo. Gli interessi del millantatore seriale variano. A volte va a segno. Altre volte è solo la miglioria di un fallimento preannunciato. Una volta mi capitò di notare, per pura coincidenza, un millantatore seriale andare a puttane quando poche sere prima mi aveva giurato sui figli che non sarebbe mai riuscito, per indole, a pagarne una. Nelle inchieste riguardanti i casi più interessanti mediaticamente, per avere le notizie prima degli altri bisogna bruciarli sui tempi. Ma inseguendo lo scoop a tutti i costi, il giornalista che indaga rischia di cadere nella trappola di qualche millantatore seriale. Appunto. Di solito i millantatori hanno imminente bisogno di qualcuno. Un nome da spendere su cui contare e nascondersi: conosco quello. Io sto con quell’altro. Quello è amico mio. Quell’altro è una persona seria. E così stilano anche la lista dei buoni e dei cattivi. Un millantatore seriale su una inchiesta che riguardava un caso di separazione a Brescia, riuscì finanche a difendere una donna nel quale il marito pur non avendole mai fatto mancare niente veniva costantemente tradito dalla donna, e tacciato dal millantatore seriale con testuali parole: “Lui è stato un buon padre ma non un buon marito”. In redazione arrivammo all’idea che il millantatore seriale stava manipolando la verità sol perché quella moglie infedele di scarsissimi principi morali lo aveva pagato e gli tornava utile in quel momento per meri scopi di facciata. Per questo motivo è sempre importante fornire una informazione corretta e verificata, pensare unicamente di battere sul tempo i colleghi è rischioso e non deve mai essere l’unico obiettivo. Perché con un millantatore seriale, nel 100% dei casi, finisce a schifio. È solo questione di tempo.

Certo, qualsiasi giornalista ha il desiderio di arrivare su una notizia prima degli altri, per essere un passo avanti a volte basta semplicemente porsi le domande più banali cercando le risposte laddove gli altri credono sia impossibile trovarle. Nulla è impossibile. Basta volerlo. Crederci. E quello che conta di più è saper aspettare. Il millantatore seriale di solito, crede di ricordare tutto a memoria. Ma sottovaluta che tra le mille ragioni qualcosa sfugge.

Quando c’è bisogno di capire di più, di arrivare oltre, di entrare nelle dinamiche più intime e scivolose di una storia allora le fonti ufficiali non bastano più. Quella parte che manca ce la può raccontare l’uomo della strada o la gola profonda, spesso è la stessa persona, croce e delizia del giornalista, mai da sottovalutare, sempre da prendere con le pinze. Le sue imbeccate possono valere uno scoop o una clamorosa bufala, serve sempre cercare un riscontro incrociando le informazioni ricevute con i dati oggettivi già in nostro possesso. Alcune domande possono aiutarci a non cadere in errore: il nostro informatore ha un secondo fine? Perché avrebbe deciso di aiutarci? Parlando con lui di varie tematiche riscontriamo contraddizioni, incongruenze, una tendenza a voler essere protagonista?

Il millantatore generalmente si mette a disposizione in modo spontaneo del giornalista aggiungendo ai suoi racconti particolari interessanti, che colpiscono, ma di cui mai riesce a provarne la veridicità. Per la fretta di arrivare prima degli altri, spesso alcuni giornalisti commettono l’errore di considerare attendibile la notizia più scabrosa, quella che fa più rumore, quella che vorremmo tutti raccontare.

Per il giornalista che si occupa di cronaca nera, il rapporto con gli investigatori è fondamentale. Sono la fonte ufficiale, ma allo stesso tempo non possono rivelare alcun atto di indagine. È importante quindi stabilire un rapporto personale e di assoluta fiducia, mostrando massimo rispetto per il ruolo e per i limiti nella comunicazione imposti dalla legge. Incontrarsi di persona (sempre meglio di un messaggio e anche di una telefonata) per una chiacchierata è utile per conoscere il nostro interlocutore e per farsi conoscere. Nel momento in cui sarà tutto pronto per essere ufficializzato potremo contare, se siamo sempre stati leali, su una clamorosa anteprima.

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