Daniele: “L’Italia chiude? Bene. Ora si pensi anche ai carcerati: si tolga la libertà, ma non la dignità!”

By Gaetano Daniele

Dopo giorni e giorni di sofferenze, si è arrivati alla conclusione di chiudere l’Italia per combattere senza esclusione di colpi, un virus che si sta diffondendo alla velocità della luce. Una scelta forte, ma giusta, che condivido. Però mi preme ricordare a chi di competenza, che in un momento così difficile per l’Italia, di non sottovalutare e di approvare, con la dovuta urgenza, una amnistia, che permette ai carcerati colpevoli di reati minori, che già hanno scontato gran parte della loro detenzione, di uscire. Solo così si può consentire alle carceri, ad oggi super affollatissime, di ritornare vivibili.

Le condizioni all’interno delle carceri sono precarie, a volte disumane, dove vedono stipati 8,9 di essi in locali di pochi metri quadri e, in piena emergenza coronavirus, ne potenzia il rischio di contagio. Mettendo a rischio anche la salute dei poliziotti addetti alla sorveglianza.

Bisogna garantire la massima tutela a tutti i cittadini, anche ai carcerat e alla sorveglianza. Le disposizioni del governo sono chiare: evitare assembramenti, la gente si guardi dall’ammucchiarsi in piccole stanze in cui il coronavirus sia agevolmente in grado di colpire i presenti.

Queste regole valgono per tutti, e devono essere rispettate anche nelle patrie galere.

Ecco perché le proteste scoppiate nei vari penitenziari d’Italia, sono legittime, vanno comprese e soprattutto sedate nell’unico modo efficace: restituendo ai carcerati una vita che non preveda torture e venga salvaguardata da malattie gravi che potrebbero espandersi da soggetto a soggetto con il rischio di influire ulteriormente sul nostro sistema sanitario, già al collasso in alcune regioni d’Italia.

Prima che qualche finto perbenista possa scandalizzarsi dalla mia richiesta, dico che le soluzioni sono due: o muovono il culo a costruire nuove carceri adatte ad accogliere tutti con un minimo di decenza, cosa che non credo siano in grado di fare (Figuriamoci) oppure non c’è altra soluzione che mettere fuori le persone meno pericolose, onde evitare il peggio. Se il virus dovesse malauguratamente entrare anche nelle carceri e contagiare i detenuti, ci ritroveremo a fare i conti con un sistema sanitario carcerario e nazionale in tilt.

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