Daniele: “Le soldatesse sono il fiore all’occhiello dell’Esercito. È vero, alcune erano tigri di carta. Ma quelle che rimanevano erano più brave di noi uomini…” E sui femminicidi: “Gli uomini che usano violenza sulle donne, sono l’ultimo anello melmoso di questa società”

GAETANO DANIELE Ith24

By Nina Z (Per ith24)

Il fioretto non è la sua specialità e nella sua vita Gaetano Daniele non ha mai parlato a mezza bocca, per questo, inevitabili le polemiche per le sue posizioni senza filtro. E così, anche oggi, il nome del fondatore de Il Fatto, Il Notiziario, ed Ith24 torna ad esprimere il suo pensiero personale sulle soldatesse, tanto criticate in questo ultimo periodo sui social.network anche da profili falsi.. E ne approfitta anche per toccare un altro argomento importante, come la violenza sulle donne celebrata lo scorso 25 novembre. Un dato che stando alle ultime proiezioni del Viminale è in continua crescita (+10%). “Denunciate sempre i vostri aguzzini. Solo le tigri di carta usano violenza sulle donne. E la violenza sulle donne è sempre una sconfitta per tutti. Le donne non si sfiorano nemmeno con un fiore. Vanno solo amate e rispettate perché sono coloro che mettono al mondo i nostri figli. I matrimoni devono basarsi sul rispetto reciproco e dei ruoli. Fungono da contratto. E possono finire per qualsiasi ragione ed in qualsiasi momento. Che sia la donna o l’uomo a volerlo. E si deve sempre rispettare il “no”. Nelle separazioni, di qualsiasi grado, soprattutto se ci sono figli non esistono vincitori né vinti. Ed il detto: se era buona o buono si teneva il proprio marito o la propria moglie è una chiacchiera di periferia. Altrimenti non esisterebbero più i divorzi. Durerebbero in eterno. L’unica cosa che dura in eterno sono i “figli”. Al limite si potrebbe dire: se era buona o buono si teneva i figli. Perché i figli sono l’unica cosa che nessuno ti può toccare. Ammeno che non si mette a rischio la loro incolumità. Molluschi sono anche quelle donne che fingono violenza subita perché non in grado di adeguarsi al menage familiare credendo che il matrimonio sia una via di fuga ai loro problemi: il punto di arrivo. Denunciando anche finti codici rossi E per questo, col tempo, finiscono alla sbarra. Mal consigliatie anche da legali che pur di accaparrarsi una pratica sarebbero capaci di rinnegare le loro “vere o finte” battaglie di moralità. Sbucano come funghi solo nelle ricorrenze. Volendo emtrare nel dettaglio, le forme di violenza più diffuse ai danni anche di uomini non sono così differenti, sebbene lo siano, secondo l’Istituto di statistica, quantitativamente al primo posto tra le violenze ci sono quelle verbali, seguite da aggressività, dall’esibizionismo (qualcuno le chiama sciocchezze mascoline) per arrivare fino alle violenze fisiche. E per veder condannate definitivamente queste violenze, a volte possono passare anche diversi anni. Ma vengono condannate: spesso ci azzecco. Per questo non bisogna mai abbassare la guardia. La denuncia è l’unico strumento a nostra disposizione per frenare questo fenomeno, soprattutto quando a pagarne le conseguenze sono bambini indifesi, “maltrattati” e sottoposti a continue umiliazioni nonché a pressioni psicologiche (Questo accade proprio in quelle famiglie, dove i figli diventano pesi, soprammobili, sfruttati per fini economici. Denunciate i soprusi. E affidatevi sempre alla Giustizia. La parola d’ordine deve essere caterogica: mai abbassare la testa. E non lasciate “mai” che questi molluschi (ultimo anello fangoso di questa società) oscurino il vostro sorriso e quello dei vostri figli”. Così Daniele.

Ma tornando alle offese alle soldatesse: ma quanto se la stanno facendo sotto i fautori delle critiche? Forse cercano attenzioni, forse semplicemente perché sanno di non essere all’altezza. Si dice che quando la volpe non arriva all’uva dice che è acerba, figuriamoci, e Gaetano Daniele “uomo navigato” li accontenta, Il piatto è servito. (Ogni riferimento a fatti, cose o persone è generico e/o puramente casuale). Incontro Gaetano nei pressi di un Bar, sempre di corsa: “Chi si ferma ad aspettare il miracolo, è perduto. E non credo neanche nei miraggi, perché prima o poi svaniscono”. Nota.

Non ha molto tempo a disposizione. Ma come ai vecchi tempi mi da soddisfazione. Il 20 settembre 1999 con la legge 380, l’Italia si alleava ai paesi della NATO aprendo le Forze Armate al Reclutamento femminile. Il modello di reclutamento Italiano ammette le Donne in tutti i ruoli attraverso l’arruolamento volontario delle donne.

Il ricordo delle soldatesse.

“Ora che ho qualche anno in più mi rendo conto di essere un uomo fortunatissimo .Da qualche tempo mi capita perfino di leggere un buon libro e non resisto alla tentazione di commentarlo sul blog per il quale distrattamente scrivo. Ormai non faccio che maneggiare volumi, è il modo più semplice per apprendere sempre idee nuove e confrontarle con le mie. La più importante che ho appreso è che nella nostra esistenza valgono solo due cose: la salute e il denaro. Il quale denaro serve prevalentemente a evitarti rotture di scatole. Paghi e amen, problema risolto. Per il resto basta aver ricevuto in famiglia una buona educazione, un’impronta indelebile. Ed io su questo mi reputo molto fortunato. Anche se tentai di studiare psicologia, ma mi sono fermato ai presocratici, che hanno detto tutto ciò che mi interessava. I pensatori che sono venuti dopo mi sono sembrati rimasticatori e non li ho seguiti con sommo interesse. Il mio pallino sin da ragazzino era l’Esercito. E a tutto oggi sogno “il silenzio”. E così iniziai a partecipare a diversi concorsi prima ancora di partire volontario”

“Nel 1999 – nota Daniele – prestavo servizio nell’Esercito Italiano, con precisione nel 2° R.G.T Bersaglieri di Legnano, poi passato in forza al 78°, ai Supporti Generali, all’l’Ispettorato RFC etc etc. etc. bla bla bla, e ne ho viste di donne giungere da ogni parte d’Italia. E per mia gioia – continua Daniele – molte di loro fanno ancora parte delle FF.AA. Con questo voglio dire che c’erano soldatesse e soldatesse. Chi era pronta alla vita militare e chi invece no. Molte di loro si rivelavano bulle, dei mascolini, confondevano le responsabilità per giravolte. E nei fatti non sapevano fare nemmeno la 0 con il culo del bicchiere. Credevano che bastasse scendere nel piazzale con smalto rosso e capelli sttirati per sentirsi donne di successo, appagate, arrivate. Si credevano più furbe dei superiori e delle colleghe, che si guadagnavano il rispetto sul campo. (Anche perché chi va con lo zoppo, prima o poi impara a zoppicare). Nina Z. ha insistito, dice che è maltempo e quale migliore occasione per buttare giù un articolo a difesa delle donne e delle soldatesse. Ma anche per fare una critica costruttiva nei riguardi di chi non riusciva proprio ad integrarsi. Qualche lettore potrebbe domandarsi: perché dar retta alle malelingue? Le prendiamo come monito per ricordarci che esiste anche questo e di non abbassare mai la guardia contro i soliti incompresi, i soliti conigli mannari. Forse sarà qualche “pederasta” che non ha il coraggio di ammetterlo e sfoga così le sue frustrazioni. Non bisogna mai vergognarsi di essere se stessi. Il mio motto è “essere, non apparire”. Non so chi siano le malelingue, e tanto meno me ne frega. Mi interessa però tutelare ol ruolo femminile nell’Esercito. Di solito i gagloffi si nascondono sempre dietro profili falsi per promuovere critiche, frasi ad effetto con la speranza di attenzionare qualche lettore “in particolare” e generare riflessioni a senzo unico o perfino senzi di colpa. È la loro specialità. Si sputano sulla mano e poi vanno cercando il colpevole. Non avendo coscienza, giocano su quella degli altri. Del resto la mamma dei cretini è sempre incinta. Mai perdere la speranza. Anche se chi di speranzae vive… E allora gli dedico 5 minuti del mio “tempo prezioso” (non lo premdano a vizio) e imparino a rispettare il ruolo femminile nell’Esercito. (Ne dubito). Il marcio non marcia mai, anche se finge di provarci”.

Il Ricordo

“È pur vero che c’erano sodatesse biricchine. Una fra tante mi rimase impressa nonostante siano trascorsi oltre 14 anni: mi faceva scompisciare dalle risate (per non piangere): cercava di convincere le amiche – colleghe (colleghe poi) che in fondo la vita militare era una cazzata. E noi, noi non eravamo altro che burattini nelle mani di altri superiori. E in quel momento mi venne in mente un famoso detto napoletano: “Chi se mette cu’ ‘e criature, cacato se trova”. Per quanto cercavamo di formarle prendevamo poi debite distanze. Anche se nel caso di specie, e aggiungo per nostra fortuna, erano loro stesse a rinunciare per mera incapacità. Quando si trattava di rimboccarsi le maniche, scappavano nascondendosi dietro la parola “nonnismo”. Difronte ad una tavola apparecchiata siamo tutti bravi. (Non era proprio cosa loro). Miscelavano nel calderone: finto vittimismo, finto moralismo, a volte anche finto patriottismo associato a ragioni a dir poco pazzesche, e alla fine ne usciva fuori una commedia tragicomica. Di quelle che avrebbero fatto invidia anche all’inimitabile De Filippo. Erano vere e proprie attrici. Da Nobel. Non c’era un senso logico alle loro tesi. Infatti nessuno di noi le capive. Solo qualche graduato sfortunato con le donne, perché diceva che anche se non erano vere soldatesse, erano ragazze facili. Bastava poco per farsi amare: una buona chevrolet e un sufficiente lavoro. Oggi, le più sfortunate, sono tutte su Facebook e/o Telegram. A volte si accoppiano. Poi scoppiano. Poi si riaccoppiano e cosi via…. Non sanno neanche loro cosa cercano… per essere clementi, diciamo i like. Spensatrici di consigli e paraustielli senza aver mai dato prova di sé. Come se questo modus operandi servisse a cambiare qualcosa. Alle adunate – continua sempre Daniele – si distinguevano per le loro tesi inverosimili premeditate in campata. Molto spesso venivano manipolate dalle stesse famiglie. Nella peggiore delle ipotesi, venivano assecondate per mera convenienza che loro chiamavano tutela. Tutela di che? Forse della convenienza: prendi 3 e paghi uno. (Le famiglie le spingevano ad arruolarsi per togliersele dal groppone con la scusa del posto fisso, sinonimo di fidanzamento e/o matrimonio). Altro che soldatesse. Eppure giungevano a Reparto. Che poi non riuscirò mai a comprendere perché si ostinavano tanto a fare le soldatesse quando in realtà volevano ancora fare le cascamorte anche con noi ufficiali, sottufficiali e graduati di truppa? Non era meglio dire la verità (anche alle visite mediche) e fare dietrofront invece di nascondersi dietro una divisa che disprezzavano? (La cosiddetta facciata). Chi le avrebbe condannate?.Ma le soldatesse che rimanevano erano addirittura più brave di noi maschietti. Io lo dirò sempre: la donna con la “D” maiuscola ha una marcia in più. Ed il tempo le ha dato ragione. Altro che parità. Ci hanno superato di gran lunga. Come Nina Z. Oggi ricoprono ruoli ed incarichi di prestigio. (Chiedere ad Ursula von der Leyen, ad Angela Merkel o a Giorgia Meloni). Ma potrei continuare all’infinito. Sono un femminista convinto. Mentire non servirebbe a nulla. È da ipocriti”.

Poi Daniele racconta un episodio che gli è capitato non molto tempo fa nei pressi di un supermercato. Un fatto comune, come tanti che nulla c’entra con le soldatesse. L’ho ascoltato, e raccontato da Gaetano, mi ha aperto la mente. Riesce sempre ad inchiodarmi allo schermo. Proprio come le sue lezioni alle adunate.

Ascoltiamo

“Involontariamente – chiosa Daniele – ho assistito ad una lite tra due ragazzi. L’uno diceva all’altro: io posso dire e fare quello che voglio nei tuoi confronti, perché tu sei un ubriacone alcolizzato, quindi alla fine crederanno a me. In quel momento, guardando quell’ubriacone negli occhi, mi venne in mente la storiella di “Al Lupo Al Lupo”. Sono astemio, non so cosa significhi bere. Neanche una Birra. Ma riesco ad interpretare la sofferenza di chi si attacca alla bottiglia. Come quella di chi si attacca al cazzo pur di farsi una ragione che non esiste. .Quella scena – prosegue Daniele – seppur una semplice lite verbale tra due emergumeni, fotografava un fatto. Ci sono persone che credono di farla sempre franca, mettendo in campo un’astuzia verbale vecchia quanto è vecchio il mondo. Ed io, tornando alle finte soldatesse, mi divertivo molto ad ascoltarle nonostante la mia intelligenza venisse mortificata, offesa. Le assecondavo, (pur avendo un quadro cristallino della situazione) per vedere la loro insipienza fin dove arrivasse. Tanto poi, se fosse andato tutto a carte 48, avrebbero sicuramente tirato fuori dal cilindro la storiella dell’ubriacone, per nascondere e mascherare le loro azioni “malate”. Perché vi assicuro che avevano bisogno di assistenza psicologica h24. Come quei medici che autorizzavano la loro idoneità al servizio militare. (Al sol fine di attaccare al petto la solita medaglina che faceva curriculum: ma erano più depressi dei pazienti). Parola di Boy Scout!. Pertanto – nota Daniele – se dovessi scegliere tra quell’uomo e l’ubriacone, scarterei l’uomo. Senza esitare un secondo. Allmeno l’ubriacone lo puoi recuperare. Oggi, a primo impatto, è difficile riconoscerli. Si nascondono dietro al branco, e si confondono tra le persone perbene pur avendo una cultura di strada. La storia insegna. Vivono per un solo scopo. Il tornaconto. E per quello sarebbero capaci di indossare qualsiasi maschera. Tutto il resto è fuffa (facciata). Infatti non davano mai prova di sé. Ed è per questo che lasciavano anzitempo. Insomma, non c’è più etica. Ci è rimasta solo l’etichetta sugli stracci. Come la morale, è diventata come lo scroto, la tiri dove ti garba”.

Daniele come al solito mi coinvolge talmente tanto che quando finisco di scrivere, mi dico: di già? E continua.

“Io li chiamo Molluschi, arrampicatori sociali, di solito fanno i froci con il culo degli altri. Si nascondono dietro “l’essere” degli altri al sol fine di trarne vantaggio: sia esso sociale, economico, lavorativo, culturale o anche sentimentale. Poi caso mai per non sentirsi mignotte o gigolò (a seconda del sesso) si nascondono dietro la parola “amore”, “amicizia”. “Rispetto”. “Professionalità”. “Diritti”. “Sgomento”. “Etica”. “Morale”. “Rancore”. “Vendetta”. “Mascolino”. “Maschilismo e/o femminismo”. Poi capita che quel ragazzo che prese di mira quell’ubriacone nel parcheggio del supermercato, me lo ritrovo davanti, e con fare arrogante, come se il fatto non fosse suo, mi invita a spostare la mia auto regolarmente parcheggiata perché a suo dire gli impediva di uscire. Lo invito a guardare meglio. Mi risponde: testa di cazzo ma non lo vedi che non ce la faccio? Cerca di sfogare anche con me le sue frustrazioni, le sue ossessioni. (Secondo me la moglie non lo intriga più e non avendo il coraggio di lasciarla se la prende con il primo che capita). Per questo motivo continueranno a passare il resto della loro esistenza terrena a puntare il dito. Ieri a tizio, oggi a Caio, domani a Sembronio o a chissà a quanti altri.. Ma loro chi sono? Che hanno fatto nella seppur giovane età da permettersi il lusso di puntare il dito anche contro un ubriacone? Se vi capita di beccarne uno, provate a chiederglielo. Volete vedere indovino la risposta? “Una vita di sofferenza”. Attribuendo tutte le colpe della loro insipienza agli altri. Come l’uomo del parcheggio. La giustificazione perfetta pur di non ammettere di non valere un cazzo. Un po come i politici, si accusano gli uni con gli altri e poi per interessi personali che loro chiameranno bene comune, te li ritrovi sempre a braccetto. Ma si detestano: convivenza forzata. Pur di portare a casa la bandierina (il seggio), mentono a spadatratta. Hanno la faccia come il culo. Cercano di farci bere a piccoli solsi “la cicuta” come a Socrate, facendola passare per Vecchia Romagna. L’uomo del parcheggio non so chi sia e tanto meno me ne frega. (Sarà il solito coniglio mannaro). Evito. Gli do ragione, e sposto l’auto. Prima di andarsene mi dice: impara a guidare e a parcheggiare e a non terrorizzare i passanti. Addirittura? Divento in men che non si dica anche un pericolo pubblico. Un terrorista. Usano parole forti come “terrorizzare” forse per coprire le loro azioni. Più grandi sono i peccati, più gravi saranno le offese personali. Devono pur dire qualcosa. Porelli. Se potessi aiutarli lo farei. Ma in quei casi ci vuole un miracolo. E la cosa buffa è che non contento, continua: ma chi cazzo te l’ha data la patente? E poi passa alle offerte: cerco un ragazzo in Germania, mandami il tuo curriculum. Urrà. Fosse la volta buona… Sai come sono carino con il caschetto giallo in testa. Dal basco alla penna fino al caschetto giallo. Sembra il turzo della banana Cichita. Mi faccio una grassa risata e torno alle mie cose. (Sicuramente lo rivedrò. Forse in altri contesti).. Sarebbe per loro il compimento di un incubo con cui non hanno mai voluto confrontarsi: in cuor loro sapevano che prima o poi sarebbe anche potuto accadere questo. Ma il loro apparire, la loro spiccia mesopopea li ha portati a sottovalutare il caso. Il solito spaccone da “Bar due Rutti..” Chissà che film avrà visto prima di uscire di casa. Mai pensavo di dover giustificare a qualcuno dove avessi conseguito la patente e finanche sottoporre lui il mio curriculum vitae. Non ne azzeccano una nemmeno con l’Attak. Allora sono dovuto andare al Ministero della Difesa, e ho dovuto chiedere prova. (Ma non per loro) per ricordarè a me stesso se quanto fatto (quel 2%) fosse realtà oppure solo un sogno, una fantasia. A volte non si può mai sapere. “A cerevell è na sfogl e cipoll”. Cosicché trovo riscontro. Sono proprio io: Gaetano Daniele. E tu che ti nascondi ed offendi le soldatesse, chi sei? Anche perché una esperienza lavorativa resta una esperienza lavorativa, fine a se stessa. Mica il curriculum di una persona assolve i peccati, se ha peccato? Mi dispiace per chi, come quel signore del parcheggio, che accusando un povero ubriacone cercava invano, di nascondere la sua verità. Cioè, forse, quella di non valere un cazzo. Ed è per questo che poi si buttano su Facebook diventando mediatori eroi lanciandosi anche in divertenti pronostici. (Che non azzeccheranno mai). Ma si buttano. Non si può mai sapere… A furia di sparare cazzate può essere che una la becchi. Figuriamoci. È proprio vero, l’Italia sta andando a puttane. Si può criticare un politico, un avvocato, un prete, un giornalista, un soldato, un carabiniere, un magistrato ma, se solo osi dire che la famiglia è composta da un uomo e una donna, tra l’altro ce lo dice la Bibbia, la sinistra ti denuncia. Diventi omofobo e fascista. Poi ti dicono: se non ti vaccini muori. Ma non rendono il vaccino obbligatorio. Magari perché fa comodo ad una parte politica che non lo voterebbe mai pur di accaparrarsi quei voti (dei dissidenti). Poi ti dicono se non hai il Green Pass non puoi guidare un autobus, ti licenziano. Ma i passeggeri possono viaggiare senza Green Pass. Perché i vaccinati possono ammalarsi? Ma andate affanculo.. Fino alle ultime cazzate sul politicamente corretto: non si può dire Buon Natale (per fortuna allarme rientrato), e togliere il sesso dalla carta d’identità. Vai a capire. Poi ci lamentiamo di vedere in giro gente strana”. Chiude Daniele.

A questo punto mi sorge un dubbio: porgli alcune domande.

Signor Daniele, non voglio apparire petulante, solo due domande: ma lei ha la patente?

Non si offenda, ma che domanda è? Certo che ho la patente. Dicono che ce l’hanno cani e porci, perché non dovrei tenerla io. In realtà ho tutte le patenti. (Militari) come affermato nell’articolo del 12 novembre. Guardi che io scopo (quando la donna vuole) anche senza passare per vergine o per martire. Se volessi giustificare ad ogni frustrato per strada le mie mansioni passate o future, non basterebbe una 24 ore. Peccato che non posso dire altrettanto di loro. Anche se il curriculum è un aspetto tecnico, professionale di una persona. Un bigliettino da visita. Ma non fa l’uomo. Conosco tanti uomini con la “U” maiuscola che non hanno la patente. Quindi? Oppure se avessi commesso qualche peccato il mio curriculum mi assolverebbe? Oppure mi consentirebbe di fare colpo? Per carità. Parliamo di cose serie, che il tempo stringe.

Ma perché lasciò l’Esercito, era uno dei migliori.

Che ero uno dei migliori lo dice Lei.Se proprio volessi darle soddisfazione, forse perché avevo altri progetti. Roba passata. Sepolta.

Ma lasciò lei ?

Mi prosciolsi di mia spontanea volontà e caso strano continuai ad esercitare per altri mesi a seguire. Comunque mi congedai con onore. Parliamo di 14 anni fa.

I suoi progetti sono riusciti?

Ho un figlio straordinario. Cosa potrei chiedere di più dalla vita. Altri progetti sono in cantiere. Ma non dico gatto se non ce l’ho nel sacco. Da buon provinciale sono scaramantico, poi ne riparliamo.

Ma quanti encomi ha?

Guardi, di solito si dice: nel bene o nel male l’importante è che se ne parli. Io preferisco che non se ne parli. Figuriamoci sottoporli (se fosse) in pubblico. Se proprio volessi parlare di me preferisco gli aspetti negativi. Cosi magari li correggo. Perché non sono perfetto!

Forse si riferisce a quando era più giovane? Dicono che era peperino.

No. Mi riferivo in generale. Diciamo che da ragazzino anche se avevo un fisico asciutto, ero molto energico. E sicuramente non facevo come Gesù, che porgeva l’altra guancia. Nell’Esercito poi mi insegnarono la legge “occhio per occhio dente per dente”. Senza mai anteporre a questa legge ne rancore né vendetta: intesa come Giustizia..

E cosa faceva se uno le prestava i piedi?

Nulla. Gli dicevo di smetterla. Sono un pacifista.

E se continuavano?

E se continuavano gli pestavo il loro. Se avessi voluto porgere sempre l’altra guancia, quante guance avrei dovuto tenere. Pestare inteso come denuncia. Ma poi scusi, chi le ha raccontato questo episodio?

Me l’ha scritto un signore su Facebook (sembra un fake). Critica tanto le soldatesse. Lei sa di chi si tratta?

Ah. Ma no… È Gabriele, un ex collega del 9°. È stato un buon ufficiale sotto copertura. Anzi. Se la Procura volesse chiamarmi potrei tranquillamente circostanziare.. Scappò con la moglie di un ambasciatore e si vocifera che fecero una brutta riuscita, lui dopo averla illusa iniziò a trattarla molto male?. Ora è uno scappato di casa. Chiesero anche a me se l’avessi sentito. L’ultima volta che lo sentii mi disse che era prigioniero in un bunker ma che riuscì a scappare e mi chiese in prestito €2500 per poter raggiungere l’Italia. E se potessi spendere una buona parola per lui con alcuni ufficiali a Roma. (Se non vado errato mi mandò anche diversi messaggi. Era disperato). È pieno di rancore. Lo capisco. Spera che venga richiamato, così gli passa tutto.. Crede di essere me, o come me. Ma io non sono “nessuno”. Anzi, Però ammetto. Sul campo, a differenza di quello sfigato del parcheggio, era uno dei migliori. E quasi tutti i migliori, chissà perché, per un motivo o per un altro, fanno sempre una brutta riuscita.

Ma Lei sa che quello che scrive, qualcuno potrebbe stamparlo e poi chiederne prova?

Consiglio, prima di farlo, di controllare toner e cartucce nella stampante, chissà, a volte l’inchiostro finisce.

Gabriele come?

Il cognome non me lo ricordo, ma non escludo che potrebbe venirmi in mente.

Sì. Ma così lei sta scendendo al loro livello.

No. Sfatiamo quest’altra chiacchiera. Se una persona vuole fare una critica alle soldatesse, non c’è nulla di male. Però ci deve mettere la faccia. Se invece le cita alle spalle è un vigliacco, una tigre di carta. Pertanto mi sento in dovere di chiarire l’aspetto in questi termini. Ognuno usa i mezzi a propria disposizione. Altrimenti correrei il rischio che si ateponga la bugia di questi trombati alla verità. Sono un uomo d’onore. Molto riservato. Viceversa dovrei creare anch’io o far creare un nick falso e metterci a sparlare alle spalle delle persone. Questo è scendere al loro livello. Ed io non sono di questa pasta. Ho altro a cui pensare. Non so cosa significhi il rancore, Men che meno la vendetta. Questi mezzucci li lascio volentieri agli altri. Lei mi conosce, io non mento mai. E se ho qualcosa da dire ci metto la faccia, non le spalle.

E’ vero. Lei è uno dei pochi uomini che ho conosciuto che parla in faccia. E se poi la denunciano? E la cosa che la faceva arrabbiare di più?

Non ho mai detto una bugia in vita mia anche quando la verità mi veniva sfavorevole. Sfido chiunque a dire il contrario: anche pubblicamente. Nin alle spalle. Però sono fatto di carne e ossa: possiamo sbagliare. E non ho nulla da nascondere. Delle querele temerarie che ben vengano,. Anzi. Io nelle aule di tribunale porto fatti. E non oserei mai offendere l’intelligenza dei Giudici. E non ho la mentalità dell’inquIrente: perché non perché.. “Porto e scrivo fatti”. Da ragazzo non sopportavo chi se la prendeva con i più deboli. Ma anche quando offendevano mia madre. Sa, tra ragazzini è solito offendere le madri o le sorelle: quella put*** di tua madre etc etc. E siccome ero molto legato a Lei, mi veniva un nervoso dentro e molto spesso finivo a botte. Ma sciocchezze da ragazzini.

Ma lei fu eletto rappresentante Cobar?

Si. Fui il più votato a rappresentare i militari in forza ai Supporti Generali dell’Esercito Italiano.

E non l’ha mai scritto?

Ho già risposto a questa domanda: sono molto riservato. L’ho sto facendo oggi perché lo scrisse lei nell’articolo del 12 novembre. E non si senta più autorizzata a riportare fatti prima di averne discusso con me.

Fu anche encomiato dal Maggiore Brunetto, attualmente comandante Regione Militare Marche?

Si. Fui encomiato dall’attuale Comandante Regione Marche, Colonnello Claudio Brunetto. Nel 2004 era Maggiore, nonché Presidente Cobar 1. I nostri uffici erano poco distanti. Un uomo, un Comandante di altissimo spessore morale. Un ufficiale sempre presente ed attento alle istanze dei militari in forza. Ne approfitto per mandagli un saluto ed un abbraccio.

Ma lei ha ricevuto anche una medaglia perché scongiurò delle violenze carnali ai danni di una donna oltre oceano?

Ora si sta allargando troppo. Resti con i piedi per terra.

Cosa augura alle male lingue.

Chi nasce male lingua, non muore acqua di rose. Comunque tanta serenità e di raggiungere presto ogni loro desiderio. E che la Madonna li accompagni in ogni loro progetto di vita.. Anche perché nell’uno o nell’altro caso non sono cazzi miei.

Non ho mai visto un encomio, me lo può mostrare?

4 chiacchiere su di un pezzo di carta: bla bla bla, registrato poi al Comando. Lo allego. Però non chieda altro. Siamo andati già oltre. Buon Natale e felice anno nuovo a tutti.

Pubblicato da edizioni24

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