Daniele: “Le firme che smascherano Lady Soumahoro, sono come le pizze di Totò con Peppenillo: diventano 3

By Gaetano Daniele

Peppeniello le pizze salgono a 3. Il caso di Lady Soumahoro, somiglia al famosissimo film di Totò nelle vesti dello scrivano. Solo che in questa vicenda invece delle pizze ci sono le firme. Una firma davanti ad un notaio per modificare alcune attività della cooperativa di famiglia, la Karibù. È questo uno dei dettagli che hanno spinto i giudici di Latina a rigettare la richiesta di annullamento della misura interdittiva presentata da lady Soumahoro il giorno dell’interrogatorio di garanzia.

La moglie del deputato ingenuo eletto con l’alleanza Sinistra-Verdi era infatti presente, il 28 maggio 2019, ad una assemblea straordinaria della cooperativa assieme al fratello Michel Rukundo e alla madre, Marie Therese Mukamitsindo e ha firmato l’atto davanti ad un notaio. Un documento sul quale gli inquirenti stanno facendo approfondimenti in quanto contiene anche l’obiettivo di svolgere servizi in sedi distaccate all’estero.

Quella partecipazione, secondo i giudici di Latina che indagano sulle cooperative dei familiari di Soumahoro, sarebbe la dimostrazione che Liliane Murekatete aveva un ruolo gestionale e comunque era consapevole di quanto avvenisse in Karibù anche nel periodo in cui ha sostenuto di non aver partecipato alle attività della cooperativa. L’atto davanti a un notaio di Latina, firmato nel maggio del 2019, è stato ritrovato dagli inquirenti durante le indagini. L’ordine del giorno dell’assemblea aveva numerose tematiche , tra cui anche la revisione e la modifica di alcuni articoli relativi all’inserimento dell’assistenza a persone immigrate, donne in difficoltà e famiglie multi problematiche, anche attraverso sedi distaccate all’estero. In un passaggio del documento lo stesso notaio annota la presenza di Liliane Murekatete e di Michel Rukundo quali consiglieri di amministrazione della Karibù.

Nei giorni scorsi il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Latina Giuseppe Molfese ha rigettato la richiesta di revoca della misura presentata da Lady Soumahoro. Il gip è convinto che quella firma davanti al notaio rappresenti un atto gestionale. Inoltre, gli inquirenti sono convinti che la moglie del deputato abbia ricevuto regolarmente lo stipendio dal 2018 al 2021 con cifre annue che dai 36 ai 40 mila euro. Dunque secondo il magistrato, Liliane Murekatete era consapevole dell’attività fraudolenta e aveva un interesse economico concreto. Nel frattempo lady Soumahoro, attraverso il proprio avvocato Lorenzo Borrè, ha impugnato il sequestro delle somme di denaro e ne ha chiesto il dissequestro. L’udienza davanti al tribunale del riesame dovrebbe svolgersi a metà gennaio. Ma quell’atto notarile non ha un interesse legato solo allo smontare la richiesta di lady Soumahoro di annullamento dell’interdittiva. Il passaggio con cui si ipotizzava l’apertura di sedi all’estero in cui far svolgere servizi alla cooperativa, potrebbe infatti essere il nuovo fronte di approfondimento su cui si stanno concentrando i magistrati.

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