Daniele: “L’ammucchiata, l’estate di ricciolina, e il caldo”

By Gaetano Daniele

Ricciolina e Ridolino, che coppia. Li abbiamo visti tutti, abbracciati al raduno politico. E pure eccoli li. Lei, ricciolina, doveva pur farsi le vacanze estive. Dopo il bimbominghia, uno vale l’altro. Lui la porta in moto, lei sulle giostre. Le valanzelle. A ricciolina ora gli serve. Lo sfrutta per dimostrare agli altri di non essere finita. A terra. E ridolino gli regge il gioco: una foto? Sono senza palle. Minaccia finanche le bambine: “se non vieni con me ai gay pride, regalo tutti i tuoi giochi ai cuginetti”. Poi ci rinuncia. Meglio evitare. I Gay Pride possono portare il voltastomaco. Che donna. Ah pardon, che trangender. Chissà se sono state queste battute a far scattare la scintilla. Si, perché ridolino non è da meno a queste battute. E ricciolina, camaleontica, studia e si adegua. Sta di fatto che, subito dopo il raduno, l’ex presidente del Consiglio è entrato a gamba tesa sugli equilibri delicatissimi del centrosinistra, proponendo una mega ammucchiata anti Meloni. Un campo larghissimo con dentro i manettari a Cinque Stelle, l’estrema sinistra del duo Bonelli-Fratoianni, i dem capitanati de un’ex sardina e poi, appunto, Renzi, centrista ex piddino nonché defenestratore dell’ex alleato e adesso alleato di nuovo Giuseppi Conte.

Da farsi venire il mal di pancia. Per questa ennesima piroetta ridolino Renzi si becca una sputazzata in faccia. Non c’è che dire: se sodalizio sarà, non mancheranno occasioni per farsi quattro risate. Ricciolina, invece, pur di stare con ridolino, prepara i week end: buste di caramelle e cioccolatini. Almeno si abboffano. Una sorta di equilibrio: come lavarsi la coscienza. Ad averne una. Del resto se i bambini non vogliono andare ai gay pride, perché rinunciarvi. “Sono loro che nin sono voluti venire”. La classica e banale scusa dei senza palle.

Già vedere ricciolina che serve il due di picche a ridolino quando sarà passata l’estate dicendogli che, a differenza sua, per lei “l’amore per la politica è una cosa seria”, vale il prezzo del biglietto. E chi se lo perde. 10 biglietti in prima fila, prego.

Poi c’è l’avvocato uappo che mentre tenta di dare una sberla ad uno che politicamente parlando lo avrebbe spiaccicato al muro con il solo mignolo, nel vano tentativo dimostrativo, cade da solo e, dopo quasi due anni di abboffate a nero è ancora in giro a lamentarsi che in Italia, da quando c’è al governo il centrodestra, non c’è più libertà di espressione. Eppure a settembre tornerà a pontificare su Raitre con un programma tutto suo: Insider. Su X, subito dopo la presentazione dei palinsesti autunnali di viale Mazzini, ha avuto il coraggio di scrivere che il suo programma “censurato per più di un anno per volontà politica” andrà ora in onda “nella peggiore Rai di tutti i tempi”. Mi riferisco a Roberto Saviano, che ora dovrà fare i conti con altri pari che sotto, invece della nocca, hanno il cazzo.

Non è certo da meno Serena Bortone che, dopo mesi di polemiche inutili, scopriamo essersi portata a casa un programma quotidiano su Radio 2 e che non la vedremo più in televisione soltanto perché “non ha ritenute idonee le proposte che le sono state fatte su Raiuno e Raitre”. Alla faccia della censura: a certi maître à penser, ormai a corto di visibilità, non sono rimasti più argomenti. Si aggrappano a tutto, come riccioolina. Succhirebbero pure un barbone alla Galleria Umberto pur di apparire.

Al primo posto il belga Didier Reynders di Renew, presidente della Libe, la Commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni dell’Unione europea che ha messo nel mirino l’Italia nell’ultimo rapporto sullo Stato di diritto. Informazione, giustizia e premierato: contro il governo Meloni sono arrivate bordate a destra e a manca. “Magistrati in pericolo”, si legge. “Riforme illiberali”. E altro fango. Tutto senza alcun fondamento. Le fonti dei burocrati europei, infatti, sono tutte associazioni tutt’altro che amiche dei governi di centrodestra. Amnesty, Emergency, l’Anm, Libera di don Luigi Ciotti, Open Society Foundations di George Soros e così via. È la stessa strategia diffamatoria già usata in passato per screditare l’Ungheria e la Polonia.

E per la sinistra nostrana è manna dal cielo: anziché smentire certe cazzate e difendere il nostro Paese, fanno da cassa di risonanza a queste bugie. Sono disposti a tutto pur di attaccare la Meloni. Anche a perdere la faccia.

Pubblicato da edizioni24

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