Daniele: “I veri fascisti sono gli studenti in piazza che vietano, cercando di irrompere, una opinione diversa”. E a Ginevra Bompiani: “Il tuo pensiero di “Università propria” mi fa schifo. L’Università è di tutti, aperta a tutti. A tutte le opinioni”

By Gaetano Daniele

Confesso il mio peccato. A volte guardo il programma DiMartedi di Giovanni Floris. Lo reputo un buon salotto fazioso. Men che meno i suoi ospiti. Ieri sera ascoltavo una scrittrice di nome Ginevra Bompiani dire che la carica della polizia agli studenti che hanno cercato di irrompere un convegno all’interno della Università pubblica, è stato un segnale di forza che le autorità hanno voluto dimostrare a seguito dell’insediamento del nuovo governo Meloni. La buona donna Bompiani, poi ha aggiunto che quei bravi ragazzi universitari essendo loro iscritti a quella facoltà, quindi la propria facoltà, avevano in quanto tali, il diritto di decidere chi dovesse o meno entrarvi. Siamo alla follia. Ma entriamo nel vivo della questione isolando quanto detto dalla scrittrice che a par mio ha detto solo stronzate.

Prima sono comparse le fiamme. Le immagini di Giorgia Meloni e Mario Draghi incendiate in piazza. Poi, qualche giorno dopo, sono stati fatti pendere giù dal Tevere i manichini di Lorenzo Fontana e Ignazio La Russa. Impiccati a una corda, come su una forca. Ieri imvece, come anzidetto è stata la volta degli slogan carichi d’odio della contestazione studentesca sessantottina. “Fuori i fascisti dall’Università”, hanno scandito i collettivi mentre prendevano d’assalto la facoltà di Scienza politiche della Sapienza e cercavano di zittire il convegno organizzato da Azione Universitaria a cui erano stati invitati Daniele Capezzone e il deputato FdI Fabio Roscani. Tre immagini drammatiche che rievocano gli Anni di Piombo e la sanguinosa “caccia al fascista”. Qui, però, gli unici fascisti in giro sono proprio quei collettivi che vogliono tappare la bocca (o peggio) a chiunque la pensi diversamente da loro. A proposito di Ginevra Bompiani & Co.

Ieri mattina, durante il discorso alla Camera, la Meloni ha rievocato “gli anni più bui della criminalizzazione e della violenza politica”. Gli anni in cui, “nel nome dell’antifascismo militante, ragazzi innocenti venivano uccisi a colpi di chiave inglese. Quella lunga stagione di lutti – ha rimarcato – ha perpetuato l’odio della guerra civile e allontanato una pacificazione nazionale che proprio la destra democratica italiana, più di ogni altro, da sempre auspica”. Quarant’anni dopo quell’odio serpeggia ancora nelle piazze, nei centri sociali, nelle frange antagoniste, tra i gruppi della sinistra extra parlamentare. Un odio sempre pronto ad accendersi e a dilagare quando al governo sale il centrodestra. Ne abbiamo avuto un assaggio in campagna elettorale quando sono riapparse le minacce di morte firmate con la stella a cinque punte. E lo abbiamo toccato con mano ieri a Roma.

Un’escalation che dovrebbe destare forti preoccupazioni in tutti. Perché un conto è manifestare il dissenso, un altro è usare la violenza per mettere a tacere l’avversario. Purtroppo, oggi come quarant’anni fa, davanti alle immagini dall’assalto alla Sapienza una certa sinistra (Partito democratico compreso) si è schierata dalla parte dei collettivi accusando i poliziotti di reprimere il “diritto al dissenso” con i manganelli. Senza l’intervento degli agenti, però, gli studenti di sinistra avrebbero fatto irruzione al convegno di Azione Universitaria e, nell’ipotesi “migliore”, lo avrebbero fatto saltare, in quella peggiore, avrebbero fatto volare le mani. È forse questo il dissenso che hanno in mente i dem? Aspireranno mai ad “una Nazione veramente democratica” in cui tutti hanno diritto di essere liberi e di esprimere la loro opinione, compresi quelli di Azione Universitaria? Purtroppo, per colpa loro, sembra che quel giorno sia ancora lontano.

Nel suo discorso la Meloni ha rivolto un bellissimo appello a tutti i giovani. Ha lodato “l’universo dell’impegno giovanile”, lo ha definito “una meravigliosa palestra di vita per i ragazzi e le ragazze, indipendentemente dalle idee politiche che sceglieranno di difendere e promuovere”. E ha anche detto che difficilmente non proverà “un moto di simpatia anche per coloro che scenderanno in piazza contro le politiche del governo”. A questi, però, ha consegnato un consiglio: al famoso “Siate folli, siate affamati” di Steve Jobs, ha aggiunto “Siate liberi”. Liberi di esprimersi, mai di essere violenti. Ecco: i collettivi, che ieri alla Sapienza volevano imbavagliare il convegno di Azione Universitaria, non erano affatto giovani liberi. Erano solo dei violenti, erano solo dei fascisti……

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