Daniele: “I ricordi, questi scostumati. Mi ritorna in mente chi non sapendo distinguere il verbo dal predicato, riesce anche a pubblicare qualcosa di decente. Lo stile di un ignorante frustrato, lo si vede anche da questo. Però dimentica che chi troppo parla per asino si vende. E gli piace pure..”

By Nina Z – Ith24

Il direttore di ith24 Gaetano Daniele, torna a scrivere. Ed è sempre un’emozione poterlo intervistare. Una goduria. L’inizio della conversazione è lapidaria. “Come le avevo annunciato, non rompetemi le palle parlando di politica, di quaqquaraqqua ne è pieno il mondo. Mi piacerebbe parlare di stile”. “Beh”, borbotta lui con il suo inconfondibile accento napoletano “anche perché tirare in ballo i nostri rappresentanti sarebbe tragicomico”. Sorrido, anzi sghignazzo. Non desidero niente di più: Daniele che fa Daniele. Eppure l’uomo tanto odiato e, per lo stesso motivo, tanto stimato da chi apprezza gli uomini di un tempo che sanno prendere le distanze da un fesso, ce ne sono pochi. Ride, scherza. Mi chiede se sono piemontese e imita il mio accento, dopo aver menzionato la sua amicizia con un vero militare del mio paese nel quale ha condiviso la branda. Addirittura, mi racconta di aver avuto una fidanzata della mia terra a cui, a quanto pare, è stato molto legato. Io sto al gioco: “Mi perdoni, ma uno scoop simile non posso farmelo sfuggire”. E giù altre risa. In verità, tutta l’intervista è un profluvio di ilarità. Grazie al cielo, perché diversamente mi sarei sentita come a nuotare accanto a uno squalo bianco senza la gabbia di protezione. Il Direttore è loquace. Racconta aneddoti, conversa piacevolmente. Mi fa venire persino il dubbio di essergli simpatico. Quando parlo con lui mi sento sempre insicura. Sa sempre tutto. Naturalmente, Daniele non è un ragazzino di primo pelo. Sa che lo stimo. Lo percepisce dall’impasto di deferenza e impiccio che mi blocca leggermente nella formulazione delle domande. Cerca di mettermi a mio agio e mi soppesa. Ma, evidentemente, le mie domande lo solleticano, perché dismette subito qualsiasi rigidità. Si lascia guidare, mentre tiene le mani ferme sul timone. Io cerco di carpire il suo segreto. In realtà, la sua vita è tutto un dubbio sulle certezze incerte. Dopo circa quaranta minuti di botta e risposta, penso che, quello che ho sempre considerato il mio modello vivente di informatore, non voglia celare niente agli sguardi indiscreti. Il suo segreto è alla luce del sole: essere Gaetano Daniele. Essere, nel bene o nel male sempre se stessi.

Direttore, lei pensa che la sua penna sia migliorata nel tempo? O ritiene di aver trovato, a un certo punto, uno stile tale da non necessitare di essere ulteriormente affinato?

Sinceramente, non mi sono mai posto il problema. Sono più di 20 anni che scrivo. e l’unica cosa che ho sempre ricercato è una scrittura lineare, priva di compiacimento. Non sono come quei ciucci che non sapendo distinguere il verbo dal predicato, sono costretti a rivolgersi all’amico o finto affinché postare um concetto decente, nella scrittura. Perché al di là della forma, il concetto lo capiscono solo loro. Il mio solo desiderio è di arrivare al lettore in modo chiaro e diretto, se non definitivo, almeno tale da non suscitare ambiguità. Come ora. Apprezzo di più un ignorante che scrive come mangia che un finto intellettuale. È come avere la fidanzata bona che quando parla gli devi tappare la bocca per le eventuali vongole che potrebbero uscirgli da bocca. Devi accettarla così com’è. Non solo perché bona. Quindi lasciatela parlare. Lasciatelo scrivere. Si come sei che non è peccato. Chiaro il concetto? Il brutto di questo mio concetto è che ora chiunque si senta tirata in ballo, si sente bona. Il mio è un ragionamento in senso lato. Metaforico.

Come si elabora un buon articolo, o meglio, lei come lo fa? Prende appunti prima, o scrive di getto? Lavora molto di lima?

Di solito non prendo appunti, ma a differenza del fesso, rifletto. Se proprio voglio essere impulsivo, devo avere tanto di prove. Perché di querele temerarie ne ho pieno il cassetto. E sicuramente non mi piace fare la fine del fesso. Parlo e scrivo sempre con grandissima cognizione di causa. Quindi fate voi.

Quanto conta l’incipit in un articolo?

Nulla. Molti si sforzano di trovare un attacco avvincente che possa essere, per dir così, arrapante. In realtà, se hai qualcosa da dire, non importa come cominci, ma soltanto che tu affronti subito il tema che ti sta a cuore e lo introduca in modo da suscitare un minimo di curiosità. Ma non è la semplice forza di un incipit a poter rendere buono o meno un articolo.

Lei legge?

Le letture influiscono sempre moltissimo nella vita e, di conseguenza, anche sul modo di scrivere. Infatti, molti ciucci che che elemosinano scritture agli amici, non solo non leggono. Ma non sanno neanche leggere. Quindi la ricetta è: leggere, leggere, leggere. Me lo diceva sempre anche un mio parente del Canada. Gaetano, il segreto è: leggere, leggere, leggere. Diceva.

Il ritmo della sua prosa è qualcosa che lei persegue razionalmente, oppure le è ormai connaturato, nel senso che non potrebbe scrivere altrimenti? Insomma, bisogna esserci nati con il dono?

Credo di no. Penso che per un giornalista, come per uno scrittore, il talento sia meno importante del temperamento. Se vuoi raggiungere un certo risultato, lo devi fare razionalmente. Alla fine tutto questo diventa una seconda natura, ma ci vuole un po’ di tempo. Io ad esempio prendo anche pensieri di altri giornalisti. Pensieri ben articolati che sposano la mia visione e li personalizzo. Non come Saviano.

Tutti sanno che lei ama Oriana Fallaci, a livello professionale.

La amo proprio. Oriana Fallaci era un genio. Fenomenale. Una che è riuscita a far condividere i suoi pemsieri anche a chi non sa leggere.

Cosa mi dice degli altri suoi modelli?

Tra quelli da cui ho cercato di imparare – non so se riuscendoci – c’è sicuramente la Fallaci.

Vuole aggiungere altro?

Minacciano i paurosi. E chi troppo parla per asino si vende. E a qualcuno piace pure.

Pubblicato da edizioni24

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