Daniele: Bulli? Lancio una provocazione: Invece di punire i pargoli, puniamo le famiglie. Io li chiamo i portaombrelli…

By Gaetano Daniele

Oggi voglio parlare di bullismo. Questo argomento dilagante ormai in tutto il mondo è stucchevole. Non se ne può più di ascoltare storie di portaombrelli. Eppure ancora oggi le mie orecchie nonostante non sia né una vergine né un martire, ma molto attento alle esigenze dei bambini, sono costrette a sentire.

Anche ai miei tempi i ragazzi violenti o almeno rompiscatole abbondavano. E ovviamente non godevano di buona fama. I portaombrelli sono sempre esistiti e facciamocene una ragione, continuaeranno ad esistere.

Ricordo un episodio di quando frequentavo la seconda media. Andavo a scuola a piedi, a poche centinaia di metri da casa mia. E mentre rincasavo in compagnia di un mio amichetto, tale Fabio Russo (che non vedo da oltre 25 anni, e ne approfitto per salutarlo), Fabio, venne colpito alla testa da un sasso. Nom era il primo caso. Rimase intontito per qualche istante, e poi scoppio in lacrime. Per fortuna se la cavo’ con un lieve bernoccolo. Era un ragazzo molto sensibile. E tendeva a tenersi tutto dentro. Ma quando scoppiava era un fiume in piena, di lacrime. A volte lo spronavo a difendersi da questi accadimenti e di cacciare i denti, perché, i bulli, i portaombrelli, non sono altro che Agnelli travestiti da lupi. Senza il branco non valgono nulla. E se per caso dovesse capitare di incontrarli soli, in un supermercato, per strada, al Bar,fingono di non vederti. Scappano nascondendosi dietro scaffali pieni di assorbenti.

Ma Fabio voleva solo stare tranquillo e godersi la gioventù con i suoi amici del cuore, spensierato, senza essere infastidito dai piccioni.

Allorché volsi lo sguardo all’altro lato della strada e vidi i soliti due coetanei, della terza B, che invece di vedere a quale ragazzina rivolgere le proprie attenzioni, ridevano vedendo Fabio piangere. Gioventù bruciata. Ridevano perché avevano colpito Fabio. Si può mai essere più infelici di così? E questo accade anche tra femminucce. Anzi. Li è ancora peggio, perché molto più astute dei bambocci.

Attraversai la strada e andai loro incontro. E uno di loro mi disse che non ce l’avevano con me, e che io non c’entrano nulla. Ma io che non sopportavo i portaombrelli, risposi: facciamo finta che avete colpito me. Ora il problema diventa mio. E mentre camminavamo discutendo, giungemmo proprio sotto casa mia dove tra l’altro abitava anche Fabio. Quando ad un certo punto sentii mia madre chiamarmi, subito capii le mie intenzioni, perché ieri come oggi, anche se in modalità diverse, difficilmente mi lascio passare la mosca dal naso. E le squadriglie vigliacche si possono formare anche in età avanzata. Il lupo può perdere il pelo, ma non il vizio. E chi più di una mamma conosce il carattere dei propri figli, che nel frattempo offrì un bicchiere d’acqua a Fabio ancora in lacrime mentre si tenrva la testa con la mano. La diatriba era accesa, quando uno dei due bulli, rivolgendosi a mia mamma, disse: signora dategli anche un fazzoletto. Fu la goccia che fece traboccare il vaso. Credo di non aver mai dato così tante botte a due miei coetanei come in quella occasione. Ricordo che a dividerci fu un signore passato a miglior vita, padre di altri due miei amici d’infanzia, di cui nome era Alfonso “a caten”. Ma quello che mi colpii del signor Alfonso, e che non mi diede torto. Anzi. Mi disse proprio testuali parole: ma chi sono i genitori di questi due ragazzi? Gli darei il resto. Del resto “Mazz e panell fann e figl bell”.

Sintetizzo. Qualche giorno dopo incontrammo di nuovo quei due bulli, nel quale ci salutarono con un sorriso. Diventammo addirittura amici. E Fabio fu molto felice. Anche da grandi ci siamo talvolta frequentati senza alcun risentimento, aperitivo, risate, conversazioni. Uno dei quali ho anche tra i miei anici Facebook, che saluto. Oggi è un metalmeccanico. Un testa di cazzo con sani principi morali ed un ottimo padre di famiglia. Ne ha 3.

Da quell’episodio ho tratto un insegnamento. Tutti i giovinetti sono inclini al bullismo. E chi ne subisce le angherie deve reagire, altrimenti nella vita sarà sempre succube. Questo per dire che certe aggressioni tra bambini e adolescenti non sono una novità di questi anni. Sono sempre avvenute e non è il caso di farne una tragedia. Ciascuno di noi, anche in tenera età, è obbligato a difendersi da ogni soperchieria e a reagire, a costo di prenderle. Non bisogna mai cedere, la viltà e la paura non pagano. Anzi, ti rendono fragile e predispongono a essere vittima dei prepotenti. Questa lunga premessa per introdurre una riflessione.

La Lega ha proposto di abbassare da 14 anni a 12 l’ età di coloro che vanno puniti qualora si rendano responsabili di atti intimidatori più o meno eclatanti verso minori o adulti. Non sono d’accordo. Mettere in galera i bambini è sempre sbagliato. Essi non sanno ciò che fanno e rinchiuderli non serve a metterli in riga. Esagero: andrebbero castigati i genitori che non sono stati capaci di educarli. Le famiglie ormai sono sfasciate. Sono attratte da finti miti e non hanno voglia di assumersi le loro responsabilità. Giocano a scaricabarile. E poi capita che ti viene un figlio testa di cazzo. Non sono più capaci di insegnare ai figli come ci si comporta nella società imperfetta in cui viviamo. Alcune mamme poi sono addirittura l’esempio da non seguire. Sono capaci di tutto pur di raggiungere i loro scopi. Darebbero via anche l’anima, per non dire il culo pur di scrollarsi da dosso ogni responsabilità. Sembrano più infantili dei propri pargoli. E guai se qualcuno cerca di far capire loro la realtà, si trasformano alla velocità flash in Hulk, e quello che gli può uscire da bocca meglio non ripeterlo: hanno solo una cosa davanti agli occhi: il pisello. E temono di perderlo. Un po come togliere il gelato da mano ad un bambino dopo averglielo comprato. Figurarsi badare ai figli. A tavola non si parla, ciascuno pensa ai fatti propri. I parenti sono parenti solo nelle disgrazie o nelle ricorrenze, la prole si trastulla al computer, ed il gioco è fatto. Il dialogo è stato sostituito dalla modernità social. Siamo alla completa incomunicabilità. Ovvio che i fanciulli, trascurati, crescano senza regole e privi di basilari norme etiche. Poi vanno per strada e si comportano quali selvaggi. È evidente che in galera per certi reati non dovrebbero finire i pargoli bensì il padre e la sua sposa distratta da altre cose, entrambi rei di non aver saputo fare il loro dovere di procreatori. Mandare dietro le sbarre un dodicenne non ha senso, se non quello di perpetuare un errore imperdonabile: attribuire ai bimbi le colpe delle loro famiglie sgangherate e senza spessore morale.

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