Daniele a gamba tesa sulla morte della bimba di Torino: “Anche da relazioni approssimative può nascere una tragedia. Ma i bambini non si toccano, MAI. Fosse per me, gli darei la pena di morte”

By Gaetano Daniele

Non era un gioco quello che ha portato alla morte, a Torino, la piccola Fatima. Il compagno della madre,il marocchino accusato di omicidio colposo l’avrebbe gettata dal balcone di proposito in preda a una crisi dovuta all’alcol. E’ stata proprio la mamma a raccontarlo. Smontando così la versione bugiarda dell’accusato. Mohssine Azhar, il quale aveva sostenuto che stava facendo giocare la piccola, lanciandola in aria per poi riprenderla.

Di solito queste tragedie avvengono quando entrambe, o uno dei genitori ha una forte depressione regressa, o per nascondere relazioni particolari facendole poi passare per amicizie. E per non essere scoperti, fanno ricadere sui figli le loro frustrazioni, le loro violenze, fino ad ucciderli. E le giustificazioni di queste menti malate, sono peggio delle azioni protratte. Per ogni bugia darei un anno di carcere.

La nostra modesta opinione è che nel mese di gennaio, al freddo e al gelo, nessuna persona seria e sana di mente si reca sul terrazzino per baloccarsi con una creatura lanciandola per aria allo scopo di divertirla e finendo per di più con il farla cascare e sfracellare in cortile. Una versione totalmente incredibile. Tipica di questI assassini senza sangue nelle vene. Vigliacchi.

Siamo di fronte a un caso struggente, lo scrivo da padre, che è riuscito in tempo a frenare il peggio ai danni di suo figlio, grazie proprio a questi atteggiamenti protratti da una famiglia di criminali, sotto costante effetto di psicofarmaci, e che a differenza della piccola, ha avuto la meglio. Difatti, proprio per sottovalutare la mente malata e distorta di queste persone senza anima, vedeva il figlio picchiato e chiuso fuori la porta al gelo e al freddo proprio nello stesso mese: gennaio. Ecco perché mi ha colpito la storia di Fatima, questo piccolo Angelo, volato in cielo prematuramente per mano di assassini.

La genitrice di questa pargoletta, il cui padre naturale si ignora chi sia, decide di vivere sotto lo stesso tetto con un marocchino zeppo di problemi, tra psicofarmaci e stupefacenti che stordiscono la mente, (speriamo non gli venga riconoscouto anche il regalo della infermità mentale) col quale pare litigasse spesso e alle cui cure affida la propria erede. Non è una bella partenza. E il finale della storia è quello esposto sommariamente nel presente articolo. Da situazioni così storte non può sortire che una tragedia.

Anche la madre della piccola, dunque, ha una sua parte di responsabilità in questa triste vicenda. Una madre quantomeno avventata nel costituire un nucleo familiare includendovi un soggetto poco o per nulla affidabile sotto costante effetto di psicofarmaci e/o stupefacenti. È difficile convivere con un tizio normale, figuriamoci con uno esaltato. Non riusciamo a digerire il fatto che la vittima sia anzitutto la povera piccola morta nel modo atroce che sappiamo. Fosse per me, e purtroppo non lo è, darei la pena di morte al marocchino, e 10 anni di galera alla mamma, per la troppa superficialità avuta nel gestire la vita di un’anima innocente. Altro che giustifucazioni. Facendole scontare la pena tra detenuti comuni. Al padre della piccola, che non siamo ancora riusciti a capire che fine abbia fatto, come minimo la declaratoria genitoriale. Ma questo avverrebbe in un Paese normale. E lo scrivo da garantista. I bambini non si toccano, MAI!!. Cieli blu, piccola Fatima.

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