Damascelli: “Maradona continua a vivere”

By Tony Damascelli

Quattro anni dopo. Come quattro anni fa e prima ancora. Diego Armando Maradona è vivo nelle memorie, nelle voci di Napoli, nei racconti di chi lo ha frequentato, nelle fotografie, nei film dei suoi gol adesso anche in una ciocca di capelli che un astuto barbiere di Dubai ha conservato dal 2018 e messo all’asta per trentamila dollari a salire. Il mito esiste e resiste, capita davvero con chi ha vissuto anni grandiosi, nello sport, nel cinema, nel teatro, nelle forme d’arte dove l’ingegno e la genialità hanno la prevalenza sul copione scritto.

Maradona se ne andò per alcuni improvvisamente, colpevoli medici, badanti, infermieri che avrebbero dovuto seguirlo e proteggerlo e invece ne succhiarono il miele fino all’ultima goccia. In verità Diego Armando aveva finito di esistere in quanto Maradona per colpe anche sue, di una esistenza forte, sregolata ma sincera, risultato di una debolezza di carattere e personalità, lui il Guevara del football però infine piegato dalla propria fragilità infantile, da quel vizio che ne graffiò l’immagine e la carriera, dal clan di confidenti malfidati, di cortigiani e amici fasulli che invece di portarlo in strada lo accompagnavano dentro sentieri oscuri, dunque veri complici di un epilogo drammatico.

Napoli celebrerà il suo scugnizzo come nessuna altra città al mondo, non certamente Barcellona dove Diego approdò per scoprire l’Europa e forse nemmeno Buenos Aires e nemmeno in quel sito, dodici chilometri a sud della capitale, Lanus, dove nacque il 30 ottobre del’60, era domenica, il giorno della sua vita vera, sui mille prati di pallone. Il calcio corre in fretta, ogni tanto si ferma per ricordare. Oggi è il giorno ma domani sarà come oggi e ieri e sempre, il football di Maradona e di chi non smette mai di sognare.

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