Non solo radicale, tutta piazza e megafono, ma anche dirigista. La nuova segreteria annunciata oggi da Elly Schlein non convince in troppi dentro il Nazareno. Dopo un mese di trattative e litigi per trovare la quadra, alla fine la capitana ha preferito procedere come un caterpillar. E asfaltare minoranze e opposizioni interne in barba all’inclusività sbandierata nelle prime ore dopo la vittoria alle primarie. I venti nomi non piacciono ai grandi esclusi che accusano la segretaria di mancata collegialità. Insomma la Elly parte male.
Mal di pancia diffusi, non solo della corrente di Bonaccini. Le scelte e il metodo ‘prendere o lasciare’ del successore di Letta non vanno giù agli ex sfidanti alla segreteria. Che, dietro gli auguri di rito di buon lavoro, accusano la giovane Elly di essere partita con il piede sbagliato.
“Elly Schlein aveva parlato di unità e pluralismo ma in realtà non si è voluta riconoscere la ricchezza delle differenze espresse dagli iscritti nel congresso dei circoli. Lavoreremo lo stesso a un Pd più coraggioso e coerente”. Così Cuperlo con un tweet al veleno. Non fa sconti alla nuova segretaria neppure l’ex ministra Paola De Micheli. “Elly Schlein ha ritenuto di non dare rappresentanza nella nuova organizzazione ad una parte vitale del partito. Espressa da due candidati al congresso. Lo ritengo un errore”, accusa la romagnola che non le manda a dire. “Così si rinuncia alla pluralità di idee che è sempre una ricchezza e un bene per tutti. Ma continueremo a lavorare nel Pd e per il Pd con lealtà e senso critico”.
Malumori più o meno espressi anche in Base riformista di Lorenzo Guerini, presidente del Copasir ed ex ministro della Difesa”. Che accusa il governatore dell’Emilia Romagna di aver trattato “da solo insieme a Baruffi e ad Alfieri” i possibili posti al sole. Al primo infatti è andata la casella della delega agli Enti locali, al secondo il dossier Riforme e Pnrr.
Mal di pancia anche per l’assenza di vicesegretari, non previsti dalla Schlein per evitare altri guai, visto che alla minoranza ne sarebbe probabilmente toccato uno. Per ora i ribelli masticano amaro e scalpitano, ma è presto per capire le prossime mosse politiche. Dalle critiche qualcuno potrebbe passare alle valigie prima che sia troppo tardi. Non è affatto esclusa qualche uscita verso nuovi lidi centristi nelle prossime settimane. Il terzo Polo di Carlo Calenda, in lite con Renzi, li aspetta a braccia spalancate.