Csm, legge Cartabia, Caiazza (Ucpi) si schiera: “Le toghe scioperano contro il riequilibrio tra poteri”

Lo sciopero proclamato dall’Associazione nazionale magistrati contro la “riforma Cartabia” del Csm non preoccupa più di tanto Enrico Costa. L’ex-berlusconiano è ora il responsabile della giustizia di Azione, la sigla che fa capo a Carlo Calenda. Soprattutto è il padre che ha introdotto il cosiddetto fascicolo dellaperformanceuna sorta di pagella del magistrato che ne annota successi e insuccessi ai fini di una valutazione nel merito del suo operato. Niente di nuovo, in verità, dal momento che già una circolare del Csm del 2007 (rimasta ovviamente lettera morta) prevedeva un meccanismo simile. Costa però lo ha raffinato nella speranza di renderlo concreto. Scioperano per questo i magistrati? Non ne sembra per nulla convinto Gian Domenico Caiazza, presidente dei penalisti italiani.

«La magistratura – spiega l’avvocato all’Huffington Post – non tollera che il legislatore metta mano all’enorme, indebito potere che ad essa deriva dal fenomeno dei magistrati fuori ruolo, attraverso i quali la magistratura controlla e condiziona la politica giudiziaria del Paese». Sia Costa sia Caiazza, tuttavia, vedono la “riforma Cartabia” come un bicchiere mezzo pieno. Merito anche dei referendum alle porte, che costringono Parlamento e governo a legiferare.

Ai quesiti il deputato di Azioneaggiunge anche il «contesto storico», vale a dire «una maggioranza di governo che non abbia il giustizialismo nel suo Dna». Un frecciata diretta ai grillini, sbarcati in Parlamento al tintinnio di manette. Il contesto è cambiato molto, spiega Costa, «anche perché il M5S non è più l’azionista di maggioranza, come lo era sia con la Lega, quando è stata varata la Spazzacorrotti, che con il Pd». E lui ne ha “approfittato” introducendo norme di chiara impronta garantista attese da anni.

Non per questo, però, si sente «l’incubo dei magistrati», anzi. «L’altro giorno – ha raccontato all’Adnkronos – ho partecipato all’assemblea dell’Anm e c’è stato un rispetto reciproco». Ma non manca chi azzarda fosche previsioni. «In tanti – riconosce Costa – mi definiscono “coraggioso” a portare avanti certe battaglie a viso aperto, soprattutto quando scontentano i magistrati». Più di sistema il ragionamento di Caiazza. «Non contesto il diritto di sciopero, che anche le toghe hanno – premette -. Ma trovo davvero sorprendente che si voglia negare che la magistratura contesta una legge “in fieri“. E questo significa che l’ordine giudiziario vuole esercitare un potere di interdizione nei confronti di governo e Parlamento». Il motivo? «Impedire – conclude Caiazza – il riequilibrio tra i poteri dello Stato, che riconduca quello giudiziario nei suoi limiti costituzionali, da tempo violati».

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