Crisi energetica, Italia e Europa in alto mare. L’analisi degli esperti: un’emergenza che Matteoli intuì 20 anni fa…

I rincari delle materie prime energetiche stanno colpendo in particolare i Paesi europei, tra cui il nostro: tra le realtà in cui il caro-energia rischia di produrre i maggiori danni. E qualcosa abbiamo già cominciato a capirla con i costi alle stelle di bollette e carburanti. Allora, “Crisi energetica, perche? ” è il tema del convegno promosso dall’Associazione Altero Matteoliche si è svolto oggi nella Sala convegni della Fondazione Alleanza Nazionale in via della Scrofa a Roma. Un’iniziativa curata dall’onorevole Marco Martinelli. IA cui sono intervenuti Corrado CliniErcole IncalzaStefano Saglia. Moderatore Luca Collodi.

Un fronte caldo che ci vede scoperti, e che – come hanno ribadito nei loro interventi tutti i relatori intervenuti al convegno di oggi – neppure la Commissione Europea può risolvere in maniera indolore e in tempi brevi. Nonostante giusto mercoledì abbia presentato REPower EU, il nuovo programma che aiuterà l’Unione a «ridurre rapidamente la dipendenza dalle fonti fossili russe. Accelerando la transizione verso fonti pulite. E permettendo di unire le forze verso un sistema energetico più resiliente e una vera unione in materia di energia».

Una realtà e un allarme che sia Corrado Clini, dirigente pubblico, già ministro dell’Ambiente del governo Monti (erano gli anni 2011-2013). Ettore Incalza, esperto, dirigente del Ministero delle Infrastrutture. E Stefano Saglia, componente del collegio di Arera, (l’autorità che regola l’energia, le reti e l’ambiente) hanno ribadito. Analizzando quella che è una crisi energetica dovuta in gran parte – ma non solo, precisano dal primo istante i relatori all’incontro – alla guerra in corso tra Russia e Ucraina. Un dato di partenza che tutti i partecipanti all’incontro hanno sottolineato, a partire dai saluti che Federica Matteoli, la figlia di Altero Matteoli – ricordato al convegno come un precursore delle problematiche e dei risvolti al centro del dibattito politico odierno – ha rivolto a oratori e platea.

Un anticipatore dei tempi, Matteoli, di cui Clini ricorda come il tema della crisi energetica fosse nella sua agenda politica già dal 2003. Quando per la prima volta Altero Matteoli, allora ministro dell’Ambiente, organizzò una riunione congiunta tra tutti i suoi omologhi europei. «Facemmo quella riunione a Montecatini, spinti dalla necessità che le strette connessioni tra obiettivi ambientali e scelte energetiche fossero affrontate dalla politica in maniera congiunta. E non su due binari paralleli. Già allora il tema il nodo da sciogliere era lavorare in collaborazione, perché sicurezza energetica e protezione dell’ambiente viaggiassero simultaneamente». Una problematica che continua a riguardare l’Europa tutta, e che la guerra, rimarca il relatore, «ha messo in evidenza in virtù della dipendenza dell’europa soprattutto da un fornitore: la Russia».

E allora, spiega ancora Clini nella sua disamina, oggi più che mai «la problematica riguarda quei paesi più vulnerabili. Che sono quelli che hanno scelto di rinunciare al nucleare (come l’Italia). E quelli che hanno scelto di dismetterlo (come la Germania). Un problema a fronte del quale la crisi climatica va avanti con fenomeni estremi (siccità in nord Italia e quello che sta determinando, per rimanere al Belpaese). Mentre dall’altra parte la sicurezza energetica imporrebbe di arrivare a ridurre il contenuto di carbonio nell’energia: perciò ricorrendo a nucleare. Gas. E a molte fonti rinnovabili. Elementi che non hanno grandi quantità di carbonio». Un fronte su cui l’Europa la settimana scorsa con RePowerEu ha presentato un programma a medio termine di qui al 2030 per risolvere l’equazione al momento irrisolta. Perché la coperta risulta sempre troppo corta: tra approvvigionamenti alternativi a Mosca, impianti di produzione, reti e canali di trasporto e costi delle operazioni, c’è ancora molta incertezza.

Dunque il tema energetico diventa geo-politico. E in questa fase sta esplodendo in tutta la sua emergenzialità. Un quadro di riferimento che, anche Incalzatiene a sottolineare nel suo intervento, Matteoli intuì e affrontò anticipando i tempi, soprattutto in merito all’ottimizzazione dei rapporti costi-benefici. Mirando, per esempio, al contenimento dei prezzi del trasporto delle merci, favorendo una maggiore possibilità produttiva e di scambio». Mentre oggi, «a due anni dagli annunci di Conte, non solo non è successo nulla. Anzi, addirittura, si sono create le condizioni per arrivare a dati che rimbalzano contro il governo. Dati che mettono in difficoltà la squadra di Draghi che, onestamente – sostiene il relatore – si sta rivelando inadempiente su tutti i fronti. Tanto che «per la parte energetica il Pnrr – conclude Incalza – sarà ridimensionato quasi per il 45-50%. Ossia: saranno tolte le risorse che non hanno allo stato una motivata documentazione progettuale, che riguarda una cifra pari a un valore globale di 55-60 miliardi del Mezzogiorno.  Una scelta che non produrrà nulla sul fronte energetico e altrettanto sul piano di redistribuzione delle risorse».

Energia gas, elettricità: prezzi alle stesse risorse ridotte. Che cosa sta succedendo? La domanda è rivolta anche a Stefano Saglia, componente del collegio di Arera, che come anticipato in apertura, è l’autorità che regola l’energia, le reti e l’ambiente. E che fa i prezzi poi che cittadini e famiglie pagano. E allora la domanda più circostanziata rivolta al relatore di turno è: perché oggi paghiamo i rincari in bolletta nettamente aumentate rispetto ai mesi scorsi? La risposta di Saglia, per quanto articolata e argomentata, è tranchant. E inequivocabile: «La dipendenza dalla Russia è arrivata oltre il 40%, ma nel frattempo noi non abbiamo fatto i gassificatori per garantirci un’alternativa agli approvvigionamenti».

Pertanto prosegue Saglia, «noi oggi paghiamo 5 volte tanto rispetto a quanto sborsato un anno fa. Prezzi insostenibili sia per le famiglie che per le imprese. Con il governo che, a fronte di questa situazione, ha fatto una serie di azioni che ci scoprono su altri fronti. Per esempio investendo oltre 20 miliardi di euro a copertura degli oneri di sistema della bollette di famiglie e imprese in difficoltà. Ossia – incalza l’esperto – questo Paese si è permesso in pochi mesi di fare 20 miliardi di debito in più. In conclusione quindi, «io credo che l’unica soluzione sia portare avanti la transizione energetica», chiosa il relatore. Una soluzione «che investe e risolve anche il problema della sicurezza energetica. Ma bisogna anche dire la verità. E sapere che il processo che richiede si compirà nell’arco di un ventennio, se lo Stato non funziona. Perché, al momento, sono 4 anni che gli impianti da fonti rinnovabili non crescono. Sono quattro anni che gli investimenti sono bloccati»…

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