Riavvolgere il nastro fino a giovedì, il giorno della telefonata tra Vladimir Putin, il presidente russo impegnato da mille giorni nell’invasione dell’ucraina, e il cancelliere tedesco Olaf Scholz, clamorosamente in difficoltà sul fronte interno e in cerca di riscatto internazionale.
La sostanza del messaggio rivolto da Scholz a Putin nella telefonata è stato: “Ritira le truppe e negozia con Kiev”. Richiesta respinta al mittente poiché lo zar ha fatto sapere che i negoziati possono essere basati soltanto sulle “nuove realtà territoriali”, ossia non possono a suo giudizio non tenere conto delle annessioni ottenute da Mosca grazie all’offensiva. In ogni caso si è trattato del primo colloquio diretto tra Putin e Scholz dal dicembre 2022.
Un colloquio che ha anche agitato l’Unione europea, che si è sentita scavalcata dall’iniziativa del cancelliere tedesco. Non a caso il G7 e i vertici dell’Unione europea hanno subito confermato l’appoggio a Kiev, chiudendo al negoziato (il tutto in questi giorni in cui la vittoria di Donald Trump negli Stati Uniti può sensibilmente mutare gli equilibri sullo scacchiere russo-ucraino).
Il punto è che ora, a due giorni di distanza dalla telefonata, a gettare ulteriore benzina sul fuoco ci pensa il Cremlino. A parlare è Dmitri Peskov, portavoce del Cremlino e dunque voce di Putin, il quale – citato dalle agenzie Tass e Interfax – ha fatto sapere che la conversazione telefonica di venerdì tra lo zar e Scholz è stata “franca e diretta, come un colloquio d’affari”.
E ancora, Peskov ha aggiunto: “Da quello che so, è stato come un colloquio d’affari, diretto e piuttosto franco nel modo in cui le due parti hanno rimarcato le proprie posizioni”, ha spiegato a Rossiya 1. “Forse tutti gli elementi si stanno sviluppando in una direzione che indica una volontà di riprendere il dialogo”. Uno sviluppo, questo, “a cui si può solo dare il benvenuto“, anche perché “il presidente Putin ha più volte affermato di essere aperto al dialogo”, ha concluso Peskov. Già, parole che sembrano sottolineare come il colloquio possa anche portare a qualcosa. A un negoziato. In barba alle prese di posizione della Ue. “Un franco colloquio d’affari” che potrebbe davvero cambiare le carte in tavola.