Covid senza freni, 21.261 contagi e 376 morti nelle ultime 24 ore. Caos a Rebibbia: contagiate 56 detenute e 6 agenti

Covid, la situazione non migliora. E all’sos lanciato da policlinici Gemelli e Umberto I, i principali ospedali della capitale, sotto pressione con i reparti di terapia intensiva al limite massimo, si aggiunge anche l’allarme dalle carceri. Dove, tanto per rimanere nella capitale, per esempio a Rebibbia, il Covid fa paura: il focolaio della sezione femminile non accenna a spegnarsi. Anzi… Una situazione critica e diffusa, insomma, che i dati del bollettino della Protezione Civile aggiornano ai 21.261 contagi da coronavirus in Italia oggi. Nella tabella del ministero della Salute, poi, gli altri 376 morti registrati nelle ultime 24 ore, portano il totale delle vittime a 110.704 dall’inizio dell’emergenza legata all’epidemia di Covid. E ancora: sul monitoraggio, apprendiamo che da ieri gli operatori hanno eseguito 359.214 tamponi. E, soprattutto, che l’indice di positività è sceso al 5,9%. Al momento, comunque, ricoverate in terapia intensiva ci sono 3.714 persone (+10 da ieri), con 234 ingressi giornalieri.

Nel frattempo, anche il problema della diffusione dei contagi negli istituti penitenziari continua a destare preoccupazione e allarme. Il virus è tornato nel carcere femminile di Rebibbia: e il ritorno è stato più irruento rispetto alle ondate precedenti. Da quanto appreso dagli ultimi dati forniti dall’Amministrazione, infatti, sembra siano risultate positive al tampone molecolare 54 detenute. Sappiamo inoltre della positività di 6 unità di Polizia Penitenziaria. Il numerico evidenziato pare sia in crescita. A darne notizia è Aldo Di Giacomo, segretario generale del sindacato di Polizia Penitenziaria Spp. Il quale, in una nota ha dichiarato: «Vista l’entità del numero dei contagi potrebbero seriamente iniziare a mancare i posti in isolamento sanitario. Pare opportuno, così come è avvenuto ed avviene in altri istituti penitenziari, valutare la possibilità di uno sfollamento».

«L’obiettivo si sostanzierebbe nell’evitare il rischio che in caso di mancato contenimento, per le dimensioni ed il numero di persone che ruotano intorno al carcere di Rebibbia, l’istituto di pena femminile più grande d’Europa, il focolaio possa diventare un rischio anche per la salute pubblica ed esterna alle mura del carcere. In primis per le famiglie del Personale. Appare inoltre indispensabile – prosegue Di Giacomo – monitorare costantemente l’andamento dei contagi mediante esecuzione di tamponi molecolari, ripetuti a distanza di tempo. Sia per il personale, che per la popolazione ristretta. Va assolutamente velocizzata la somministrazione dei vaccini nelle carceri di tutto il territorio nazionale cosicché, al pari di quanto accaduto nelle Rsa, possa essere ridotto e arginato il pericolo di ulteriori focolai»

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