Covid, scoperta una nuova variante, quella indiana: resiste ai vaccini. Bassetti: non alimentiamo le paure

Primo caso di variante indiana del coronavirus scoperto in Svizzera: si tratta di un passeggero in transito in un aeroporto elvetico. Lo riporta l’Ufficio federale della sanità pubblica (Ufsp) su Twitter.  La variante indiana del Sars-Cov-2 è numerata B.1.617. È stata scoperta il 5 ottobre del 2020 nel Maharashtra, stato dell’India Centro-occidentale, conosciuto per la capitale Mumbai. Desta allarme perché non è chiaro se sia resistente o no ai vaccini. In Italia era stata segnalata a marzo a Firenze.

Francesco Menichetti, primario di Malattie infettive all’ospedale di Pisa, spiega che  “ad oggi in letteratura scientifica sono stati segnalati 350 casi nel mondo per questa variante. La mutazione che caratterizza questa variante è collocata nella sequenza di aminoacidi che riguarda il dominio legante recettore, in una posizione molto delicata che può potenzialmente alterare la proteina ‘spike’. Quando si altera questa conformazione l’efficaca dei vaccini può ridursi. Ma occorre indagare meglio”.

L’infettivologo Matteo Bassetti invita alla cautela: “Bisogna finirla di fare la rincorsa alle varianti, e bisogna finirla con questa comunicazione terroristica. Le varianti ci saranno sempre, e più le cerchi e più le trovi: probabilmente ce n’è una in ogni paese, e forse addirittura una in ogni città perché il virus muta, cambia. Non è altro che la sua evoluzione naturale. E’ giusto monitorare, e fare molta attenzione e questo lo lasciamo fare agli esperti nei laboratori, ma le varianti non possono diventare chiacchiere da bar o discorsi da social”.

“Fare terrorismo sulle varianti – sostiene Bassetti – può solo fa insorgere dubbi tra la gente che può pensare che a causa delle varianti, l’indiana adesso ma tutte le altre, i vaccini non funzionino. E ciò rappresenta un danno in questo momento di campagna vaccinale. Al momento – ricorda – sappiamo che i vaccini coprono tutte le varianti e non c’è un solo caso in cui sia dimostrato che il vaccino non ha funzionato su una variante”.

Dunque “per chi fa l’infettivologo da anni come me – conclude – non è una sorpresa sapere che un virus muta e cambia, così come fanno i batteri, i funghi o i protozoi. Basti pensare che il virus dell’influenza cambia ogni anno, e all’interno dell’anno anche più volte, ma perché questo non desta allarme?”.

Il virologo Fabrizio Pregliasco osserva che è necessaria la “massima attenzione e una capacità di individuarla per capire e approfondire le caratteristiche che presenta, cioè quanto può essere più contagiosa e se scappa un po’ dai vaccini”. “Purtroppo – osserva ancora Pregliasco – le varianti ci terranno compagnia anche più avanti,soprattutto quando il virus si troverà in difficoltà con le vaccinazioni, continuando per questo a sperimentare mutazioni. E per questo bisognerà fare richiami con vaccini aggiornati in base alle varianti”.

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