Covid, la musica non cambia, il Dpcm di Speranza è una fotocopia dell’era-Conte: “Non allenteremo le misure”

«Non ci sono oggi le condizioni per allentare le misure». Niente di nuovo sotto il sole. E neppure sotto il cielo del governo Draghi. Soprattutto se la continuità ha il volto di Roberto Speranza, il ministro della Salute che ha inaspettatamente superato il test della riconferma, a dispetto delle tante voci che lo davano per spacciato.  Dipendesse da lui, sarebbe lockdownovunque e comunque. Lo ha fatto capire anche intervento in queste ore al Senato in vista del nuovo Dpcm che sarà in vigore dal 6 marzo al 6 aprile, coprendo anche il periodo di Pasqua. È il primo dell’era Draghi, ma è in fotocopia con quelli del Conte-bis. «Nessun segnale di discontinuità», ha subito constatato Daniela Santanché, di Fratelli d’Italia.

Ne sarà – immaginiamo – rimasto deluso Matteo Salvini accorso a Palazzo Madama per assistere al tanto da lui invocato «cambio di passo». Ma si è dovuto accontentare di un «messaggio di ragionata fiducia». Questo: «Argineremo il virus grazie alla scienza e al lavoro quotidiano del personale sanitario. Vediamo la luce in fondo al tunnel». Neanche un minuto e Speranza si contraddice ricordando che «la variante inglese è presente su gran parte del territorio nazionale». Ragion per cui, «non possiamo abbassare la guardia». Tradotto, significa che di  venire incontro alle esigenze di quanti non vivono di stipendio, non se ne parla proprio.

Anche sul vaccino anti-Covid Speranza è riuscito a parlare molto senza dire niente. In premessa il solito bla bla blasugli obiettivi, sull’Italia «grande Paese», sullo «sforzo organizzativo delle Regioni», sul «vaccino bene comune» per concluderne che «l’Italia non si rassegna alla riduzione delle dosi». La solita petizione di principio. «Con i vertici Ue stiamo esercitando la massima pressione nei confronti delle aziendeaffinché si trovino soluzioni necessarie per aumentare la produzione dei vaccini. Vanno considerate tutte le soluzioni, nessuna esclusa».

In pratica, zero assoluto. Lo ha rilevato ancora la Santanché rimarcando come il ministro nulla avesse detto in merito a tre quesiti fondamentali: «Quando avremo i vaccini, quali e quanti saranno». Insomma, da una parte il ministro elenca numeri a sostegno della linea del rigore, ma dall’altro fa poco o nulla per attuare il piano vaccinale. E tutto questo mentre per «la terza settimana consecutiva» la cabina di regia segnala l’incremento epidemiologico. L’indice di contagiosità è allo 0,99 mentre sono salite a cinque le Regioni «con le terapie intensive sopra la soglia critica del 30per cento». Così non se ne esce. E Speranza non può far finta di non capirlo.

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