Coronavirus, truffa choc dei tamponi in Campania: “Che me ne f***? Faccio il test usato e poi dico…”

E’ stata sgominata la banda del tampone in Campania. Un gruppo di diverse persone, del campo sanitario e non, si era organizzato per effettuare falsi test dietro pagamento. “Io gli facevo il tampone e lo mettevo su una striscetta già usata e non gli dicevo niente. Non attendevo nemmeno i 20 minuti e dicevo: è negativo guagliò, tutto a posto! Che me ne fotte a me”: questa è l’intercettazione di uno dei membri della banda, ottenuta in esclusiva da Tpi.

Una mega truffa, quindi, che ha messo a rischio la salute di migliaia di cittadini inconsapevolmente positivi. Senza contare, poi, il rischio che i finti negativi, circolando liberamente, potessero contagiare a loro volta altra gente. Intanto prosegue l’inchiesta dei carabinieri del Nas di Napoli, che al momento hanno individuato 17 indagati. Solo due uomini dell’organizzazione avevano un titolo sanitario, un infermiere e un medico del 118;gli altri erano tutti non qualificati. Fondamentale è stata anche la collaborazione di un’azienda specializzata in protesi acustiche, che metteva a disposizione il suo parco clienti, i locali della sua struttura e un macchinario per processare i tamponi. 

Come riporta Tpi, lo strumento utilizzato per analizzare i test era in realtà una macchinetta nata per la ricerca dei virus negli animali e in particolare della brucellosi nelle vacche. Per di più, l’organizzazione aveva cominciato la sua attività ben prima che la regione Campania autorizzasse i laboratori privati a fare i test per la ricerca del virus. “Queste migliaia di tamponi falsi sono un fatto di una gravità inaudita e mi auguro che la magistratura faccia il suo corso e il suo lavoro, insieme alle forze dell’ordine”, ha commentato il sindaco di Napoli Luigi De Magistris. Le indagini  della procura di Napoli, affidate ai pm Maria Di Mauro e Giuseppe Lucantonio, valuteranno oltre alle ipotesi di reato di truffa al sistema sanitario nazionale, falso e concussione, anche una vera e propria associazione per delinquere, eventualmente responsabile di epidemia dolosa o colposa. Si è scoperto, inoltre, che ogni finto tampone costava 36 euro, ma le tariffe potevano toccare anche i 50 e gli 80 euro.

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