By Giuseppe Falco (per ith24)
Quando la politica non è in grado di affrontare le emergenze, quando è incapace di adottare pronte misure, cerca sempre di scaricare la colpa su qualcuno. E a volte lo fa nei confronti di chi realmente lavora e rischia tutti i giorni mettendoci professionalità, faccia e dignità. Cosa che ai politici di oggi riesce poco. Infatti, dopo il totale flop del governo giallorosso e di Conte nel prevenire l’emergenza da coronavirus che ha colpito la Lombardia e l’Italia, quest’ultimo, Conte, attribuiva la colpa all’ospedale di Codogno. Ovvero sul caso paziente 1, il 38enne di Codogno. Il premier ha accusato la sanità lombarda di non aver rispettato i protocolli. A fare chiarezza sulla vicenda è Massimo Lombardo, direttore generale dell’azienda socio sanitaria locale di Lodi: “Il paziente uno si è presentato al pronto soccorso dell’ospedale di Codogno una prima volta il 18 febbraio, senza presentare alcun criterio che avrebbe potuto identificarlo come ‘caso sospetto’ o ‘caso probabile’ di infezione da coronavirus secondo le indicazioni della circolare ministeriale del 27 gennaio 2020. Durante l’accesso in pronto soccorso è stato sottoposto agli accertamenti necessari e a terapia; tuttavia decideva di tornare a casa nonostante la proposta prudenziale di ricovero. Arriviamo quindi alla notte tra il 18 e il 19 febbraio, quando il 38enne si è presentato nuovamente in ospedale per un peggioramento dei sintomi: Viene ricoverato nel reparto di medicina, dove il peggioramento delle condizioni cliniche ha determinato l’intervento del rianimatore la mattina del 20 febbraio. A questo punto, parlando con la moglie, il rianimatore viene informato di una cena, svoltasi a fine gennaio, alla quale avrebbe partecipato il paziente uno e dove era presente un amico rientrato dalla Cina”.
Secondo i famosi protocolli ministeriali di cui parlava il premier Conte, “anche quest’ultimo fatto non classificava il paziente uno come ‘caso sospetto’ o ‘caso probabile'”. Quindi non solo l’ospedale di Codogno non ha commesso alcuna violazione ma, eseguendo comunque il tampone, il rianimatore ha attivato “subito le procedure di protezione individuale dei medici e degli infermieri che hanno consentito un primo contenimento dell’infezione, dimostrando un’intuizione clinica per la quale merita l’ammirazione di tutti“.
Insomma, detta alla Emilio Fede: “Che figura di mer***a”.