Conte è disperato, ma lo nasconde bene: cambiano i suoi progetti. E il primo che chiama è la persona sbagliata: il Pd è il partito dei salotti. Poche ore dopo: ma non escludiamo il dialogo…

Nessuno vorrebbe stare nei panni di Giuseppe Conte. Con la grana del doppio mandato. L’ultimatum di Grillo: o si torna alle origini o me ne vado. Di Battista che minaccia: potrei tornare. Il Pd che chiude le porte, almeno a parole. Di Maio che lo prende a male parole.

Questo spiega le oscillazioni dialettiche del capo di un movimento ormai sgangherato. Due giorni fa scriveva su Fb che il Campo lango era robaccia e a lui non interessava farne parte. “Il ‘campo largo’ va da Calenda, che non esce dalle Ztl e dai salotti buoni nemmeno per sbaglio, a Brunetta che insulta i lavoratori nei suoi comizi – fino a Renzi che raccoglie le firme per smantellare i sostegni contro la povertà. Noi siamo altro, non mettiamo la polvere sotto il tappeto”. E ne aveva anche per il Pd: “Auguro al Pd e a tutti i suoi numerosi compagni di viaggio buona fortuna, ne avranno bisogno. Noi siamo un’altra cosa rispetto a questa affollata e confusa compagnia: il nostro sguardo non si è mai fermato ai salotti buoni delle Ztl, su questo siamo sempre stati chiari”.

Uno pensa che col Pd il dialogo è chiuso definitivamente. Ma non passano 24 ore che Conte ci ripensa: “Non ho cercato questa situazione, non l’ho provocata. Mi assumo però tutte le responsabilità del fatto che l’agenda che noi dobbiamo portare avanti deve essere un’agenda sociale ed ecologica. E non abbiamo ricevuto risposte da nessuno, ma anzi abbiamo riscontrato un’indifferenza persino del Pd. Più che la larghezza del campo è importante la forza e la coerenza del programma. E la sua praticabilità. Un dialogo col Pd non lo escludiamo. Ci saranno le premesse solo se il Pd vorrà schierarsi a favore dei più deboli, del lavoro, dei più giovani, delle donne”.

Prima chiude e poi apre, dunque. Ma anche in questo caso, la nuova posizione dura per poche ore. Dopo le quali arriva la smentita di non meglio precisate fonti del Movimento.In merito alle parole di Giuseppe Conte a Tpi – che alla domanda “è irrecuperabile la situazione con i dem?” ha risposto “un dialogo col Pd non lo escludiamo. Ci saranno le premesse solo se il Pd vorrà schierarsi convintamente a favore dei più deboli, del lavoro, dei più giovani, delle donne” – fonti pentastellate precisano che questa riposta “non è in alcun modo da intendersi come una riapertura alla possibilità di una alleanza col Pd in questa campagna elettorale. Conte ha voluto semplicemente chiarire che in prospettiva futura ci potranno essere le premesse per un dialogo solo se il Pd abbandonerà l’agenda Draghi e sposerà un’agenda autenticamente sociale ed ecologica”. Insomma, come al solito, M5S e il suo leader in stato confusionale.

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