Ciro Grillo finisce dalla padella alla brace: “Mi farei le figlie del preside”. Agli investigatori è bastato il suo numero di cellulare per scoperchiare il vaso di Pandora….

Spuntano nuove chat nel processo Ciro Grillo e ai suoi tre amici, Francesco Corsiglia, Edoardo Capitta e Vittorio Lauria per stupro di gruppo. Mercoledì nuova udienza davanti al tribunale di Tempio Pausania, un appuntamento molto atteso. È stato infatti il giorno della testimonianza della madre di Ciro, Parvin Tadjk, che dormiva in una casa accanto a quella dove si sarebbero consumati i presunti abusi ai danni di due giovani milanesi.

Gli avvocati delle parti civili – Giulia Bongiorno e Dario Romano – hanno acceso i riflettori su una chat tra Ciro Grillo e Parvin Tadjik datata agosto 2017. Una conversazione nella quale la moglie di Bepppe Grillo rimproverò aspramente il figlio, al tempo a Auckland, in Nuova Zelanda, per una vacanza-studio. La scuola voleva espellere il giovane perché il vicepreside era molto infastidito per alcune sue parole.

“Se potessi darei due pugni in faccia al preside e mi farei le sue due figlie”, lo sfogo di Ciro Grillo con un compagno di classe riportato da La Stampa. Una frase choc che comportò l’apertura di un procedimento disciplinare e il rischio di espulsione dall’istituto. Per le parti civili, quelle parole sono da considerarsi molestie sessuali a tutti gli effetti. Ma non solo: dimostrerebbero il carattere aggressivo e violento del figlio del garante del Movimento 5 Stelle.

Posizioni contestate con forza dai legali di Ciro. “L’affermazione non ha nulla a che vedere con la molestia sessuale”, la precisazione dei difensori: “È un modo di dire, molto poco elegante, che nel gergo maschile viene usato”. Accusetendenziose e ininfluenti nel processo, in altre parole.

Interpellata da giudice, pubblico ministero e parte civile, Parvin Tadjk ha confermato la sua versione dei fatti: “Urla? Grida d’aiuto? Nulla di nulla”. La 61enne ha ricostruito le ore successive alla notte del 16 luglio, ribadendo quanto detto agli inquirenti tre mesi dopo i fatti. Presente in aula anche Cristina Stasia, amica di Parvin Tadjik, anche lei nell’appartamento quella notte. La donna ha affermato di aver incrociato una delle due giovani coinvolte: “Ho incrociato la ragazza era con i piedi sul tavolo che fumava tranquilla. Non mi ha chiesto aiuto”. Nessuna avvisaglia di pericolo o di choc. Il processo a Ciro Grillo e ai tre suoi amici proseguirà il prossimo 19 ottobre.

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