“Ci inc***amo tutta l’Italia”: la frase choc dello spione, ecco chi controllava

By Michele Zaccardi

«Un gigantesco mercato delle informazioni riservate». È Giovanni Melillo a definire così quanto emerso dall’attività di indagine, partita nel 2022, sui dossieraggi realizzati da un gruppo composto da tecnici informatici e appartenenti alle forze dell’ordine su commissione e dietro compenso economico. Per il Procuratore nazionale antimafia, che ieri mattina ha tenuto una conferenza stampa insieme al Procuratore capo di Milano Marcello Viola, l’inchiesta ha portato alla luce un «quadro allarmante», che configura un «sistema di attentati alla sicurezza cibernetica nazionale».

Trai “contenuti” e le “persone” spiate il «fronte di maggiore interesse» ha precisato Viola «è quello del mondo dell’economia, della finanza e dell’imprenditoria». I fascicoli erano realizzati scaricando informazioni da diverse banche dati, in particolare dallo Sdi, in uso alle forze dell’ordine. Sono state violate anche le banche dati dell’Agenzia delle Entrate, quella dell’Inps, l’Anpr (l’Anagrafe) e il Siva, il “Sistema informativo valutario”, che contiene le operazioni finanziarie anomale. E persino il Fascicolo sanitario elettronico.

Il vaso di Pandora scoperchiato dai carabinieri di Varese e dai pm di Milano, Francesco De Tommasi, e della Dna, Antonio Ardituro, coordinati dai vertici dell’antimafia milanese, l’aggiunto della Dda Alessandra Dolci e Marcello Viola, ha portato a quattro arresti domiciliari e due interdittive, oltre al sequestro di tre società. Sono sessanta gli indagati, tra cui il banchiere Matteo Arpe e Leonardo Maria del Vecchio, figlio del patron di Luxottica, scomparso nel 2022. Secondo l’accusa, Del Vecchio avrebbe commissionato alcuni dossier sui propri familiari; il suo legale ha ribadito l’estraneità ai fatti.

Al centro dell’indagine c’è un’organizzazione strutturata in tre società che si occupano di investigazioni private: Equalize srl, Mercury Advisor srls e Dag srls. Il cuore dell’organizzazione è costituito da Equalize, sede a Milano, di cui è socio di maggioranza Enrico Pazzali (indagato), presidente di Fondazione Fiera Milano, insieme aun ex poliziotto in pensione, Carmine Gallo (ora ai domiciliari), socio di minoranza e amministratore delegato. L’accusa è di associazione a delinquere finalizzata all’accesso abusivo a sistemi informatici. Sono state poi eseguite decine di perquisizioni in Italia e all’estero.

Ad agire e raccogliere i dati sarebbero stati almeno tre appartenenti alle forze dell’ordine, ancora in servizio. La presunta associazione a delinquere, si legge nell’ordinanza di custodia cautelare siglata dal gip Fabrizio Filice, disponeva «di una rete relazionale di livello, costituita da imprenditori, manager di importanti industrie, persone del mondo della politica e dello spettacolo, attraverso la quale la Equalize ha progressivamente costituito un importante bacino di clientela».

L’organizzazione, stando alle imputazioni, agiva per soldi «oppure a scopo estorsivo o ricattatorio, per condizionare e influenzare» «settori della politica e dell’imprenditoria, ovvero per danneggiare l’immagine dei competitors professionali e imprenditoriali di Pazzali» o «degli “avversari” politici di lui odi persone a lui legate».

Venivano così creati dei report «contenenti le informazioni abusivamente e illecitamente raccolte, sapientemente “camuffate” e “mimetizzate” sotto forma di notizie giornalistiche» o provenienti da «fonti apparentemente lecite». Il gip ha disposto il sequestro di Equalize, di Mercury Advisor, amministrata da Massimiliano Camponovo (ora ai domiciliari) e di Develope and Go (Dag), gestita da Giulio Cornelli, anche lui arrestato. Intercettato, Nunzio Samuele Calamucci, uno dei presunti capi dell’associazione finito ai domiciliari, diceva «tutta Italia inculiamo… ». Tra gli spiati, giornalisti, imprenditori vip e politici. Spiccano Paolo Scaroni, presidente del Milan, Giovanni Gorno Tempini, presidente di Cassa Depositi e Prestiti, Massimo Ponzellini, banchiere ed ex presidente di Bpm e il cantante Alex Britti. Nell’ordinanza i pm descrivono il meccanismo con cui agivano gli indagati. In sostanza, Pazzali «chiedeva» a Gallo «l’abusiva acquisizione dei dati». Poi, Nunzio Calamucci (socio di Mecury Advisor con il 40%), anche lui ai domiciliari, «chiedeva a Cornelli (socio unico di Dag, ndr) di estrapolare» quelle informazioni; quest’ultimo lo faceva tramite Giuiliano Schiano, maresciallo della Finanza presso l’antimafia di Lecce. In due anni, l’organizzazione avrebbe incassato «centinaia di migliaia di euro di profitti» vendendo informazioni riservate.

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