“Ci dava 50 euro per i selfie e per inscenare proteste”. La merda sale a galla e per Soumahoro si mette male….

Con il passare dei giorni aumentano esponenzialmente le segnalazioni sul conto di Aboubakar Soumahoro e famiglia. La suocera Maria Therese Mukamitsindo è indagata per malversazione e gli inquirenti sono al lavoro sulle presunte irregolarità nella gestione di due cooperative pro-migranti della provincia di Latina. Dopo i tentativi di difesa – dal video in lacrime all’incredibile intervista di Formigli – il deputato di Sinistra Italiana e Verdi deve fare i conti con un caso politico. L’ormai ex paladino della sinistra non risulta coinvolto sul fronte giudiziario, ma le testimonianze sono chiare: non poteva non sapere.

Diversi ex collaboratori e dipendenti hanno vuotato il sacco sul conto della famiglia Soumahoro, ma la situazione è in continua evoluzione. Interpellato da Striscia la notizia, l’ex socio Soumalia Sambare non ha utilizzato troppi giri di parole: Aboubakar pagava i braccianti per fare i selfie con lui. Scatti da postare sui suoi canali social e rivendicare presunte battaglie. Post necessari per guadagnare prestigio e proseguire la scalata che lo ha portato in Parlamento, che lo ha portato a diventare un simbolo rosso. “Domani non andate a lavoro, vi rimborso la giornata”, la promessa del deputato di Fratoianni ai migranti. Questi ultimi venivano ricompensati con 50 euro, cifra sicuramente generosa e ricavata dalle donazioni fatte alla loro ex associazione. Ma non è tutto. Soumahoro, infatti, avrebbe dato soldi ai braccianti per protestare anziché lavorare, scene puntualmente registrate e trasmesse sui social.

La Guardia di Finanza sta monitorando i presunti mancati pagamenti ai dipendenti, i contratti non regolari e l’effettiva destinazione dei fondi pubblici ricevuti dalle cooperative gestite dalla moglie e dalla suocera di Soumahoro. Tornando a Soumalia Sambare, le accuse nei confronti dell’ex socio sono piuttosto pesanti. “Aboubakar ha creato tutto questo, e ora qui”, nel ghetto di Torretta Antonacci (provincia Foggia), “c’è la guerra”, la sua analisi ai microfoni de La Stampa. I due hanno fondato insieme la Lega Braccianti, lui è stato cacciato per aver fatto qualche domanda di troppo sulle spese effettuate con i soldi raccolti attraverso la piattaforma GoFundMe e sulle possibili irregolarità nella gestione delle donazioni.

“Lui disse che sul conto c’erano 250mila euro. Ne abbiamo spesi circa 60mila per comprare cibo e distribuirlo nei ghetti nel periodo del Covid. Invece a noi risulta che avrebbe dato rimborsi spese alle persone che lo accompagnavano. A quel punto gli chiedemmo un estratto conto perché non eravamo a conoscenza di quanto spendeva”, la sua versione. E ancora: “Gli abbiamo anche chiesto di poter usare una parte della somma raccolta in favore degli abitanti e che avremmo portato le ricevute. Lui fu d’accordo, disse di aprire un conto affinché ci trasferisse del denaro. Invece avrebbe raccontato che noi volevamo fregare i soldi della Lega. E gli altri se la sono presa con noi”.

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