Choc a Firenze: preside concede un’aula per il Ramadan. FdI: la scuola laica vale solo per il crocifisso?

La levata di scudi contro il crocifisso nelle aule e negli uffici pubblici, lanciata a più riprese, ha visto la sinistra sempre in trincea. Compatta e interventista, pronta a schierarsi in prima linea e ad invocare il dialogo e il rispetto reciproco. Un confronto a senso unico, quello che si è generato, che ha espresso una netta contrarietà rispetto ai simboli religiosi di casa nostra nelle aule scolastiche, a fronte – al contrario – di un’apertura verso chi giunge nel nostro Paese da terre lontane, con tradizioni e abitudini profondamente diversi dai nostri. Accolti con elargizioni e concessioni sempre più accreditate e numerose.

E così, bando al crocifisso in classe, oggi siamo arrivati al punto che il preside dell’Istituto tecnico Marco Polo di Firenze è arrivato a concedere – su richiesta di alcune studentesse – la possibilità di pregare durante l’orario scolastico a tutti gli alunni di fede musulmana. Accontentandoli tutti, elargendo loro uno spazio della struttura, appositamente dedicato. L’iniziativa, naturalmente, ha innescato un dibattito che è esploso in rete proprio in queste ore. E che non poteva non estendersi anche al versante politico. Dal quale, nello specifico, alcuni esponenti di Fratelli d’Italia hanno posto l’interrogativo sorto spontaneo: «I difensori della scuola laica non hanno nulla da dire?».

La disparità di atteggiamento – dicesi doppiopesismo – assunto rispetto alla crociata anti-crocifisso, paragonata alla campagna d’accoglienza che arriva ad elargire concessioni orarie e spazi appositi per la celebrazione del culto musulmano che riguarda una minoranza della comunità scolastica, è sotto gli occhi di tutti. Così, come riportato dal Tempo, e rilanciato da Il GiornaleFratelli d’Italia ha acceso i riflettori sulle evidenti incongruenze.

Una disparità di approccio e di metodo che Francesco Torselli – capogruppo di FdI nel consiglio regionale toscano –. E Alessandro Draghi – capogruppo FdI a Palazzo Vecchio – hanno denunciato in un’analisi lucida, quanto esaustiva. Asserendo: «Dove sono i progressisti di sinistra di fronte a questa virata confessionale? Fare polemica per il crocifisso a scuola e poi plaudire alla concessione di un’aula per pregare durante il Ramadan non è pluralismo culturale. Ma vero e proprio sentimento anti-italiano. E di avversione verso la nostra cultura e le nostre tradizioni».

E ancora. «A parer nostro tutti sono liberi di professare la propria fede, ma per gli esponenti della sinistra questo principio vale per tutte le religioni ad eccezione della cattolica, visto che si sono stracciati le vesti per la presenza del simbolo della cristianità nelle scuole. Come sempre, i progressisti dimostrano il loro doppiopesismo: la nostra identità si combatte. Quella altrui si incentiva», sottolineano gli esponenti di Fratelli d’Italia. Insomma, la questione non si esaurisce alla richiesta formale e “garbata”, assecondata e condivisa.

E di sicuro c’è in ballo molto nella domanda e nell’offerta in questione. Altro che pluralismo, insomma… Al quale comunque si è appellato il preside dell’istituto fiorentino, spiegando  di aver ricevuto la richiesta di fare a scuola la preghiera mattutina da alcune studentesse di fede musulmana. E accontentandole prontamente asserendo che, dopo un confronto con le vice-presidi, «ci siamo detti che in una scuola pubblica laica non è accettabile che la religione passi davanti alla didattica. Però non volevamo dire di no a una esigenza che le ragazze sentivano importante. E che avevano posto con grande garbo. Allora abbiamo trovato una mediazione. Consentiremo a loro e agli altri studenti di fede musulmana di pregare in uno spazio della scuola durante la ricreazione, in modo da accogliere la richiesta senza togliere tempo alla didattica».

E tutto il resto che la complessa vicenda racchiude rimane fuori. Tanto che, sempre il dirigente scolastico conclude, tra  ecumenismo e opportunismo: «Per come la intendiamo noi, la scuola pubblica è la scuola di tutti. Questo vuol dire che deve garantire il pluralismo e accogliere, per quanto possibile, le diverse esigenze, materiali e spirituali, di ogni studente e di ogni docente». Proprio di tutti? Perché, a giudicare dai tanti precedenti, come hanno ribadito Torselli e Draghi commentando la vicenda: «La nostra identità si combatte. Quella altrui si incentiva»…

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