Charlie Hebdo, l’Iran chiude l’Istituto di ricerca francese. Minacce anche ad un vignettista italiano

All’indomani della pubblicazione del numero speciale di Charlie Hebdo, con le vignette satiriche sull’ayatollah Ali Khamenei, l’Iran ha annunciato la chiusura dell’Istituto di ricerca francese di Teheran. Ieri, nel giorno dell’uscita dello speciale, il ministero degli Esteri iraniano aveva convocato l’ambasciatore, Nicolas Roche, e annunciato che la scelta della rivista non sarebbe rimasta senza risposta. Oggi questo ulteriore passo. Ma la vicenda ha anche un risvolto italiano: un vignettista italiano,che ha partecipato al concorso lanciato dal settimanale francese, si è ritrovato bersaglio di pesanti minacce sui social, tanto da spingere le forze dell’ordine ad adottare per lui la “sorveglianza dinamica”, con frequenti passaggi degli agenti sotto casa sua.

Legato al ministero degli Esteri, l’Ifri è un istituto storico e archeologico fondato nel 1983 dalla fusione tra la delegazione archeologica francese in Iran e l’Istituto francese di iranologia a Teheran. In una nota pubblicata sul suo sito web, il ministero degli Esteri ha spiegato che la decisione arriva “in reazione a un’azione offensiva” del settimanale satirico francese, accusato di «minare gli standard morali riconosciuti, violare la santità religiosa, violare l’autorità politica e religiosa e insultare i simboli sovrani del Paese e i valori nazionali». Secondo il ministero iraniano, Charlie Hebdo «usa il nobile concetto di libertà di espressione come copertura per atti controculturali e per la profanazione degli esseri umani, della dignità umana e dei valori morali e religiosi».

Il ministro degli Esteri francese, Catherine Colonna, ha replicato ricordando che in Francia «la libertà di stampa esiste, contrariamente a quanto sta accadendo in Iran», mentre non esiste il reato di blasfemia. «La cattiva politica – ha aggiunto nel corso di un’intervista con l’emittente Lci – è quella seguita dall’Iran che pratica la violenza contro la sua stessa popolazione».

In Italia il caso Charlie Hebdo ha finito per coinvolgere un vignettista di 59 anni, Paolo Lombardi, autore di una delle vignette scelte dalla testata come più pungenti e che maggiormente sono circolate in questi giorni: è quella delle gambe di una donna che urina su Khamenei. Lombardi, operaio in pensione, ma con diverse vignette già pubblicate su numerosi giornali a livello internazionale, ha ricevuto minacce e insulti sui social e ora la prefettura sta valutando se adottare misure di sicurezza più mirate, rispetto all’innalzamento della sorveglianza già adottato.

La vignetta, ha raccontato Lombardi, «è frutto della mia indignazione per quanto accade in Iran. Considero la libertà di espressione fondamentale. Quasi tutti i disegnatori sono iraniani e rischiano più di me. Ho un’amica iraniana che non sento più. Sono spesso stato attaccato in precedenza, mi è successo per esempio per delle vignette su Erdogan, ma vado avanti perché attraverso la satira ho la convinzione di difendere anche la libertà».

Pubblicato da edizioni24

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