Celebrazione della nascita del Msi. La sinistra lo vieta e scatena l’Inquisizione contro Isabella Rauti

Vietato celebrare l’anniversario della fondazione del Msi, il partito fondato da Giorgio Almirante, Rauti e Michelin che ha segnato quasi 40 anni di storia di vita italiana. “Oggi voglio ricordare il 26 dicembre di 76 anni fa, quando, a Roma, nasceva il Movimento sociale italiano. Onore ai fondatori e ai militanti missini”. Un innocuo post scatena l’inferno delle opposizioni, che si stracciano le vesti e urlano all’attentato costituzionale. Specie se a firmarlo è Isabella Rauti. Doppiamente colpevolechissà perché.

Anzi loro (Pd e Terzo Polo) provano a spiegarlo. La Rauti è sottosegretaria alla Difesa del governo di Giorgia Meloni, quindi dovrebbe tacere. A rompere il ghiaccio è Federico Fornaro, dell’ufficio di presidenza del gruppo Pd-Italia democratica e progressista, secondo il quale la senatrice di Fratelli d’Italia (che alle elezioni ha battuto nel collegio Emanuele Fiano) avrebbe “tolto anche l’ultimo velo di ipocrisia”. Perché ha reso onore ai fondatori di un partito nato “su iniziativa di esponenti del vecchio regime e della Repubblica Sociale Italiana”. E giù teoremi grondanti antifascismo militante.  Rauti ha da poco giurato «sulla Costituzione italiana, vera grande eredità della Resistenza antifascista”. A questo punto – è lo sport preferito – l’opposizione chiede alla premier “parole chiare” sul presunto incidente.

Ma non basta. Qualcuno storce il naso perfino davanti alla conclusione del post. “Le radici profonde non gelano”, parole prese in prestito dal Signore degli Anelli (non dal Mein Kampf),  molto amate dalle giovani generazioni della di per rivendicare la fedeltà alle fonti ideali e culturali di riferimento. Tutto qui.  Ma per il ‘calendiano’  Osvaldo Napoli quelle remote radici “sono un problema per la destra”. Perché  il Msi “aveva un orizzonte di valori e di ideali che erano e sono una minaccia per la democrazia liberale finita soffocata nei vent’ anni di regime fascista”.

Nel post della senatrice di FdI compaiono alcune vecchie foto con il simbolo della fiamma tricolore e la scritta “Viva il Msi”. Nulla di grave, direte. Ma per la sinistra è troppo. E torna a scagliarsi contro il simbolo del Msi che in campagna elettorale è stato l’oggetto privilegiato del centrosinistra a corto di argomenti contro il partito del premier. Liliana Segre è arrivata a chiedere a Giorgia Meloni di togliere quel simbolo dal logo di FdI. Ma quella fiamma – la sinistra non lo sa o finge di non saperli – non ha nulla a che fare con il fascismo. “È il riconoscimento del percorso fatto da una destra democratica nella nostra storia repubblicana, ne andiamo fieri”, ha chiarito la Meloni mettendo tutti a tacere.

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