By Annarita Digiorgio
È stata ufficializzatala convocazione in commissione Antimafia di Michele Emiliano, che verrà audito a metà maggio, quando la commissione avrà finito di controllare le liste amministrative con il codice antimafia. Chissà se in quella convocazione (in attesa che se ne occupi il Csm) fornirà un’ennesima versione rispetto alla fuga di notizie sugli arresti imminenti dei suoi fedelissimi, dopo che l’ex assessore pugliese Alfonso Pisicchio ha mostrato gli sms con cui Emiliano lo avvertiva dell’inchiesta, così smontando la ricostruzione fantasiosa che il governatore pm aveva riportato poche ore prima.
In tribunale, nel frattempo, proseguono gli interrogatori dei suoi fedelissimi invischiati nelle diverse inchieste. Per gli inquirenti non è facile ricostruire gli intrecci, ad esempio per dall’ordinanza cautelare dell’arresto ad Alfonsino Pisicchio, come anticipato dalla Gazzetta del Mezzogiorno, emerge che per l’ex assessore le intercettazioni si sono interrotte il 31 dicembre 2019, quando il Gip Ilaria Casu – lo stesso che ne ha disposto la custodia cautelare ai domiciliari – decise di non concedere l’ulteriore proroga richiesta dal pm che stava indagando sulla presunta alterazione di un maxiappalto di Aeroporti di Puglia per la sicurezza informatica: «Non ci sono indizi». Le recenti misure cautelari però impediranno, in particolare a Pisicchio e al marito dell’assessore Maurodinoia, di lavorare alla campagna elettorale per le amministrative del centrosinistra come avevano iniziato a fare.
IL SILENZIO
Ma con tutto quello che sta succedendo, Michele Emiliano non parla più. Dopo aver sproloquiato al telefono con i suoi fedelissimi avvertendoli delle inchieste in corso, e sui palchi vanificando il lavoro delle agenzie di comunicazione di Decaro, il governatore pm è sparito. L’ultimo suo post sui social è dell’8 aprile a Carovigno, mentre festeggia la festa patronale della “nzegna” grazie al contributo di cento mila euro della Regione Puglia.
Non ha postato nulla neppure per il 25 aprile, e non sappiamo neppure se lo ha celebrato da qualche parte, o si è chiuso a mangiare “cozze pelose” nella sua villa a Rosa Marina. Per uno come lui che ha fondato la sua celebrità su dichiarazioni roboanti e cerimonie, è il segnale di un vero stato di crisi. Non ha neppure presentato personalmente i tre nuovi assessori appena nominati, e sono lontani i tempi in cui spadroneggiava senza contraddittorio come il governatore del popolo nei salotti televisivi. Oggi sarebbe impossibile per lui intervenire evadendo le inchieste giudiziarie che hanno coinvolto i suoi fedelissimi, e la crisi politica che ne è scaturita. E dovrebbe esserlo anche per il suo delfino in chief Antonio Decaro, che ha chiuso il mandato da sindaco nell’ultimo consiglio comunale di Bari e continua a postare come se nulla fosse accaduto.
Il sindaco, nonostante tutto, è stato inserito da Elly Schlein nella lista per le europee, da cui spera di muoversi per la campagna elettorale che lo vedrà protagonista come candidato governatore della Puglia l’anno prossimo. In Puglia è tutto cosi: Emiliano e Decaro decidono come sistemare tutte le posizioni, e gli altri si accomodano. È ciò che è successo con l’ultimo rimpastino di giunta: un maquillage che sarebbe dovuto servire per rispondere alle richieste di cambio di passo dei partiti di maggioranza, espresse in prima persona dai leader Schlein, Conte e Vendola, e invece ha scontentato tutti peggiorando la crisi.
MALCONTENTO
Alla fine alle accuse di corruzione e trasformismo, Emiliano ha risposto cacciando l’unico assessore argine a questa deriva: la vendoliana Anna Grazia Maraschio. «Ormai siamo alla farsa totale» ha commentato Nicola Fratoianni, che in Puglia è stato anche assessore regionale nelle giunte Vendola. Ma il malcontento è cresciuto anche nel Pd. La federazione della provincia Bat ha protestato contro la nomina dell’assessore Cilento: «In tutto questo ci auguriamo almeno che il livello nazionale del partito, rappresentato da figure che pure appartengono a questo territorio, ma solo anagraficamente, sia soddisfatto del risultato ottenuto» ha scritto il segretario Elvira Taurisano. E ieri, dopo le dimissioni del presidente del Pd barese Titti De Simone, sono arrivate anche quelle di Nicola Biancofiore, segretario dell’unico circolo dove Schlein aveva preso più voti di Bonaccini al congresso barese: «Sostengo Laforgia, questo partito soffoca il pensiero e non include. Mi sono dimesso da segretario del Circolo del II Municipio di Bari- annuncia-l’ho fatto il 25 aprile per dare un segno. Le mie dimissioni hanno il sapore della resistenza, della libertà e del coraggio. La forza di lasciare un partito che, a livello locale, soffoca il pensiero divergente e non include chi non si omologa alle linee dettate dai maggiorenti».