Caso Cospito, i mafiosi e la visita dei dem: invece di scatenare la bagarre, il Pd chiarisca. Senza fare le “tarantelle”

Le rivelazioni del “Fatto” non possono rimanere senza risposta, come se nulla fosse accaduto. E nemmeno con una risposta scontata, approssimativa, patetica. I parlamentari del Pd devono chiarire. Hanno inscenato la bagarre in aula sul caso Cospito, si sono sentiti “offesi” per le parole di Donzelli, non sono entrati nel merito. L’elemento più importante è rimasto sotto traccia. Ora ancora di più visto che il “Fatto” ha reso noto quanto accaduto nel carcere di Sassari, il 12 gennaio scorso, durante al visita di quattro parlamentari dem in carcere. Si tratta di Walter Verini, Andrea Orlando. Debora Serracchiani e Silvio Lai. Quelle parole, «so che siete venuti per me, ma prima dovete parlare con loro», che avrebbe detto l’anarchico al gruppetto Pd, sono inaccettabili . “Loro” – come scrive il quotidiano – erano Francesco Di Maio, Francesco Presta e Pietro Rampulla, compagni di reparto dell’anarchico al 41-bis. Mafiosi irriducibili e di primo livello. E i dem hanno sostanzialmente “obbedito”.

Un fatto che, se confermato, sarebbe gravissimo. Da una parte c’è un estremista nel cui curriculum ci sono lotta armata e attentati, dall’altra malavitosi pericolosissimi. Cospito è in carcere per la gambizzazione, nel 2012, dell’amministratore delegato di Ansaldo Nucleare, Roberto Adinolfi.  Mentre era in cella, è stato accusato anche dell’attentato del 2006 contro la Scuola carabinieri di Fossano, in provincia di Cuneo. Inaudito sarebbe averlo “accontentato”, come inaudito è il sottile tentativo di una certa sinistra di far passare quasi per “martire” un anarchico che ha fatto della violenza la propria fede.

La chiarezza è indispensabile perché il momento è delicatissimo. Una parola, un equivoco o un fraintendimento possono peggiorare la situazione. C’è un pericoloso clima d’odio, ci sono gruppi che vogliono sfidare apertamente lo Stato italiano. Pensano di poter ottenere tutto con la violenza, con il mettere a ferro e a fuoco il Paese. La risposta della politica deve essere compatta, senza nessun cedimento, E senza nessuna “carezza”. Il Pd non può far finta di non capire, quel che sta accadendo riguarda tutti, senza distinzione.

«Di fronte alla rivelazione del “Fatto”, che vede i parlamentari dem accogliere le indicazioni di Cospito, chiederemo spiegazioni immediate e chiare in tutte le sedi». Lo afferma Tommaso Foti, capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera. «Occorre che i parlamentari del Pd dicano le ragioni per le quali non abbiano rifiutato la richiesta del terrorista Cospito. Fratelli d’Italia continuerà la battaglia in difesa del 41 bis per terroristi e mafiosi», «Cospito spingeva i parlamentari del Partito democratico ad incontrare i boss mafiosi prima di parlare con lui», commenta a sua volta  il vicepresidente vicario di Fratelli d’Italia in Senato, Raffaele Speranzon. «L’articolo cita circostanze e situazioni molto precise, sulle quali chiederemo spiegazioni in ogni sede. Inoltre in un tweet Orlando parla chiaramente di revoca del 41 bis a Cospito ma non per questioni di salute, bensì perché ‘non si può legare il 41 bis ad una sorte di ritorsione. Tutto ciò è inaccettabile, con Fratelli d’Italia al governo lo Stato non si piegherà alla mafia». «Nessuno mette in dubbio», dice Alfredo Antoniozzi, vicecapogruppo alla Camera di FdI, «il diritto dei parlamentari di effettuare visite ispettive in carcere. Ma esse devono avere finalità conoscitiva sul rispetto delle condizioni di civiltà che la Costituzione ci indica nel trattamento da riservare ai detenuti. In questo caso, invece, Cospito figura come Cicerone di una vera e propria iniziativa “politica” portata avanti dai mafiosi per discutere dell’abolizione del 41 bis».

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