Caso Ciro Grillo, “c’era il cameramen”, uno degli indagati si atteggia. Nella chat degli orrori spunta un 4° video

“C’era il cameramen”, si vanta uno degli indagati nelle chat degli orrori di Ciro Grillo and co. E tra commenti insulsi, foto e pavoneggiamenti nell’inchiesta sulla “notte folle” di Cala di Volpe spunta un 4° video. Già, nel profluvio di conversazioni e ammiccamenti osceni, arriva anche l’indiscrezione che rimanda a un quarto video girato in quella notte di eccessi e di sfregi finita al centro di un’inchiesta su Ciro Grillo e suoi 3 amici, che non accenna a ridimensionare la sua portata di orrore e sconcerto. «C’era il cameramen», si vanta con un amicoEdoardo Capitta in una delle tante conversazioni choc che fanno del suo cellulare una miniera di informazioni per la Procura di Tempio Pausania che indaga sulla violenza. Compreso un quarto video richiesto, si scoprirà nei giorni seguenti sempre dai messaggi, anche da Ciro Grillo quando, il 31 luglio, in una chat fra lui e Capitta, si legge: «Oh, mi mandi quei video? Quelli» chiede Ciro. «Ahaha. Perché li vuoi? Non li mando a nessuno Cì, dai». «Li voglio far vedere a (cita due nomi, ndr ) e agli altri. Vabbé come vuoi»…

Le due ragazze non sono neanche scese dall’auto dei “rampolli” genovesi oggi accusati di stupro di gruppo, che subito parte la gogna delle chat. Appena le due milanesi sono rientrate nel loro bed&breackfast di Porto Pollo i telefonini dei protagonisti della notta brava di Cala di Volpe hanno cominciato surriscaldarsi. Messaggi. Oscenità. Descrizioni irripetibili. Promesse di segreti inconfessabili annunciati in tutto il loro potenziale di sfregio e di orrore. Con gli interlocutori, dall’latra parte del telefono, incuriositi e avidi di dettagli e di particolari intimi spiattellati senza vergogna, alla faccia di rispetto e pudore. È tutto un pavoneggiarsi per quanto accaduto in una notte oggi al centro di un’inchiesta e a danno di una ragazza di cui, nelle chat, qualcuno neppure il ricorda il nome«Ma che ne so chi era!», scrive Capitta a un amico. Lei, invece, nomi e volti non se li dimenticherà, neppure 8 giorni dopo, quando li denuncerà tutti per stupro.

I messaggi finiti negli atti dell’inchiesta per violenza sessuale, serviti ieri ai 4 bulli per vantarsi della “notte brava”, sono dunque una fucina di informazioni per gli inquirenti. Dicono molto, davvero troppo, su quelle ore di sfregio e sopraffazione inferte alle due ragazze vittime degli abusi. Ore di cui, soprattutto uno dei 4 da quanto risulta dalle chat, Edoardo Capitta, comincia a vantarsi appena mollate le due milanesi a un taxi di Arzachena. Capi, così lo chiamano gli amici, è il più attivo di tutti.Sono le 14.15 del 17 luglio quando, chattando con un amico, scrive: «No, non puoi capire». «Cosa?» chiede l’altro. «No… 3 vs 1 stanotte, lascia stare». «Spiega meglio» insiste l’amico. «No, no, sì, poi ti farò vedere». « Ma con una tipa?», incalza incuriosito l’interlocutore. «Ma no, guarda… ero ubriaco marcio. Frate te lo giuro». «Ma chi eravate? Te, Corsi e Ciro?». Risposta: «3 vs 1 , ovvio. Ma io veramente alle dieci del mattino ero ubriaco marcio… bevuto beverone alle nove». «Chi era questa?». «Ma che ne so… Poi vi racconterò, ora non si può ancora». «Mi fai morire» commenta l’amico.

Proprio leggendo quelle conversazioni gli inquirenti capiscono che i video sono 4, non uno. E anche i loro protagonisti. Nonostante chattando e vantandosi delle “prodezze” di quello che per i ragazzi è stato «sesso consenziente», ma che la ragazza chiama invece «violenza sessuale», si parli sempre di «3 vs 1». Perché si vuole proteggere «Vitto», Vittorio Lauria, che è l’unico del gruppo fidanzato. E la sua ragazza – hanno deciso tutti – non deve sospettare di niente. Al tempo stesso, però, registrano tutto: «Comunque – si vanta Capi in uno dei tanti messaggi – c’era il cameramen. Sai che non me le faccio scappare ‘ste occasioni. 4 video facili… Poi vi farò vedere tutto. Se vuoi ti chiamo e ti racconto un po’».

«Sei un idolo» risponde l’altro. E giù con epiteti e descrizioni irripetibili che la dicono lunga sulle condizioni fisiche di Silvia che inducono l’amico di Capitta a commentare: «Poveraccia». E Capitta: «All’inizio non sembrava che volesse». Segue un intercalare di parolacce e bestemmie. Per le ragazze, di cui sembrano non ricordarsi neanche il nome ( «Ma che ne so chi era! Non si può fare questa vita…») nemmeno una parola gentile. Neanche un accenno anche solo apparentemente civile..

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