Redazione
Chi è Carlo Biffani
Carlo Biffani ha frequentato l’ISEF di Roma, e successivamente è stato Ufficiale di Complemento (125°AUC) nel periodo 1986/88, assegnato presso il II° BTG Par. Tarquinia della Brigata Paracadutisti Folgore.
Da 20 anni è impegnato a livello nazionale ed internazionale in attività di Risk Assessement e Risk mitigation per conto di aziende ed enti. Fra i luoghi nei quali ha svolto incarichi ci sono l’Algeria (dal 1994) l’Iraq (dal 2004), il Sudan Darfur per conto del MAE (2006) la Libia (dal 2011) la Somalia (2014) oltre alla maggioranza dei Paesi Europei, del Sud America, il Libano ed il Kazakhstan.
Nel novembre del 2016 è stato relatore alla Conferenza sulla Sicurezza Energetica organizzato dalla Nato e dal Parlamento Europeo a Bruxelles.
Nel gennaio 2018 ha tenuto una conferenza sul terrorismo e sulla difesa da attacchi terroristici, presso il tribunale di Sorveglianza di Firenze.
Ha collaborato con università e centri studi, con il Comitato Parlamentare per i Servizi di Sicurezza per quanto attiene ai suggerimenti per la contrazione del rischio rapimento di cooperanti e turisti in aree a medio ed alto rischio ed è stato audito dalla Commissione Difesa del Senato della Repubblica.
Autore del Libro “L’INFERNO E IL DILUVIO”
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Carlo Biffani, interviene ad ith24, rilanciando una questione molto delicata, quella tra Hamas e il Movimento per il Jihad islamico.
“Leggo con attenzione il pezzo sul Corriere e più lo scorro e meno mi tornano i termini dell’accordo. Trattare con Hamas e JI su questi punti vorrebbe dire ottenere si, la liberazione “per blocchi” degli ostaggi e la restituzione dei resti di quelli deceduti, ma significherebbe anche:
1) Riconoscere al nemico un ruolo politico ed il rango di interlocutore, ergo il suo affrancamento dallo status di mero gruppo terroristico.
2) Azzerare quanto conquistato nei sei mesi e più di combattimenti e consentire ad Hamas e JI di riposizionarsi e di riprendersi, metro dopo metro, quello che IDF aveva tolto loro.
3) Non aver eliminato la minaccia in modo definitivo. In uno dei mesi a venire è ipotizzabile che i gruppi filo palestinesi possano sferrare un nuovo mortale attacco terroristico. Non è detto che possano riuscirci di nuovo ma potete scommettere sul fatto che “eliminare Israele” è e resterà il loro obiettivo irrinunciabile. E questa possibile evoluzione è un pessimo segnale anche per quanto riguarda le attività ed il ritrovato stato di salute del terrorismo jihadista globale.
4) Netanyahu, una volta uscito dalla emergenza del conflitto scatenatosi il 7 di ottobre, sarà “storia” e rischia di finire in una bruttissima storia, come dico e scrivo da mesi, ovvero lui ed il suo Stato Maggiore, potrebbero andare sotto processo per le inadempienze, le superficialità e gli errori commessi nei mesi precedenti il 7 ottobre e culminati con la strage ed il sequestro di un numero mai precisato di israeliani.
5) Alla fine, quanto ho detto e scritto già dal 7 ottobre mattina, si è rivelato corretto. Pochissimi gli ostaggi liberati “Manu Militari” con grande imbarazzo dell’apparato di intelligence e militare israeliano. Addolora dirlo, ma da questo punto di vista i terroristi sono stati formidabili. Pianificare senza essere fermati. Andare dentro e fare i propri comodi per tre giorni. Portare via impunemente centinaia di ostaggi.
Nasconderli e nascondersi nei tunnel senza che passi giorno che non ne vengano scoperti di nuovi, impenetrabili.
Essere stati in grado di proteggere e far restare in vita il proprio vertice militare.
Costringere il nemico a sedersi e negoziare.
Continuare ad esistere ed a dettare le regole.
Dovremmo fermarci a riflettere, tutti, su quanto questi sviluppi ci potranno riguardare in futuro.
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