Calenda e Letta già iniziano a discutere: “No a Di Maio. E la dote…”. L’alleanza quanto durerà? Resisteranno? Oppure scoppieranno?

Porte chiuse a Di Maio, Fratoianni e Bonelli e nessuna volontà di creare la cosiddetta “dote” per i diciottenni: senza troppi giri di parole, ma anche senza mai nominarlo direttamente, Carlo Calenda replica sui social al segretario dem Enrico Letta, impegnatissimo in questi giorni a raccattare elementi da aggregare al Pd per la campagna elettorale. La scelta definitiva sulle posizioni da assumere rispetto agli eventuali prossimi alleati, anticipa l’ex dem, sarà effettuata entro la giornata di lunedì.

“Discutiamo di quello che volete”, scrive infatti l’europarlamentare sul proprio profilo Twitter, “ma agli elettori di Azione non possiamo chiedere di votare Di Maio, Bonelli (anti Ilva, termovalorizzatori e rigassificatori) e Fratoianni (che ha votato 55 volte la sfiducia a Draghi), nei collegi uninominali”.

Il leader di Azione, peraltro, rivela in un successivo tweet di aver già presentato un’agenda di Governo con + Europa, non condivisa integralmente né da Fratoianni né da Bonelli. “Di Maio”, affonda ancora Calenda nello stesso post,”è la principale ragione per cui abbiamo specificato che ci impegniamo a candidare a posti di governo solo persone con solide competenze”. “Non si batte la destra senza costruire una prospettiva di Governo”, aggiunge sui social l’ex dem, “non si costruisce una prospettiva di governo se non si condividono dei contenuti. La stagione del ‘tutti contro’ è finita perché ha dimostrato di essere fallimentare”.

Ciò non significa, tuttavia, ci tiene a specificare il leader di Azione, spalancare le porte a tutti, men che meno ai CinqueStelle.”Gli elettori chiedono coerenza e serietà. Queste elezioni si possono vincere se, come ha fatto Draghi nel suo discorso al Senato, si è in grado di dire dei sì e dei no e indicare una rotta precisa”, spiega Calenda, “Basta aperture ai 5S, basta raccattarsi i 5S. Chiarezza di contenuti e coraggio”.

Nel programma da portare avanti per contrastare il centrodestra, tuttavia, non può trovare posto la “dote” ai diciottenni, uno dei cavalli di battaglia del Pd di Enrico Letta. Il segretario dem, infatti, ha ribadito ancora una volta la sua volontà anche nel corso di un’intervista concessa ieri al Tg2 Post. “Ai diciottenni non serve una dote ma un’istruzione di qualità e meno tasse sul lavoro”, replica Calenda, riferendosi proprio a suddetta proposta. “Azione aveva proposto di concentrare il taglio dello scorso anno sui ragazzi fino a 30 anni. Nessuno, dicasi nessuno, lo ha votato. #ItaliasulSerio”.

“Non possiamo sbagliare la decisione sulla corsa in coalizione al centro o con il @pdnetwork”, annuncia su Twitter Calenda, ancora indeciso sul da farsi.”Da questa decisione dipende la possibilità di contendere la vittoria, che non reputo affatto certa, alla destra e di dare al paese un governo decoroso. La cosa più naturale per noi sarebbe il modello Roma. Anche perché la decisione del PD di tenere dentro partiti che non hanno votato la fiducia a Draghi e ex 5S non ci convince per nulla. Però lalegge elettorale è quella che è”, prosegue il leader di Azione, “e la campagna dura un mese. Entro lunedì decideremo”.

Non è un mistero il fatto che Calenda non si fidi delle posizioni “ambigue” del Pd, come già fatto sapere sempre tramite social.”Il Pd dimostra ogni giorno che questa alleanza con noi è meramente strumentale e prepara le Regionali in Sicilia, Lazio e Lombardia con i 5 Stelle”, aveva infatti scritto il leader di Azione. “Ma se qualcuno pensa di fare un’alleanza per rafforzare la pattuglia parlamentare e poi tornare al governo con Conte, allora deve sapere da subito che noi non ci stiamo. Dobbiamo capire”, aveva specificato ancora, “con quale tipo di equilibrio vogliono costruire questa alleanza: se noi dobbiamo servire solo a far scattare qualche collegio in più ai candidati del Pd la cosa non ci interessa”.

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