Calderoli dopo la rinuncia alla presidenza del Senato: “Sono un soldato, obbedisco. E la maggioranza è forte”

“Io sono un soldato, obbedisco. Punto”. Uomo di partito da più di trent’anni, Roberto Calderoli, intervistato dal Messaggero, tira le somme di una giornata memorabile. È tutt’altro che dispiaciuto del suo sacrificio. Del passo di lato che ha sbloccato lo stallo per l’elezione di Ignazio La Russa alla guida del Senato. Il dato politico è incoraggiante per il veterano del Carroccio, ex ministro delle Riforme. “C’è una bella notizia per il prossimo governo. Che può contare su un sostegno più ampio del previsto, bene così”, dice a proposito dei voti arrivati al successore di Fico al di fuori del recinto del centrodestra”.

“Sono ottimista. Per il governo e per la maggioranza. La Lega ne esce fuori molto bene. Ha dimostrato un enorme senso di responsabilità. Se non si fosse trovata una soluzione per questa elezione, il governo non sarebbe partito”. Un governo che deve partire speditamente perché, dice, il Paese reale non si interessa di presidenti e vicepresidenti. “Ha ben altro a cui pensare: alle bollette, a quanto spende per fare la spesa”.

Calderoli rispedisce al mittente l’immagine di una maggioranza che arrancherebbe già dalla prima prova. Quei voti in più sono un’ottima notizia. “C’è una maggioranza più ampia di quella uscita dalle urne. I politologi dovranno studiare a lungo questa giornata. Il banco dell’offerta politica si è allargato”. Il senso è chiaro: il governo potrà lavorare più agilmente senza contare solo sui numeri della coalizione. Da chi è arrivato l’aiuto? Il rompicapo che ha tenuto banco per tutta la giornata di ieri. Dal terzo polo? “Non ci sono solo loro, i numeri non tornano. “Ogni volta che c’è il rischio di tornare alle elezioni, tutti vogliono allungare la vita alla legislatura. Oggi neanche era iniziato il primo giorno di scuola, e sono spuntati fuori diversi scolaretti che vogliono continuare a studiare”.

Il passo indietro di ieri è in realtà un passo avanti, insiste Calderoli. Che nega qualsiasi braccio di ferro con La Russa. “Io e Ignazio siamo entrati in Parlamento insieme, gli faccio i miei più sentiti auguri”. Sulla scelta, aggiunge, “ha pesato un rapporto di amicizia e fedeltà con la Meloni. Così come la decisione di scommettere entrambi, anni fa, su un nuovo soggetto politico. Non posso certo condannarla per questo”. L’ex ministro è convinto che oggi alla Camera tutto filerà liscio. Anzi, si augura che anche a Montecitorio si trovi una maggioranza ancora più ampia. “Per noi sarebbe un bel segnale. E si aprirebbe un percorso molto più semplice”. Sulle dinamiche interne a Forza Italia e la “sconfitta” di Berlusconi non vuole entrare. “Io sono un uomo della Lega e a questo mi dedico. Mi sono girato in lungo e largo i collegi uninominali e con una certa soddisfazione”.

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