Cadute di stile, figuracce da comune sedicente e femminismo da Facebook. La Dadone è un fiume in piena

La comunicazione dei nostri politici non si fonda solo sulla parola, bensì sui gesti e sulle foto sempre più spesso postate dagli stessi protagonisti. I dettagli comunicano sempre qualcosa ed è proprio attraverso questi che si può incappare in gaffes imperdonabili o talvolta in messaggi che arrivano forti e rimbalzano nell’etere virtuale. Chi si occupa della comunicazione dei politici dovrebbe avere un archivio sempre aggiornato riguardo le foto che vengono pubblicate con le relative didascalie per evitare che gli stessi commettano scivoloni che potrebbero costare molto cari in termini di immagine e credibilità.

Prendiamo Fabiana Dadone, classe 1984, ex Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione durante il governo Conte ed attualmente Ministro per la gioventù. In occasione della Festa della donna, la Dadone si garantì ben 21mila like postando una foto che la ritraeva in una posa fintamente spontanea, indossando una felpa dei Nirvana, piedi e tacco rosso in bella mostra sulla scrivania, dita e sguardo sullo smartphone. Uno scatto molto poco istituzionale visto che fu realizzato nell’ufficio del suo ministero.

La scelta comunicativa per veicolare il forte messaggio per celebrare la donna nel suo giorno speciale è ricaduta nel riportare varie domande poste dagli utenti, accompagnata dalla risposta ad effetto della Dadone. «Cara Fabiana sei così giovane, come puoi essere Ministro?». «La politica non si addice più agli uomini?». «Non sei troppo graziosa per essere presa seriamente?». Domande che hanno servito un assist perfetto alla ministra grillina che ha colto al volo il passaggio per il suo tiro in porta. «Sul fronte della parità di genere c’è ancora molta strada da fare». Dodici parole per ribadire quanto la donna per la Dadone sia ancora troppi passi indietro nell’ideologico immaginario collettivo.

Ecco che richiamiamo in campo gli esperti di comunicazione che dovrebbero tutelare l’immagine dei nostri politici ma che in questo caso hanno permesso alla ministra di commettere un passo falso fortemente distonico dalle scarpette rosse e il messaggio a tutela delle donne. In seguito al contestatissimo video diffuso in rete da Beppe Grillo, la Dadone non solo ha taciuto per ben tre giorni, ma quando ha deciso di pronunciarsi in merito, dovendo scegliere fra la presunta vittima di uno stupro e il sicuro autore di un’esternazione sessista ha senza alcun dubbio solidarizzato con il secondo.

La Dadone ha rotto così il silenzio riguardo questa vicenda, utilizzando le solite dodici parole: «È meschino entrare nel merito di una questione che riguarda privati cittadini». Peccato che si sia dimenticata che è stato lo stesso Grillo a buttarla in politica-spettacolo.Ma del resto si sa, tutto il femminismo da social network è così: costa poco e rende molto. Quando poi si tratta di prendere posizione contro chi ha il potere di decidere su una futura candidatura la storia cambia.

Pubblicato da edizioni24

Pubblicato da ith24.it - Per Info e segnalazioni: [email protected]

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.