By Francesca Galici
“Prima di raggiungere la piazza, bruciamo il ministro Valditara
“. Con queste parole i collettivi degli studenti hanno dato alle fiamme una fotografia del ministro dell’Istruzione, preso di mira dopo le polemiche di questi giorni. “Valditara pezzo di merda
“, hanno cantato poi gli stessi davanti al ministero dell’Istruzione. “Valditara inchinati alle sorelle che si proteggono
“, si legge in uno dei cartelli che hanno poi raggiunto piazzale Ostiense con il corteo di “Non una di meno”, che ha organizzato la manifestazione per la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. “Valditara la violenza sulle donne non arriva dai barconi ma dai salotti dei mariti e dei padroni
“, e “non è questione di immigrazione, ma questione di educazione
“, si legge su alcuni cartelli esposti dai manifestanti, mentre alcuni attivisti hanno gridato in coro “Valditara scegliti un insulto“. Vernice fucsia è stata lanciata contro la sede dell’assessorato alle Politiche sociali del comune di Roma di viale Manzoni ed è stato tentato un blitz (fallito) nella sede dell’associazione Pro-vita, preventivamente blindata. “Le sedi dei pro-vita si chiudono col fuoco
“, hanno gridato.
Non manca chi giustifica la piazza violenta, come l’onorevole Luana Zanella di Avs: “Valditara è ministro dell’Istruzione, con i movimenti e le piazze si deve confrontare, anche quando le polemiche sono aspre e le contestazioni dure. D’altronde, con le dichiarazioni che ha fatto, in relazione al tema dei femminicidi e violenze maschili sulle donne, negando la matrice di origine patriarcale e addossando la colpa, seppure parziale, al capro espiatorio di turno, gli immigrati, cosa si aspettava, un ripensamento di massa da parte delle donne? Ovvio che soprattutto le più giovani si siano sentite provocate e abbiano reagito con indignazione e rabbia
“. Anna Maria De Luca, dirigente scolastica del liceo Montessori, ha invece sottolineato: “Come possiamo pretendere di insegnare qualcosa ai ragazzi se le loro mamme bruciano la foto del ministro davanti al Ministero dell’Istruzione e del Merito? In questo gesto c’è la spiegazione dei tanti problemi che noi troviamo a scuola
“.
“È agghiacciante quanto sta accadendo al corteo contro la violenza di genere a Roma, dove alcuni movimenti femministi e collettivi studenteschi hanno bruciato una foto del Ministro Giuseppe Valditara. In un terreno in cui si dovrebbe fare fronte comune, c’è ancora chi vuole portare odio e divisione politica. Esprimiamo solidarietà al ministro, non ci fermeremo davanti a questi gesti intimidatori
“, ha dichiarato l’onirevole della Lega Giorgia Latini, vicepresidente della Commissione Cultura alla Camera. I toni sono sempre quelli della contestazione, della violenza. Al ministro Valditara si imputa di aver giustificato la violenza sulle donne, quando il titolare del dicastero dell’Istruzione, nel suo intervento di pochi giorni fa, ha fatto un discorso molto più articolato e con ben altri contenuti. Il corteo si caratterizza per le “perfomance” delle attiviste di Non una di meno, che volendo replicare il gesto dell’iraniana Ahoo Daryaei, che si è spogliata davanti all’università a Teheran per protestare contro l’imposizione del velo, si sono mostrate a seno nudo.
“Disarmiamo il patriarcato. Siamo in un contesto di guerra, sia interna che esterna, in cui c’è una continuità forte tra la guerra che subiamo, sia sui nostri corpi, che nelle nostre case, che nelle nostre relazioni intime da uomini che dicono di amare le donne che poi le uccidono, e la guerra che vediamo agita in tutto il mondo con uno sforzo bellico e colonialista molto forte
“, hanno dichiarato prima di partire in corteo le attiviste di Non una di meno. “Siamo qui a dire che dobbiamo togliere tutte le armi al patriarcato. Armi che riguardano tutti gli aspetti delle nostre vite: dalla violenza dei movimenti ‘pro-vità negli ospedali a quella transfobica.
E poi la violenza che subiamo nei luoghi di lavoro, sia perchè subiamo molestie che perchè siamo costantemente sottopagate e impiegate nei lavori più precari. Violenza che subiamo anche nelle scuole in cui non riceviamo nessuna forma di educazione transfemminista e alla violenza che subisce il pianeta su cui viviamo“.