[BOOM] Vaticano sotto accusa, l’ex seminarista lancia la bomba: “Il mio corpo era un oggetto, ma tutti fingevano di dormire”

Dallo choc  iniziale alla “rassegnazione, il mio corpo era lì come un oggetto”. E’ uno stralcio della drammatica testimonianza che L.G., la vittima dei presunti abusi al Preseminario San Pio X, ha fatto ai magistrati del Tribunale del Vaticano durante l’udienza durata tre ore. Una vicenda devastante. L.G. ha raccontato che, nel momento dei presunti abusi, sentiva come “un distaccamento tra anima e corpo. Il mio corpo era lì come un oggetto. Non avevo nessuna reazione fisica. Negli anni mi sono rassegnato, pensavo: fai quello che vuoi, basta che ti sbrighi e te ne vai, perché voglio dormire che domani ho scuola. A me piaceva la scuola, era l’unico momento di libertà e normalità. Visto che nel Preseminario vivevamo ovattati, non c’era libertà di movimento o pensiero”.

Don Gabriele Martinelli avrebbe tentato approcci sessuali con L.G. anche nella Canonica al terzo piano, utilizzata dai ragazzi per cambiarsi prima delle messe in Basilica. Apprendiamo i particolari dall’Adnkonos. A volte Martinelli si sarebbe fatto trovare con i pantaloni abbassati o completamente nudo, invitando L. G. a compiere atti sessuali. “Sapeva i miei turni. Mi diceva: ’Vieni qua, facciamo veloce, dai’”. Atroce se tutto ciò trovasse conferma. L.G. però in quelle occasioni era riuscito a “scappare”, essendo giorno. Quindi in Canonica non si sono mai consumati abusi.    Non sono avvenuti abusi neanche nel piccolo bagno dietro l’Altare della Cattedra di San Pietro, come invece affermato nel servizio delle Iene.

“Martinelli – ha spiegato la presunta vittima – è arrivato all’altare. Andava e veniva, era responsabile della sagrestia. Noi chierichetti stavamo in questo corridoio dietro la struttura del Bernini e non eravamo molto attenti alla messa. Chiacchieravamo o guardavamo il cellulare. Lui quella volta si affacciò da me con la veste aperta ed era nudo sotto, mi invitò a seguirlo in uno dei due bagni. Ero sconvolto: queste cose anche durante la messa? Sono uscito dal corridoio e mi sono messo all’altare a fianco ai gradini, così che non poteva dirmi vieni di là”. Non ci fu dunque nessun abuso, è la deduzione.

Altre accuse contro don Gabriele Marinelli: “Mi ha abbassato i pantaloni e ha cominciato a toccarmi nelle parti intime, per poi masturbarsi. Una volta finito, è andato via come se niente fosse. E stato uno shock, mi sentivo paralizzato”. Per quasi tre ore davanti al Tribunale Vaticano, L.G. ha dato voce al suo dolore raccontando gli abusi che avrebbe subito tra il 2007 e il 2012.  L.G, ai magistrati d’Oltretevere, ha raccontato di aver avuto una esperienza positiva nei primi due mesi nel San Pio X. Poi sarebbero avvenuti gli abusi sul finire del 2006 e inizio 2007: “Martinelli si era infilato nel mio letto di notte. Per me era una cosa molto strana: ero piccolo e non mi ero mai affacciato al mondo della sessualità. A casa o nel mio paese non avevo mai sentito parlare di sesso. Ho provato un senso di confusione, non capivo cosa stesse succedendo”.

L.G. ha raccontato che questi approcci si sarebbero ripetuti nel tempo,  “2-3 volte a settimana” per poi “evolversi”. Don Martinelli col passare del tempo gli avrebbe chiesto sempre di più. Le prime aggressioni sarebbero avvenute nella stanza che L.G. condivideva con altri due alunni del Preseminario. Invece gli atti sessuali sarebbero stati consumati in una piccola stanza chiamata la ’farmacia’; e in una stanza disabitata di cui don Martinelli si sarebbe appropriato.

Sia la Corte che gli avvocati hanno chiesto a L.G. perché non avesse provato a reagire o urlare. L. G. ha risposto di aver quasi sempre cercato di fare rumore “sbattendo i cassetti del comodino”o dando pugni sul muro. “Il rumore spaventava Martinelli che andava via. Dopo mezz’ora però ritornava”. Quanto ai compagni di stanza, ha detto L.G., che “o dormivano o facevano finta di dormire. Nessuno si è mai alzato per dire “cosa state facendo?””.

La vittima decise di denunciare i fatti al rettore don Enrico Radice. Non fu però mai esplicito sui presunti abusi. “Non gli ho mai detto di essere vittima di aggressioni sessuali, non sono entrato nei particolari”, ha raccontato L. G. ai magistrati d’Oltretevere.  La presunta vittima parlò di un generale “senso di disagio”e disse che “Martinelli mi dava fastidio”.”A 30 anni – ha raccontato oggi – mi sento anche in colpa di non essere stato più chiaro”.   Il rettore Radice, in ogni caso, lo liquidò senza pietà : “La sua risposta mi lasciò sconvolto, fu molto duro: ‘Sei solo invidioso, smettila, chiamo il tuo parroco, la tua famiglia’. Mi rendo conto oggi che la sua reazione fu spropositata”. Secondo L.G., questa era la “minaccia classica” del rettore Radice. La presunta vittima, alla luce della reazione del rettore, si era quindi “rassegnato” e non tentò di denunciare più nulla.

Nel luglio 2013, quando la vittima dei presunti abusi al Preseminario San Pio X era ormai uscito scrisse  una lettera all’allora vescovo di Como, mons. Diego Coletti. Nella quale  faceva cenno ad un plagio psicologico subito il primo anno e a ‘violenza fisica’ dal secondo anno in poi. La lettera era stata scritta su richiesta dello stesso vescovo Coletti dopo un colloquio avvenuto nella sede della Cei a Roma. E’ quanto è emerso nel corso dell’interrogatorio fiume in Vaticano. Il ragazzo spiega di “non voler fare casini” ma solo di aver bisogno di soldi per pagarsi un percorso di psicoterapia. Il vescovo risponde che aveva bisogno di una documentazione scritta per procedere.  L.G. scrisse quindi quella lettera, che però non ha mai avuto risposta. Di fatto si tratta della trasposizione scritta del colloquio con Coletti, anche se – hanno fatto notare gli avvocati – la missiva è meno esplicita e piena di incongruenze temporali.

Sembra esserci stato anche un successivo colloquio telefonico tra Coletti ed L.G., ma nessun altro incontro. Sempre nel 2013, L.G. ha un rapido confronto con monsignor Vittorio Lanzani con il quale fu esplicito sulle presunte violenze subite. Anche in quel caso, nessuna risposta.   L.G. afferma di non aver mai visto personalmente don Martinelli consumare atti sessuali con terzi, come dichiarato nella denuncia. C’erano state anche battute in pubblico su questo, tanto che l’allora vice rettore Ambrogio Marinoni e don Marco Granoli, assistente spirituale, si allertarono e cominciarono a fare appostamenti nel corridoio delle stanze. “Don Ambrogio mi riferì che una notte aveva visto uscire Martinelli dalla stanza di un ragazzo. Segnalò questa cosa al rettore ma fu bollato come sonnambulismo”.

 

Uscito dal Preseminario, L.G. sarebbe stato tempestato da messaggi e telefonate di don Martinelli che chiedeva di incontrarlo per dargli delle spiegazioni. L.G. aveva quindi deciso di bloccarlo. Gli avvocati hanno però fatto emergere una serie di contatti presi da L.G. con Martinelli: come gli auguri di compleanno su Facebook, un sms per chiedergli un aiuto a trovare una stanza in affitto a Roma; un lungo messaggio su Messenger in cui lo accusava di avergli messo contro persone a cui non aveva fatto niente e di essere geloso della sua amicizia con un altro ex seminarista. Nello stesso messaggio, però, non si fa alcun riferimento ai presunti abusi nel Preseminario. Dall’udienza è emerso anche che tra L.G. e don Martinelli “non corresse buon sangue”, e che ci fosse una rivalità.

Al Tribunale del Vaticano – dove è in corso il processo – gli avvocati di don Gabriele Martinelli, accusato di abusi, in particolare l’avvocato Claudia Baffioni, hanno evidenziato le “tante contraddizioni tra quanto dichiarato da L.G. al Promotore di Giustizia e quanto affermato oggi in aula”. Dalla documentazione citata e anche da altri particolari: come il fatto che mai la presunta vittima si è messo d’accordo con qualcuno per registrare video o scattare foto per incastrare don Martinelli; a detta dei difensori, sembrerebbe emergere un rapporto consenziente tra i due. La prossima udienza è prevista a fine marzo.

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