[Boom] La villa degli orrori del figlio di Grillo. Silvia all’amica: “Mi hanno violentata… tutti… tutti”

Fu una  violenza di gruppo? O la ragazza era consensiente come grida al mondo Beppe Grillo con un video sguaiato per difendere il figlio Ciro dall’accusa di stupro in quella nottata da incubo in Sardegna?

Dal fascicolo delle indagini emergono testimonianze inquietanti sulle violenze ripetute subite dalla vittima, Silvia. Gli inquirenti hanno sentito decine di testimoni, intercettati i telefoni, recuperati i messaggi. Analizzati al millimetro i frame di video e foto.

Il risveglio di Silvia dopo la nottata da incubo è drammatico. Un lungo articolo di Gianluigi Nizza su la Stamparicostruisce minuziosamente la cronaca di quel maledetto 16 luglio 2019.  Riportando ampi stralci della testimonianza della vittima. Che accusa Ciro Grillo, insieme ai tre amici di stupro di gruppo. “Silvia, perché piangi?”, chiede Roberta, accarezzando i capelli all’amica. Completamente nuda ancora a letto. Silenzio. “Mi hanno violentata”, risponde in lacrime. “Ma chi?”, «Tutti … Roberta … Tutti».

Sono le 14,45 di mercoledì 17 luglio 2019, Roberta si è appena svegliata intontita nella villetta a Cala di Volpe di Grillo junior. Cerca l’amica e la ritrova nella stanzetta senza porta. Ascolta quelle parole. Sebbene intontita dalla nottata passata con i quattro ragazzi di Genova, comincia a capire.

Silvia era sbarcata in Sardegna il 5 luglio per una vacanza spensierata dopo la maturità classica. Roberta la raggiunge qualche giorno dopo. Aveva scelto su internet un decoroso bed & breakfast nei pressi di Palau, a due passi dalle spiagge. Martedì 16 luglio poco prima di mezzanotte con l’amica raggiunge la discoteca Billionaire. Dove aveva un appuntamento con altri tre compagni di scuola. Una coppia e un ragazzo. Ed è lui a conoscere quattro ragazzi genovesi. Francesco Corsiglia, Edoardo Capitta, Vittorio Lauria e Ciro Grillo. Che da poco ha compiuto 19 anni e li ospita al suo tavolo. Divertimento e spensieratezza.

Nei verbali le due ragazze ricordano un consumo di vodka al tavolo. I genovesi raccontano di aver bevuto Red Bull, la bibita energizzante.  Alle 3,30 i tre amici delle ‘milanesi’  salutano e se ne vanno. Le due ragazze si trattengono. Alle 5 la comitiva decide di uscire. E da qui la serata prende un’altra piega. Le due ragazze non trovano un taxi e il gruppo propone di ospitarli a Cala di Volpe. “Venite a fare due spaghetti da noi, poi vi riaccompagniamo domattina al bed & breakfast, abbiamo l’auto a casa”. Roberta tentenna, ricostruisce la Stampa, Silvia è più accondiscendente e alla fine vanno.

Alle 5,30 sono in casa. Ma da qui i racconti divergono.  Le ragazze raccontano che i quattro continuavano a bere esageratamente. Poi la situazione cambia. Fa freddo. E Corsiglia accompagna Silvia a prendere delle coperte nella camera matrimoniale. Dove, secondo l’accusa l’afferra, sbattendola sul letto. Mettendosi sopra, baciandola sulla bocca. E provando un approccio sessuale. Lei si divincola e raggiunge il gazebo per cenare con gli altri. Il ragazzo nei racconti minimizza parlando di un normale approccio di ‘corteggiamento’. Dopo le 6 Roberta si addormenta sul divano mentre Silvia rimane a scherzare con Lauria nel gazebo. Poi tutto degenera. Silvia è stanca e Corsiglia l’accompagna nella camera singola, dove lei si sdraia sotto le lenzuola. Ma il ragazzo non se ne va, Silvia glielo chiede più volte. Il ragazzo rimane, la raggiunge e la costringe a un rapporto completo.

Lei racconta di aver cercato invano di liberarsi mentre gli altri tre si mettono davanti alla porta. Per  bloccare l’uscita, secondo l’accusa. Ridono e commentano mentre l’altro abusa di lei. Poi riesce a raggiungere il bagno dove Corsiglia la violenta ancora spingendola di spalle nel box doccia. Lei piange in bagno. Capitta le chiede di dormire insieme ma lei si rifiuta e cerca di svegliare l’amica per andarsene.

Qui Roberta ha i ricordi confusi. Nel dormiveglia risponde di lasciarla tranquilla. Non capisce quello che sta accadendo. E continua a dormire. Per la difesa questo è un elemento a sostegno della tesi che la vittima fosse consenziente. Silvia vuole prendere un taxi. Lauria – stando al suo racconto – la tranquillizza dicendogli che proprio Corsiglia l’avrebbero accompagnata a casa. La porta fuori, le indica la macchina e tenta di abusare di lei. Arrivano le 9 di mattina lei ricorda di essere rimasta nel gazebo esterno a piangere. “Lo sapete benissimo, Francesco mi ha fatto male e voi non siete intervenuti”. Risponde ai ragazzi che le chiedono perché piange.

I ricordi di Silvia sono confusi. Quando Lauria l’ha invitata a dormire in camera matrimoniale non capiva più niente in preda all’alcol. Gli altri la raggiugono, le vanno addosso sul letto ubriachi, la violentano a turno e insieme fino a quando perde conoscenza. Poi l’arrivo di Roberta quando sono le 14,45 del pomeriggio. 

“C’era del mutismo da parte di tutti.  Una situazione surreale”, racconta l’amica della vittima. Corsiglia e Grillo le accompagnano ad Arzachena come se nulla fosse. Alle 15 le due amiche prendono un taxi per rientrare al bed & breakfast. “Quel pomeriggio le ragazze non erano più le stesse”, racconterà Daniele, il titolare. Silvia chiede un bicicletta per andare in farmacia a comprare la pillola del giorno dopo.  Poche ore dopo va alla lezione fissata di kite surfing a Porto Pollo. L’istruttore riferisce di averla vista molto turbata.

Silvia racconta di essersi confidata solo con due amiche. Quando venerdì arrivano i genitori non resiste. Prima si vergogna poi confida alla mamma di essere stata violentata. Intanto, i tre ragazzi si mandavano su whatsapp messaggi molto espliciti. “Ho paura che quella ci ha denunciato”, scrive Capitta in un messaggio. E poi: «3 vs 1», invia uno di loro agli amici.

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