Bonaccini: “Mi candido a segretario del Pd. Basta farci dilaniare da tutti”

Adesso è ufficiale: Bonaccini vuole prendersi il Pd e avocare a sé la guida di un centrosinistra sparpagliato in rivoli e correnti.Minacciato dall’incombenza e dalle ostilità dichiarate dal M5S. Uscito a pezzi dal verdetto delle urne e, ancora prima, accerchiato da Calenda e Renzi nelle retrovie. E così, dopo settimane di incontri dietro le quinte e dichiarazioni pubbliche, mentre Elly Schlein è ai blocchi di partenza ma non ha ancora sciolto le ultime riserve, il governatore dell’Emilia Romagna rompe gli indugi e il riserbo sulla prognosi. E dal circolo Pd della “sua” Campogalliano annuncia la sua discesa in campo: «Ho deciso di candidarmi alla segreteria del Partito democratico».

«Mi è parso giusto dirlo prima di tutto a voi e dirlo qui. Agli iscritti del mio circolo, ai compagni e alle compagne. Agli amici del mio Comune. Sono nato proprio qui e ci ho abitato fino a cinque anni», spiega Bonaccini parlando alla platea, consapevole che il suo sarà un compito arduo. Ostico. E il cammino che gli si prospetta dinanzi, impervio e disseminato di insidie. Tanto che lui stesso, tra le righe dell’annuncio ammette: «La cosa che mi preoccupa di più è lo smarrimento della nostra gente. Dalla sconfitta sono passati meno di due mesi, ma da una batosta simile non ci si riprende in poche settimane. Sarebbe illusorio pretenderlo e sarebbe ipocrita prometterlo».

Però, in un rigurgito di ottimismo e orgoglio partitico, sottolinea anche: «Quello che getta sconcerto è l’idea che questa volta possa esserci la nostra liquidazione.  O che ci si possa perdere rispondendo alle sirene di chi, pur essendo all’opposizione come noi, passa troppo del suo tempo ad attaccare il Pd e non chi sta governando. Il nostro compito è rialzarci e rimetterci in cammino». Quindi, di fronte all’evidenza di una liquidazione in saldo che grava sulla testa dell’establishment del Nazareno – una situazione di cui Bonaccini sottolinea gli allarmi che «evocano lo scioglimento del Pd. E che mettono in discussione i motivi per cui siamo nati». E che – aggiunge il candidato alla segreteria dem – «mi colpisce nel profondo».

Perché, prosegue l’esponente dem in pole position per la segreteria, «non accetto che noi si resti paralizzati sotto i colpi della destra che governa, o delle altre opposizioni che stanno tentando di dilaniarci». Poi Bonaccini aggiusta il tiro e rilancia: «Ho il massimo rispetto per le altre forze di opposizione. E una volta che avremo definito meglio la nostra identità ci occuperemo anche di alleanze. Ma non vogliamo delegare ai 5 Stelle di rappresentare loro da soli la sinistra. Così come al Terzo Polo di rappresentare loro da soli i moderati», ha affermato ancora. Proseguendo: «Il Pd nasce come grande forza popolare di centrosinistra e questo spazio adesso ce lo andiamo a riprendere noi».

Un discorso, quello di Bonaccini, che arriva a ridosso della giornata di ieri dell’Assemblea nazionale del Pd. Un appuntamento nevralgico che avrebbe dovuto rappresentare «il giorno dell’orgoglio Pd». Ma che alla fine si è risolto in un pomeriggio che ha solo slatentizzato e confermato le «difficoltà» dei dem (che Letta ha ammesso) e che sono venute tutte a galla. Persino quelle legate alla necessità di fissare una data per le primarie per cui Letta stesso ha invocato ai suoi una certa “flessibilità” «nel caso in cui la data del voto delle regionali vada a cozzare con quella scelta per le primarie» (entro il 19 febbraio ndr). Ma la coperta del PD – flessibile a dir poco – tirata da una parte, scopre dall’altra. Specie dopo strappi e sgomitate…

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