Berlino al voto a marzo. “Scholz? È uno scemo”

By Francesco De Felice

Niente smuove il cancelliere Olaf Scholz, neanche la caduta del suo governo. Freddo e calcolatore, l’esponente del Partito socialdemocratico tedesco (Spd) va avanti con un esecutivo di minoranza, ostinato a restare alla Cancelleria il più a lungo possibile. Non importa che la Germania chiuda il 2024 in recessione né che il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca getti la comunità euroatlantica nell’incertezza: il potere logora chi non ce l’ha. «È uno scemo» per dirla con la chiosa poco politicamente corretta di Elon Musk.

Tra instabilità e anteposizione dell’interesse di parte a quello nazionale, la classe politica tedesca pare incapace di impostare la rotta di una Germania alla deriva, come ha dimostrato la caduta del governo. Il primo atto di quella che il ministro dell’Economia e Protezione del clima Robert Habeck dei Verdi ha definito «una tragedia non necessaria», ha come protagonista l’ormai ex titolare delle Finanze, Christian Lindner. Con una provocazione contro gli alleati, il presidente della Partito liberaldemocratico (Fdp) ha presentato un documento per la «svolta dell’economia» incentrato sul rigore di bilancio, inaccettabile per Spd e Verdi. Una prova di forza volta a provocare la crisi di governo pur di recuperare consensi per la Fdp che, al 3% nei sondaggi, è a due punti dalla soglia di sbarramento per l’accesso al Bundestag. Scholz e Habeck hanno tentato di mediare fino alla resa dei conti durante il vertice di maggioranza di mercoledì. Lindner ha chiesto elezioni anticipate, Scholz le ha respinte e lo ha destituito con la Fdp fuori dalla maggioranza. Cadeva così un governo che, in carica dall’8 dicembre 2021, aveva tirato a campare pur di non tirare le cuoia logorato dai contrasti interni.

Nel secondo atto della tragedia, Scholz ha accusato Lindner di essere un «irresponsabile» dal comportamento «meschino» di chi tradisce la fiducia per garantire «la sopravvivenza» del proprio partito in quanto ha a cuore la sua «clientela» più della Germania. Poi l’affondo: Lindner è un «pericolo per la democrazia» perché, col rigore elevato a feticcio, mette «l’una contro l’altra sicurezza interna, esterna e sociale. Ciò manca di dignità, non è giusto». Il presidente della Fdp «incendia» la Germania e ne mina il sostegno all’Ucraina, rifiutandosi di aumentare il debito per fornire ulteriori aiuti al Paese invaso dalla Russia. Lindner ha replicato accusando Scholz di aver preparato da tempo la crisi di governo, sfruttando l’Ucraina come pretesto per imporgli la sospensione del vincolo di bilancio. «Una messa in scena, un diktat a cui non ci saremmo piegati e il cancelliere lo sapeva», ha scandito il presidente della Fdp.

Nel terzo atto della tragedia, Scholz ha annunciato la questione di fiducia al Bundestag per il 15 gennaio così da andare a elezioni anticipate al più tardi entro la fine di marzo. Come Lindner, l’esponente della Spd antepone l’interesse di parte a quello generale mirando a ritardare il voto il più possibile al fine di recuperare consensi per sé e il suo partito, oggi al 17%. Principale gruppo di opposizione, i popolari in testa nei sondaggi al 32%, chiedono che la questione di fiducia sia posta a breve in modo da andare alle urne a gennaio.

Con la Germania sull’orlo del caos, è il presidente della Repubblica Frank-Walter Steinmeier a intervenire, dicendosi pronto a sciogliere il Bundestag su richiesta del cancelliere quando non otterrà la fiducia.

Allo stesso tempo, Steinmeier ha avvertito: «Non è tempo di tatticismi, ma di ragione e responsabilità. Mi aspetto da tutti che siano all’altezza della sfida». Un messaggio rivolto anche a Scholz, mentre la Germania si avvia incerta a elezioni anticipate per la quarta volta nella sua storia.

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