Beppe Grillo vuole schedare i presunti atteggiamenti razzisti. L’obiettivo è un altro: sedare il Popolo

Ormai pur di sedare il Popolo si sino inventati di isolare gli atteggiamenti razzisti. Ma quelli, i comportamenti razzisti, in una società civile e democratica come dovrebbe essere l’Italia, si isolano da soli. Anche perché problemi di razzismo spudorato in Italia non si vedono. Anzi. Lo notiamo più a sinistra che a destra.

E, in questo contesto, nascono proposte che, con l’intento di risolvere il problema del razzismo, non solo non aiutano nell’obiettivo ma creano nuovi problemi. È il caso dell’idea nata dal dottor Phillip Atiba Goff del Center for Policing Equity – e ripresa da Beppe Grillo – di misurare il razzismo per eliminarlo.

L’attività di misurazione nasce analizzando i dati delle forze dell’ordine statunitensi ma la si vorrebbe estendere alle aziende poiché se un’azienda “non ha capito come misurare i modi in cui facilita gli impatti del razzismo sulla comunità che tocca, è a rischio sia morale sia finanziario. Questo soprattutto oggi”. La “misurazione del razzismo” assume una deriva preoccupante se applicata a trecentosessanta gradi nella società; per definire un comportamento razzista ci sono leggi che puniscono chi compie insulti o gesti di questo genere ma, se andiamo oltre la legge e introduciamo valori di misurazione arbitrari, chi ci garantisce l’oggettività dei criteri applicati?

In sintesi chi stabilisce quali frasi potrebbero rientrare nel cosiddetto termine fascista? Ad esempio, dire: in quel locale non ci vado perché pieno di anziani, potrebbe essere una frase razzista?

Caro Beppe Grillo, sei stato bravo a prendere in giro gli italiani, illudebdoli con la rivoluzione. Volevi azzerare la vecchia politica, i privilegi, e alla fine non solo ti sei uniformato, ma hai fatto peggio. Hai perso. Ecco, anche dire questo potrebbe essere razzista? TrovatI un lavoro serio, come conico sei scaduto. Come lo yogurt!

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