Balneari, la maggioranza di governo trova l’accordo “truffa”. Ira Meloni: “Scempio vergognoso: siamo all’esproprio”

Accordo raggiunto nella maggioranza sulle concessioni balneari. Non si tratta, però, di una buona notizia per le circa 30mila famiglie interessate dalla misura. «Quello raggiunto dalla maggioranza sulle concessioni balneari è un accordo ridicolo e vergognoso», ha commentato Giorgia Meloni.

L’accordo sull’articolo 2 del ddl Concorrenza, trovato al termine di una riunione tra maggioranza e governo e che ha confermato la possibilità di deroghe alle gare fino alla fine del 2024 riguarda in particolare il tema degli indennizzi, che dovranno essere coperti da chi subentrerà nella gestione degli stabilimenti. L’intesa rinvia la loro definizione al decreto legislativo con cui l’esecutivo dovrà stabilire le regole delle nuove gare. Ma «rimandare la questione degli indennizzi addirittura al governo, con il rischio più che concreto che questi vengano fortemente osteggiati dalla Commissione europea e non vedano mai la luce – ha avvertito Meloni – vuol dire lasciare totalmente senza tutele i concessionari attuali, che si vedranno in buona parte espropriate le loro aziende a favore delle multinazionali straniere».

Uno scenario tanto più probabile, per la leader di FdI, «anche perché il governo ha già dimostrato chiaramente come la pensi sull’argomento, presentando un emendamento che recepisce la forzatura del Consiglio di Stato contro il potere legislativo del Parlamento e addirittura raccontando agli italiani che senza le aste delle concessioni balneari sarebbero saltati 19 miliardi di finanziamenti del Pnrr». «Da un governo del genere, e dai decreti attuativi che è chiamato ad emanare – ha quindi sottolineato Meloni – non ci aspettiamo altro che la mazzata definitiva a decine di migliaia di imprese che rappresentano un pezzo fondamentale del nostro turismo».

Ora che la maggioranza ha trovato l’accordo, per il ddl Concorrenza si attende il via libera prima in Commissione Bilancio poi in Commissione Industria del Senato e l’approdo in Aula lunedì. Il testo, che rientra nel pacchetto di riforme per il Pnrr, poi dovrebbe passare al Senato per l’approvazione definitiva, che Draghi vuole entro il 31 maggio e rispetto alla quale il governo aveva anche manifestato l’intenzione di porre la fiducia. «Un tempo andava di moda l’esproprio proletario a vantaggio dello Stato. Ora lo Stato espropria i privati a vantaggio di altri privati, più grandi e più forti. Contro questo scempio – ha avvertito Meloni – Fratelli d’Italia continuerà a battersi in ogni sede».

È stato poi il vicepresidente della Camera, Fabio Rampelli, a sottolineare che «lo chiamano accordo, in realtà è un soluzione pilatesca nella quale i partiti di maggioranza hanno preferito la menzogna di un finto accordo». «Se all’interno di una legge delega enorme come quella del ddl concorrenza non inserisci i termini, l’oggetto, i limiti entro cui il dlgs dovrà muoversi significa che c’è un Grande Fratello Globalista al comando che decide tutto per conto del Parlamento, quindi facendo strame dell’evidenza pubblica. Insomma, tecnicamente si tratta di una vergognosa delega in bianco». Dunque, anche per Rampelli, «loro lo chiamano accordo, meglio sarebbe definirlo “esproprio di Stato”, atto a cedere le eccellenze italiane depauperando la nostra economia e la nostra indipendenza».

«Per essere smentiti – ha quindi aggiunto il deputato di FdI – Draghi ci dica subito quali sono le concessioni che le altre nazioni europee mettono a disposizione della cosiddetta concorrenza e ci dica pure se questa modalità sarà attivata a regime fiscale unificato o se le imprese italiane, con tassazione record, non siano penalizzate a causa delle imposte più alte rispetto alla gran parte delle imprese europee configurando la fattispecie della concorrenza sleale».

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