Arriva il “niet” di Papa Francesco alla Messa in latino: “Non si torna indietro”

Quasi un anno dopo il Traditionis custodes con cui è stata ristretta di fatto l’applicazione del Summorum Pontificum, arriva un nuovo intervento di Papa Francesco sulla liturgia. Si intitola Desiderio Desideravi l’ultima Lettera Apostolica pubblicata oggi, nel giorno dei santi Pietro e Paolo.

Nel testo, il pontefice si richiama al Concilio Vaticano II per mettere in guardia dal pericolo che “la bellezza del celebrare cristiano” possa essere “deturpata da una superficiale e riduttiva comprensione del suo valore o, ancor peggio, da una sua strumentalizzazione a servizio di una qualche visione ideologica”. Sono limiti che Francesco individua in quelli che chiama “gnosticismo” e “neo-pelagianesimo” già denunciati nell’esortazione apostolica Gaudete et Exsultate e visti come due facce della stessa medaglia: da un lato “un soggettivismo che chiude l’individuo nell’immanenza della propria ragione o dei suoi sentimenti”, dall’altro “la presunzione di una salvezza guadagnata con le nostre forze”.

La preoccupazione del Papa si concentra sulla formazione nei seminari dove auspica la comprensione teologica della liturgia affinché non si possano ridurre le celebrazioni al solo aspetto cultuale. Nel testo sembra emergere la consapevolezza del malcontento provocato in una parte della Chiesa dalla pubblicazione del Traditionis custodes con cui si è limitata fortemente la liberalizzazione delle celebrazioni in forma straordinaria del rito romano – la cosiddetta Messa in latino – fatta da Benedetto XVI nel 2007. Non a caso, la Desiderio Desideravi si conclude con un appello ad abbandonare le polemiche. Nella Lettera, che ripropone molte delle riflessioni sull’argomento avanzate nel corso di altri incontri ed udienze, Francesco cita Pio XII, pontefice molto amato dai gruppi di fedeli particolarmente legati alla Tradizione, per ricordare che il senso della liturgia non è quello di “cerimoniale decorativo o mera somma di leggi e di precetti che regolano il culto”. Un passaggio che richiama una sua recente bacchettata al clero siciliano a cui ha rimproverato l’uso dei “merletti della nonna” nelle celebrazioni.

Durante quell’udienza, concessa lo scorso 9 giugno in Sala Clementina, il Papa aveva fatto riferimento al Concilio Vaticano II per invitare i preti dell’isola ad “un po’ di aggiornamento nell’arte liturgica”. Una linea ribadita nettamente anche nella Desiderio Desideravi dove, pur prendendosela anche con “creatività esasperata, sbrigatività frettolosa e sciatta trascuratezza”, Francesco ha sentenziato che non si può “tornare a quella forma rituale che i Padri conciliari, cum Petro e sub Petro, hanno sentito la necessità di riformare”. Una porta chiusa in faccia, dunque, agli scontenti per il Traditionis custodes rispetto al quale, evidentemente, non si registrano ripensamenti a quasi un anno dalla sua entrata in vigore.

Pubblicato da edizioni24

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