Armi alla Colombia, il comunista D’Alema finisce in Parlamento. Indaga anche la Procura

La Procura di Napoli ha aperto un’inchiesta sull’intermediazione per la vendita alla Colombia di armi (navi, sommergibili e aerei militari) prodotte da Fincantieri e Leonardo che ha visto all’opera, come facilitatore l’ex presidente del Consiglio, Massimo D’Alema.Ne dà notizia il Corriere della Sera.

L’attività è partita dopo un esposto presentato dall’Assemblea Parlamentare del Mediterraneo (APM) che ha sede a Napoli riguardante Emanuele Caruso e altre persone che sarebbero invece coinvolte come sedicenti intermediatori del Governo italiano nel Paese sudamericano attraverso documenti falsi. La pubblicazione della falsa documentazione ha spinto l’APM a prendere le distanze, con una denuncia, da Emanuele Caruso il quale, con un altra persona, Francesco Amato,promuove progetti per un’organizzazione, la Cooperation America Latina. L’ufficio inquirente partenopeo ipotizza nei confronti degli indagati falso, truffa e sostituzione di persona.

Il caso Colombia è scoppiato il 28 gennaio prima sul sito Sassate.it, poi su La Verità che ha ipotizzato una trattativa andata avanti in modo parallelo, rispetto a quella lineare tra governi. In particolare tra D’Alema, rappresentato dallo studio Robert Allen di Miami, un gruppo colombiano ed esponenti delle aziende finché lo ha scoperto il sottosegretario alla Difesa Giorgio Mulè che avrebbe fatto saltare tutto. In un audio rubato nel corso della trattativa si sente la voce di D’Alema rassicurare l’interlocutore colombiano: «E stupido creare problemi. Siamo convinti che riceveremo 80 milioni, questa è la posta in gioco». L’ex premier ha assicurato: «Non avrei guadagnato un euro anche se fosse andata bene». Ma se l’indagine si estenderà a quei colloqui, il fascicolo dovrà essere trasmesso a Roma per competenza.

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