Aria pesante in Vaticano: il “prete compagno” disobbedisce a Papa Francesco e i dem alzano un muro in sua difesa

Continua ad essere una spina nel fianco della Chiesa di Papa Francesco il “guru” Enzo Bianchi,  monaco laico fondatore in una cascina a Bose, frazione di Magnano (Biella), di una comunità monastica ecumenica. In Vaticano c’è tensione. Il ragioniere  77enne  (non è sacerdote che nel 1965 terminava  gli studi per dedicarsi alla sua comunità torna al centro delle cronache. È di ieri la nota della comunità che «con profonda amarezza» ha «dovuto prendere atto che fratel Enzo» ha disubbidito ancora al decreto del Vaticano, emanato con placet di papa Francesco, che gli intimava di lasciare la comunità da lui fondata e lo faceva decadere da ogni incarico”. Ci informa la Veritàdell’accaduto. Il decreto, firmato dal Segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin, gli era stato notificato il 21 maggio 2020, lasciandogli dieci giorni di tempo per andarsene. Fratel Bianchi non ha obbedito, è rimasto al suo posto.

Accadde lo stesso il 4 gennaio scorso. Nuovo decreto con cui gli si chiedeva di trasferirsi   in località Cellole di San Gimignano, nel Senese, comunità appartenente alla galassia di Bose. Ma il “prete rosso” è rimasto al suo posto, nonostante – si legge –  «si trattasse  di una soluzione messa a punto in questi mesi con l’assenso ribadito per iscritto dallo stesso fratel. Enzo». Enzo Bianchi è il nuovo “idolo della chiesa catto-dem italiana” e francamente non si capisce questa disobbedienza reiterata: ” “frequentatore assiduo di parrocchie e predicatore di prima scelta per taluni vescovi”, come si spiega questo “ostracismo”?

Sul quotidiano di Belpietro si legge:  “Si dice che la decisione per Francesco sia stata sofferta, vista la stima che ha più volte il Papa dimostrato nei confronti del Bianchi”. Il problema è nato quando Bianchi ha toccato alcuni punti nevralgici: “Probabilmente sono in ballo il tanto odiato clericalismo, che Francesco condanna senza posa, e il conseguente abuso di potere. Enzo Bianchi in questi mesi, soprattutto con i suoi cinguettii social, ha fatto intendere chiaramente che rimanda al mittente tutte le accuse e illazioni” . Enzo Bianchi ha spesso espresso il suo pensiero dalle pagine di Repubblica e La Stampa. Quotidiani -segnala Lorenzo Bertocchi su la Verità –  “sempre attenti alla questione abusi di potere, e a selezionare i nemici di papa Francesco”. Come mai stavolta hanno fatto quadrato intorno a Bianchi? “Sono saliti con rapidità inusuale sul carro del garantismo (…). Con alcune capriole intellettuali, lo storico Alberto Melloni, che a Bianchi è legato da amicizia e collaborazioni, ha scaricato tutto sul delegato papale Cencini.

Questo il ragionamento per “giustificare” il “prete rosso” particolarmente inviso ai cattolici conservatori.  “Qualora appunto Bianchi accettasse di andarsene, allora, dice Melloni, «la dottrina Cencini avrà vinto, a spese del Papa». Un altro intellettuale, Massimo Recalcati su La Stampa, ha parlato addirittura di «scure mediovale» fatta calare sull’ex priore. Parla di «complicità invidiosa di padre Cencini. In Vaticano Papa Francesco è il solo ad avere l’autorità e il giusto sguardo per salvare Enzo Bianchi da una umiliazione che non merita». Se ne deduce che Papa Francesco che ha approvato il decreto di siluramento e allontanamento di Bianchi da Bose, “sarebbe stato male informato e soprattutto manipolato da questo padre Cencini”. Il che ci fa delineare una nuova contrapposizione: “Una volta c’erano i conservatori che nella Chiesa remavano contro Francesco”. E l’intellighenzia di sinistra sosteneva il Pontefice senza se e senza ma. Adesso la vicenda di Fratel Bianchi ispira alle “migliori intelligenze catto-dem” un altro copione.

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