Appalti e camorra, Nicola Schiavone inguaia il padrino imprenditore: “Amico di mio padre e socio del clan”

By Anna Grippo

Nicola Munaciello non era un affiliato in senso formale. Era un amico di papà, aveva un rapporto esclusivo con la famiglia Schiavone. Era un uomo di mio padre. Era legato a mio padre da un rapporto umano, stava sempre a casa nostra, lui, il fratello Enzuccio o’ trick e le rispettive mogli, tanto che per mio padre era un consigliere non solo degli affari patrimoniali ma soprattutto quelli personali. Gli voleva così bene che è poi diventato il mio padrino, mi ha battezzato”. Sono le dichiarazioni rese da Nicola Schiavone, figlio di Francesco Sandokan, nel processo sulle infiltrazioni del clan dei Casalesi negli appalti delle Ferrovie dello Stato, che si sta celebrando dinanzi la terza sezione del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, presieduta da Giuseppe Meccariello.

Schiavone jr svela i rapporti tra l’imprenditore e suo padre

Il figlio di Sandokan ha svelato i rapporti che i fratelli Nicola e Vincenzo Schiavone avevano con la famiglia camorrista. “Munaciello e o’ trick rientravano nella categoria degli imprenditori soci, quelli che mettevano nei loro lavori i soldi del clan”. Schiavone junior ha poi rivelato le categorie di imprenditori di cui il clan si serviva. C’erano dunque “i soci come i fratelli Schiavone, Domenico Pagano, Giuseppe Di Ronza, Alfonso Schiavone (tutti non coinvolti in questa vicenda a eccezione dei fratelli Schiavone); poi c’erano quelli che prendevano gli appalti con l’appoggio del clan investendo soldi propri e corrispondevano il 10% degli introiti dei lavori, come Dante Apicella(processato in abbreviato), Claudio Schiavone, i fratelli Mastrominico, Alfonso Salzillo (non coinvolti in questa vicenda); ed infine gli imprenditori che si aggiudicavano i lavori anche pubblici per conto loro e coi soldi loro e ci versavano il 3%”. 

Il pentito ha poi spiegato che “Dante Apicella gestiva l’attività imprenditoriale del clan nel comune di Casal di Principe. Una volta che riceveva l’input da me – ha spiegato il camorrista ‘redento’ – lui preparava la gara e si organizzava in virtù dei requisiti richiesti dal bando cioè per offerta al ribasso o per offerta migliorativa. Se l’offerta era al ribasso, Apicella sceglieva le imprese che lavoravano per conto nostro, si aprivano le buste tramite un sistema ‘contraffatto’ e si sceglievano proprio quelle imprese da lui indicate per aggiudicarsi la gara. Se l’offerta era migliorativa, le imprese concorrenti le mandavamo fuori gara minacciandole di ritirarsi e una volta fatto il progetto si corrompeva il funzionario  di turno e si faceva in modo che il nostro progetto fosse accettato. Con tale stratagemma ci siamo aggiudicati ribassi al 18% quando la soglia era del 36%”.

Un appalto da 7 milioni col placet della politica

“Ci siamo quindi aggiudicati gli appalti per la ristrutturazione di Via Vaticale a Casal di Principe, dello stadio comunale, della rete idrica e pure i contratti di quartiere per un valore di 7 milioni di euro che ci siamo aggiudicati grazie alla compiacenza politica di Sebastiano Ferraro e Cipriano Cristiano. Gli imprenditori che si occuparono di questo affare furono i fratelli Schiavone e Dante Apicella”, ha chiarito il collaboratore di giustizia. “Avevo molta fiducia di Dante Apicella, lui si offrì di aiutarmi e io gli affiancai Munaciello e Mastrominico e mi corrispose una quota. Col passare del tempo gli diedi carta bianca ad Apicella, lui si occupava di ogni cosa, sceglieva lui gli imprenditori e gli affari, mi informava solo dell’introito che ne avrei ricavato”, ha chiarito il boss casalese.

Sono finiti sotto processo Sotto processo sono finiti Nicola Schiavone, Vincenzo Schiavone, Nicola Puocci, Vincenzo Apicella, Francesco Salzillo, Gennaro Diana, Salvatore Diana, Giancarlo Diana, Vincenzo Diana, Luigi Diana, Mario Diana, Luigi Schiavone, Fioravante Zara, Mario Zara, Giuseppe Fusco, Luigi Belardo, Angelo Massaro, Antonio Petrillo, Luigi Petrillo, Marco Falco, Claudio Puocci e Caterina Coppola. Le accuse sono a vario titolo di associazione di stampo mafioso, estorsione, autoriciclaggio e trasferimento fraudolento di valori.

Si torna in aula nel mese di luglio per l’escussione dei residui collaboratori di giustizia. Nel collegio difensivo sono impegnati gli avvocati Giovanni Esposito Fariello, Fabio Gatto, Umberto Del Basso De Caro, Mirella Baldascino, Alfonso Furgiuele, Mario Griffo, Carlo De Stavola, Elisabetta Carfora, Antonio Ciliberti, Claudio Botti, Mauro Valentino, Ferdinando Letizia, Pasquale Diana, Giuseppe Stellato, Alessandro Ongaro, Antonio Cardillo, Domenico Caiazza, Maddalena Russo, Carmine Speranza, Emilio Martino, Lia Colizzi, Carlo Madonna.

Fonte: (CesertaNews)

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