Amministrative, Il Prof. Marco Plutino a ith24: “Ecco la posta in palio”

Intervisra a cura di Gaetano Daniele

Oggi è nostro ospite il Professore Marco Plutino, costituzionalista, Docente Università di Cassino, commentatore della politica. Siamo alla vigilia di un importante turno di elezioni amministrative.

Professore, quali sono i dati salienti?

Innanzitutto buongiorno e bentrovati. Il turno elettorale è in effetti importante ad alcuni effetti. Innanzitutto per indicare il livello di consenso della leadership, freschissima di Conte, e la sintonia sui territori con il Partito Democratico. In secondo luogo, per la destra, come sfida a distanza tra la Lega e Fratelli d’Italia per la leadership nella destra. In terzo luogo per comprendere se può nascere un polo laico o comunque centrista tra i due schieramenti che si vanno profilando. Infine per capire se questi dati possono avere un rilievo sulla vita del governo Draghi.

E quali sono i primi elementi?

Molto problematici. La destra è forte. Soprattutto in provincia, ma non ha classe dirigente da schierare, in particolare nei grandi centri urbani, dove non è ha indovinata una. Il centro sinistra appare molto favorito nella grandi città ma l’accordo tra Pd e Cinque Stelle si è realizzato solo in parte, e in molti contesti sono concorrenti. Tra i laici praticamente l’unica vera sfida di rilievo nazionale è quella di Calenda per entrare nel ballottaggio romano. Direi che c’è molta confusione.

Vedremo come andrà. Pare che si profili il ballottaggio un po’ ovunque.

Ormai non esistono grandi soggetti politici, ci sono diversi partiti medio-grandi, tra il 20 e il 25% e soprattutto una certa incertezza su come organizzare l’offerta politica visto che in mezzo c’è una cosa “piccola piccola” come il governo Draghi, dove ci sono tutti tranne Fratelli d’Italia.

Già Quirinale e prossime elezioni.

Draghi ha chiesto una moratoria sul Quirinale. Rischiamo di passare sei mesi parlando di questo. Si intende, mentre il governo lavoro, ma le fibrillazione potrebbero lambirlo. La partita del Quirinale indicherà lo stato di salute della legislatura, ma l’approccio che prevale al momento è quello di mettere tra parentesi l’esperienza Draghi e tornare al vecchio bipolarismo. Una prece.

Eppure il partito di Draghi comincia a farsi strada.

Certo, e inevitabilmente. Nessuno meglio di lui potrebbe condurre il paese fino al 2026, ma dovrebbe rinunciare al Quirinale e soprattutto molto difficilmente si schiererebbe, benchè la sua cultura politica è abbastanza nota. La sua è una funzione nazionale. Draghi è Draghi.

Quindi?

E quindi il modo di ragionare dei partiti, a partire dal Partito Democratico non va bene. Lo ha segnalato Ceccanti, di recente. Bisogna attrazzarsi per proseguire il ragionamento che ha portato ad adottare l’Agenda Draghi. Ci vuole Draghi. Ma Letta è fermo allo schema bettianian-zingarettiano, di battere le destre in coalizione con i Cinque Stelle. Qualcosa di incompresibile. Hai Draghi al governo, pensi a candidare Conte.

Perché dice così?

Perché il punto di caduta di quel ragionamento non può essere diverso. Conte è stato Presidente del Consiglio in questa legislatura per non poco tempo, secondo molti hanno fatto bene. Letta non ci pensa proprio ad avanzare la propria candidatura, quindi il candidato è Conte. Una follia poco lucida. Per diverse ragioni. Primo: ogni sondaggio dà con questo schema la destra molto avanti. Secondo: il Pd arretrerebbe ancora e davvero sarebbe il capolinea. Intanto se lo schema è quello del passato, della coalizioni pre-elettorali, bisogna pre-designare un possibile presidente del Consiglio.

Un problema che peraltro ha anche la destra.

Giustissimo. Da cui i dubbi amletici di Salvini. Salvini non vuole riconoscere la leadership della Meloni, del resto attualmente poco meno che un partito anti-sistema. Le elezioni continuano a vincersi verso il centro. Salvini è in grande difficoltà e con la proposta della federazione del centro-destra vuole oscurare il proprio declino. La Meloni d’altra parte lucra dall’essere l’unica opposizione, ma al contempo perde credibilità in termini di fiducia internazionale e dei mercati, visto che l’Europa del 2021 non è quella del 2012, al tempo di Monti.

Le elezioni amministrative offriranno elementi a sciogliere questi nodi?

Non credo. Salvini non scegliere e continuerà ad alternare posizioni di lotta e di governo. Letta continuerà a rivendicare l’agenda Draghi ma porterà avanti il suo piano che la contraddice. Nei Cinque Stelle il risultato, probabilmente non esaltante, aprirà ad una prima resa dei conti, ma Conte quasi certamente porterà a casa il risultato di Manfredi, per lui vitale. Tra l’altro è un suo candidato.

E Renzi, non ne abbiamo parlato. E’ al capolinea?

Renzi è un talento tattico. E ha una notevole pattuglia parlamentare. Se giocherà bene le sue carte, dopo aver fatto nascere il governo Draghi farà anche il Capo dello Stato. Dopodichè dovrà decidere se continuare a far politica in Italia, però cambiando passo, o cambiare vita. Però queste amministrative per Italia Viva non saranno facili. Azione si è inserita un po’ meglio nei giochi, anche perché verso Calenda c’è meno diffidenza pregiudiziale.

L’uno o l’altro lanceranno il partito di Draghi.

Non saprei, il partito di Draghi già c’è. In passato si fece il partito di persone assai meno titolate e politiche di lui. Il partito di Dini, il partito di Monti. Ma il nome di Draghi è così delicato, anche per il futuro dell’Europa, che con questa cosa non si scherza. La verità è che chi vuole muoversi in questa prospettiva dovrebbe mettere in discussione questa legge elettorale. Ma tutto dipenderà dalle elezioni presidenziali. Credo che il futuro di Draghi lo decida Draghi.

Pubblicato da edizioni24

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