Aggressione verbale contro Francesca Verdini: la fidanzata di Salvini scappa terrorizzata verso…

By Pasquale Aveta (per ith24)

A raccontarlo su Istagram è Francesca Verdini, la nuova fidanzata del leader della Lega Matteo Salvini. Una storia di paura in in momento di totale emergenza. Il fatto è avvenuto mentre la giovane donna  era andata a fare la spesa: “Questa versione del mondo vuota sta iniziando a terrorizzarmi. Sono scesa a fare la spesa, (c’è un sole bellissimo) e ho deciso, per vedere se la chiesa qui accanto ha lasciato rametti di ulivi benedetti, di prendere una strada diversa. piccolina piccolina, stretta stretta, in discesa. Mentre la percorro vedo un uomo che suona ripetutamente a un campanello. Guarda verso qualche finestra, proseguo. Quando siamo vicini, mentre ci incrociamo, mi accorgo che ha smesso di suonare. Si è girato a guardarmi”.

Poi la paura: “Non so perché ho avuto un secondo di paura. Abbasso gli occhi e proseguo. Mi grida qualcosa. Proseguo. Grida più forte con tono arrabbiato, ma non lo capisco. Però mi fermo; siamo solo io e lui. Prego? Urla ancora più forte e molto arrabbiato. Ancora non capisco, ma intuisco che mi chiede soldi, perché mi sventola sguaiatamente un bicchiere e delle sue parole distinguo chiaramente “un euro, “un euro”.

Ma il brutto deve ancora venire: “Ho solo la carta e comunque molta paura. “Scusa, non ho niente” e proseguo. Riparto accelerando, ma la strada è lunga e stretta. Lui prende e urla furiosamente, come un matto, un urlo profondo stracolmo di rabbia. Fa sicuramente passi nella mia direzione. Ho abbastanza paura. Per più di qualche secondo non capisco che cosa fare”.

Poi la corsa disperata: “Ho continuato ad accelerare il passo. Ma la voce era sempre troppo vicina. Non so quando, ho iniziato a correre. E finalmente la voce si è fatta mano a mano sempre più lontana. Per tutto il tragitto ho guardato terrazze, finestre, ho sperato di incrociare persone. A casa, ho fatto le scale così velocemente che mi è sembrato di non averle neanche fatte. Ho chiuso la porta e sono corsa alla finestra, ho continuato a cercare persone affacciate”.

E conclude: “Non è successo niente, e forse non era neanche pericoloso. Era solo arrabbiato. Ho avuto paura, e all’improvviso ho realizzato perché è tanto importante vedere i nostri vicini che cantano e salutano; Perché abbiamo bisogno di speranza. In tutte le sue forme. Ma in qualsiasi forma la vediamo, la speranza è umana e si trova solo attraverso le persone. È sempre così ovvio, ma sempre cosi poco evidente; Nessuno si salva da solo. Neanche quel signore arrabbiato”.

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