Affari di famiglia a Bologna, appalto da 123 milioni di euro alla Coop. La denuncia di FdI: il dirigente scelto è il cognato del presidente

Un appalto pubblico per i servizi ospedalieri di uno dei più importanti ospedali emiliani, il Sant’Orsola di Bologna, dal valore di 123.000.000 € e un vincitore, Coopservice, colosso del mondo cooperativo legato a Legacoop che vince la gara per i prossimi 5 anni, aggiudicandosi la gestione dei servizi alla persona, vale a dire il trasporto el’ assistenza degenti, i servizi di pulizia, lavanderia e tutto quel che ci gira attorno.

Nulla di eccezionale, se non l’importo del bando che lo rendono uno dei più importanti di tutta la sanità emiliana, l’eccellenza su cui il Pd ha giocato molto della rielezione del Governatore Stefano Bonaccini.

Ma c’è un’ombra, pesantissima, che Fratelli d’Italia tramite il deputato Galeazzo Bignami e il capogruppo in Regione Marco Lisei aveva denunciato da tempo: quel dirigente, scelto ad hoc per la gestione del bando, è il cognato del presidente della Cooperativa vincitrice dell’affidamento, nonché ex dipendente della stessa cooperativa.

Circostanze che avrebbero dovuto, Codice degli Appalti alla mano, portare all’esclusione immediato del colosso cooperativo, ma che invece non è stata ritenuta in nessun modo rilevante da Regione e Sant’Orsola che anzi hanno ribadito la legittimità della procedura e l’irrilevanza della circostanza, dimostrando, come denunciato da Bignami in un video divenuto in poche ore virale, l’arroganza del potere rosso.

Fino alla sentenza dei giorni scorsi del Consiglio di Stato che ha disposto l’annullamento immediato dell’affidamento, l’esclusione istantanea di Coopservice per l’evidente conflitto di interessi esistente e ordinando che entro 30 giorni si dia corso, in piena emergenza COVID-19, alla sostituzione del colosso del mondo cooperativo.

Una vicenda che se posta a raffronto con altre balzate sulle prime pagine dei giornali e dei tg sorprende per il silenzio assordante che la sta circondando.

Basti pensare a quello accaduto in Lombardia dove il Governatore Fontana è indagato per dei camici regalati, dunque senza nessun esborso di danaro pubblico, dall’azienda del cognato alla Regione. Qui invece di regalato non c’è nulla, ma ci sono solo i cognati, visto appunto che l’appalto in questione avrebbe comportato un esborso di 123.000.000 € di soldi del contribuente.

«Solo a Bologna un appalto da 120 milioni di euro può essere gestito da un dirigente che è cognato del presidente della Cooperativa che vince poi quell’appalto e di cui quel dirigente era pure dipendente» affermano Bignami e Lisei. «Un senso di impunità e di arroganza intollerabile che costituisce uno sfregio a tutti coloro che operano per rendere, nonostante le burocrazie politiche regionali, la nostra sanità una vera eccellenza. A questo punto», concludono gli esponenti di FdI, «ci aspettiamo che la Direzione Generale dell’AOSP e l’Assessorato alla Sanità siano rigorosi nei confronti del dott. Storchi che, come noto, non è dipendente di ruolo del Sant’Orsola, ma è stato assunto con un contratto ad hoc che aveva come scopo quello di avvalersi di competenze specifiche non presenti nell’organico dell’Azienda». Un auspicio per ora caduto nel vuoto, visto che il Sant’Orsola si è per ora limitato ad annunciare che presenterà ricorso in Cassazione sostenendo che l’appalto vinto dalla Cooperativa del cognato del proprio dirigente è valido e che nella vicenda non c’è nulla di strano. Evidentemente nella rossa Emilia effettivamente questa è la normalità.

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