A Torino le avvocatesse diventano influencer: segnalate all’Ordine: le camere penali internazionali le difendono

Tiene ancora banco nel mondo degli avvocati italiani la scelta di due giovani avvocatesse di Torino di creare sui social la pagina DC legal show in cui appaiono con borse firmate, immortalate tra calici di vino e posti di vacanza. Dopo essere state convocate dalla presidente dell’ordine Simona Grabbi, il loro caso è stato discusso dal consiglio degli avvocati che manderà, con ogni probabilità, una segnalazione al consiglio di disciplina.

“Mi auguro vivamente che il Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Torino ritorni sui propri passi e che non si attivi alcun procedimento disciplinare a carico delle colleghe Cau e Demichelis, alle quali esprimiamo vicinanza e solidarietà. Purtroppo, l’Italia vive uno dei momenti più pericolosi della sua storia: il sistema ha varcato il perimetro della democrazia”. A dirlo è Alexandro Maria Tirelli, presidente delle Camere penali del diritto europeo e internazionale, a proposito della segnalazione all’Ordine degli avvocati di Torino a carico delle avvocatesse Federica Cau e Alessandra Demichelis, titolari di un profilo social.

“Bisogna mettere fine all’attuale sistema di giudizio delle condotte professionali in capo a collegi di colleghi privi di ogni terzietà. La maggior parte delle procedure disciplinari è frutto di lotte intestine tra professionisti, chi ha la peggio sono i colleghi senza santi in paradiso. Molte volte gli esposti disciplinari dei clienti sono fomentati da colleghi che non vedono l’ora di strappare un nuovo caso, in un clima di concorrenza spietata”, denuncia. “I principi di lealtà, colleganza, probità sono di amplissima interpretazione, per cui si finisce spesso a mettere in pratica la vecchia regola per cui la legge si applica per i nemici e si interpreta per gli amici. La nostra associazione è per l’abolizione dei Consigli di disciplina, l’avvocato risponda del proprio operato davanti al Giudice civile o penale come tutti”.

“Le colleghe hanno tutto il diritto di esprimere la loro personalità, la loro femminilità e la loro visione professionale senza che questo intacchi la professionalità e la serietà. Un Ordine non può comprimere la libertà di un individuo”, ammonisce Tirelli. “Voglio ricordare che l’avvocato non è il sacerdote di una liturgia mistica ma un soggetto che svolge una mera funzione tecnica nell’interesse del suo cliente”.

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